Primo rapporto sull'Economia Circolare: 'Bisogna impegnarsi per ridurre i rifiuti a monte'
"La produzione di rifiuti domestici sta aumentando, stiamo consumando di più rispetto agli ultimi decenni e questo modello non è più sostenibile”. Così Laura Cutaia dell'Enea, in occasione della presentazione a Roma del Rapporto
01 March, 2019
di Milena Rettondini
È stato presentato oggi, venerdì 1° marzo, a Roma il primo rapporto sull’economia circolare in Italia, realizzato dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Un primo documento sullo stato dell’economia circolare nel nostro Paese, che valuta nel dettaglio le performance nei macro settori indicati dal Piano d’azione adottato dall’UE sul tema: la produzione, il consumo, i rifiuti, il mercato delle materie prime seconde, innovazione, investimenti e occupazione nell’economia circolare. L’obiettivo? Non solo monitorare lo stato dell’arte del processo di transizione sostenibile del nostro Paese ma anche fornire spunti per stimolare le politiche di crescita della circolarità della nostra economia.
Le città in questo macro processo di cambiamento giocano un ruolo chiave. Tra i vari settori in cui è necessario agire, c’è sicuramente quello dei rifiuti urbani. Secondo Eurostat, nel 2016 la produzione media di rifiuti urbani pro capite nell’Unione Europea è stata pari a 483 kg, su un totale di 4.952 kg. L’Italia supera leggermente questo dato, con 497 kg per abitante, su un totale però nettamente inferiore rispetto alla media europea, con 2.706 kg pro capite.
Fondamentale per diminuire l’impatto della produzione rifiuti sull’ambiente è investire sui sistemi di riciclo e riutilizzo. Sempre secondo Eurostat, la percentuale di rifiuti urbani riciclati o compostati si aggira attorno al 47%. L’ Italia in particolare si allinea in questo processo a Estonia, Lussemburgo, Francia, Irlanda, Slovenia, Regno Unito, Lituania, Polonia, smaltendo circa un terzo dei rifiuti in discarica, con un tasso di riciclo di rifiuti domestici di oltre il 40%.
“Sono dati che fanno capire che in Italia il settore dell’economia circolare sta prendendo piede – commenta Laura Cutaia del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali di ENEA – e che ci mostrano come le imprese abbiano voglia di investire maggiormente in questa direzione. Tutto ciò non basta però. È necessario infatti, nel processo di riduzione dei rifiuti, coinvolgere maggiormente i consumatori. La produzione in particolare di rifiuti domestici infatti sta aumentando, stiamo consumando di più rispetto agli ultimi decenni e questo modello non è più sostenibile. Dobbiamo impegnarci quindi per ridurre a monte la produzione”.