A Milano Food City un focus su accesso al cibo e lotta agli sprechi alimentari
Il Food Economy Summit accompagna la terza edizione della fiera Milano Food City e vanno in scena le buone pratiche delle città per combattere la povertà alimentare, ridurre lo spreco di cibo e le emissioni di CO2
05 May, 2019
In occasione della fiera Milano Food City che si svolge nella città meneghina dal 3 al 9 maggio, sabato scorso Salvatore Veca, presidente onorario della Fondazione Feltrinelli che ha ospitato l’iniziativa Food Economy Summit , aprendo i lavori del focus “Lo spazio del cibo: città, territori, comunità” ha proposto alcuni spunti di riflessione sul paradigma della sostenibilità. Il filosofo ha richiamato l’art. 3 della Costituzione “stella polare per la visione dello sviluppo sostenibile” per sottolineare “la responsabilità della politica e di tutti nella rimozione degli ostacoli che negano alle persone la parità e la dignità anche nell’accesso al cibo”. E ha aggiunto “L’idea di sviluppo sostenibile è incentrata sulla responsabilità delle generazioni future. Una giustizia intergenerazionale che chiama in causa la dimensione del futuro”. Veca propone dunque “di includere il diritto allo sviluppo sostenibile tra i diritti umani fondamentali. Il diritto allo sviluppo sostenibile è il diritto fondamentale delle persone ad avere semplicemente un futuro in cui preservare nel tempo, in una varietà di modi, la propria comune umanità. Questa e non altra la posta in gioco”. “Siamo chiamati ad agire ora. Se non ora quando? Greta Thumberg ha già risposto: ora o è troppo tardi”. La lectio magistralis si chiude con una citazione di Zygmunt Bauman: Tutti come cittadini abbiamo la responsabilità di agire prima che sia troppo tardi, fino a prova contraria noi siamo una sola umanità, un solo pianeta.
Fondamentale è il ruolo delle città per sviluppare progetti locali e mettere in rete le piccole iniziative presenti nei territori grazie all’impegno delle associazioni che riescono a far fronte alla crescente domanda di assistenza alimentare, interagendo con le amministrazioni locali e promuovendo uno stile di vita più sostenibile. E’ questa l’esperienza che accomuna le iniziative e i progetti, sul piano locale e internazionale, presentati nel focus dedicato al ruolo delle città nella lotta alla povertà alimentare.
Roberto Sensi di Actionaid, introducendo il progetto di educazione alimentare e distribuzione di cibo, che l’associazione sta portando avanti nel corsichese, ha posto l’accento sulla mancanza di una definizione di povertà alimentare. “Insieme alle famiglie coinvolte nel progetto abbiamo cercato di capire cos’è la povertà alimentare che non significa necessariamente che non possiamo permetterci il cibo, ma che non possiamo sceglierlo. La limitazione di scelta limita il diritto al cibo”. “Non c’è neppure una misurazione esatta della povertà” continua Sensi e “per sviluppare il nostro progetto abbiamo individuato il territorio di Corsico tenendo conto che in questa area metropolitana è aumentata la domanda di assistenza alimentare”. Tra i progetti di Actioned c’è la “Cassetta sospesa” da donare, con un versamento tramite paypal, alle 23 famiglie che ogni settimana ricevono una cassetta con i prodotti agricoli del Parco Sud. Il 29 settembre, in occasione della chiusura del progetto, sarà lanciata a Corsico una nuova iniziativa che prevede l’istituzione del Consiglio del cibo del Corsichese.
Chiara Provano della Food policy del comune di Milano sottolinea l’importanza del Milan Urban Food Policy Pact “L’unica dichiarazione globale dei sindaci sulle politiche alimentari urbane. Proposta nel 2014 dal sindaco Pisapia come eredità dell’Esposizione universale del 2016”. Ad oggi, ricorda la Pirovano “Hanno aderito 164 città nel mondo che hanno l’obiettivo di scambiare e imparare buone pratiche sulle politiche alimentari. Le città si riuniscono 1 volta all’anno e il prossimo appuntamento sarà a Montpellier nel mese di ottobre”. Milano si è posta l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030. Tra i progetti attivi in città c’è l’Hub di quartiere (attualmente presente in due zone), che riceve da supermercati e mense il cibo in eccedenza che poi viene redistribuito tra le associazioni attive nei quartieri. Inoltre, “sfruttando le potenzialità del distretto agricolo milanese, un progetto specifico ha permesso l’inserimento delle filiere corte, per esempio quella del riso, nelle mense scolastiche della città e progressivamente Milano Ristorazione valuterà l’inserimento di 19 filiere corte per 1/8 del food procurement dell’azienda”.
Anche OpenAgri-Comune di Milano fa leva sulla produzione agricola che caratterizza l’area metropolitana milanese. Si tratta di un’iniziativa che nasce nell’ambito del bando europeo Urban innovative actions per promuovere lo sviluppo urbano sostenibile. “Sono stati utilizzati i fondi strutturali per finanziare progetti innovativi, con valenza anche sociale, sviluppando collegamenti tra l’area urbana e quella rurale” dice Rossana Torri e continua “L’attenzione sulla provenienza del cibo causa una sorta di rovesciamento in cui la città innova la campagna e si sviluppano progetti che attraverso l’agricoltura riqualificano il territorio e offrono nuove opportunità lavorative”.
Maruska Markovcic, in collegamento dalla Slovenia, racconta l’esperienza del comune di Lubiana, che con fondi comunali sviluppa progetti per insegnare a coltivare e promuovere tra la popolazione un nuovo atteggiamento verso il cibo prodotto localmente. Oltre a sviluppare iniziative per creare un collegamento diretto tra cittadini e agricoltori, il comune dà in affitto 900 orti a prezzi accessibili, da 50 centesimi a 1 euro all’anno per metro quadro. Anche gli studenti di Lubiana mangiano cibo proveniente dalla filiera corta: “Abbiamo avuto la possibilità di modificare la legge sul procurement pubblico e ora le mense scolastiche possono acquistare prodotti della filiera corta per un valore del 6-12% in un anno e con la possibilità di arrivare al 20%”.
L’ultimo intervento riguarda il collegamento tra emissioni di CO2 e la produzione di cibo nell’esperienza di C40, l’associazione che attualmente riunisce 94 città nel mondo che si confrontano per sviluppare politiche di riduzione delle emissioni. “Il metodo di lavoro seguito dall’associazione - spiega Stefania Amato - è quello di mettere attorno a un tavolo le città che stanno lavorando sullo stesso tema in modo da favorire lo scambio di esperienze e buone pratiche. I tavoli di lavoro attivi sono 16 e tra questi ce n’è uno sul cibo. All’inizio la connessione cibo-clima non era chiara a tutti. Ma la situazione è cambiata negli ultimi mesi grazie all’esperienza della Food Policy milanese e alla pubblicazione di due studi, uno è stato pubblicato sulla rivista scientifica Lancet, che dimostrano come il 30% delle emissioni globali di CO2 sia legato al cibo che mangiamo. Oggi sono 50 le città che aderiscono a questo tavolo dedicando persone ed energie al tema del cibo nelle città”.