La gestione dei rifiuti in Italia
Lo smaltimento dei rifiuti nelle discariche è ancora largamente diffuso in Italia, questo perché il costo è troppo basso
05 July, 2019
In Italia ogni persona produce in media 497 chilogrammi di rifiuti urbani all’anno, il 51 per cento dei quali viene sottoposto a riciclaggio e compostaggio, riducendo sensibilmente il loro impatto sull’ambiente. Il dato è più o meno in linea con quello medio dei 28 paesi dell’Unione Europea, dove nel complesso ogni cittadino produce 482 chilogrammi di rifiuti, il 47 per cento dei quali viene riciclato.Una volta arrivati in discarica i rifiuti possono essere smaltiti in modi diversi a seconda delle loro caratteristiche. I rifiuti possono essere smaltiti nelle discariche, bruciati negli inceneritori (detti anche “termovalorizzatori“, perché producono energia dalla combustione dei rifiuti), trattati nei compostaggi o in altri impianti specializzati oppure riciclati per un nuovo o differente uso.Qualunque sia il tipo di smaltimento, all’interno della discarica, i rifiuti vengono spostati in modi differenti. Servono apposite attrezzature come ad esempio le benne per escavatori prodotte da Tecnobenne azienda specializzata nella produzione di benne bivalve molto utilizzate anche in questo settore. Trattasi di attrezzature studiate per la movimentazione, tramite carico e scarico, di materiali di varia natura
Discariche come prima scelta per lo smaltimento dei rifiuti
Circa i cinque sesti dell’immondizia raccolta in Italia finisce ancora nelle discariche a cielo aperto, ormai completamente piene. Nonostante questo lo smaltimento nelle discariche è ancora largamente diffuso, questo perché il costo di smaltimento in discarica continua a essere troppo basso. La cifra si attesta oggi sui 110 euro a tonnellata, mentre nel 2013 il costo medio era di circa 90 euro/tonnellata, ma si deve lavorare per rendere sempre meno conveniente il sotterramento dei rifiuti. Sono attive in Italia 383 discariche (Ispra 2018, dati 2017 e 2016) dove sono stati smaltiti quasi 20 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e speciali. Le situazioni migliori in termini di gestione dei rifiuti (Veneto, Piemonte e Sardegna) spesso risultano dove il costo dello smaltimento in discarica è più alto (almeno 100 euro a tonnellata), con qualche eccezione (Liguria o Basilicata) dove l’alto costo non ha fatto ancora decollare la raccolta differenziata e la riduzione del secco residuo da smaltire. Altra nota dolente la voce di costo dell’ecotassa.
La criticità dell’ecotassa
Secondo Legambiente, una delle principali criticità fake omega è la voce di costo relativa all’ecotassa, il tributo speciale richiesto dalle Regioni ai Comuni per il conferimento in discarica. Ancora oggi, infatti, non si è riusciti a modificare la normativa nazionale per trasformare l’attuale tetto massimo di circa 25 euro a tonnellata stabilito per legge nel 1995 in una soglia minima, prevedendo in tutte le Regioni. In 9 Regioni l’ecotassa viene modulata in base alla percentuale di raccolta differenziata, mentre solo 2 amministrazioni regionali prevedono una modulazione sui quantitativi pro capite di secco residuo da avviare a smaltimento.
Impianti di riciclo vs discariche
Resta ancora una forte disparità in Italia nei numeri tra impianti di smaltimento e riciclo: secondo Ispra sul territorio nazionale erano 383 le discariche per rifiuti speciali e urbani attive al 2017, mentre il numero di impianti della filiera del riciclo, afferenti ai principali consorzi che raccolgono le frazioni differenziate, da quelli del sistema CONAI (plastica – COREPLA, carta – COMIECO, vetro – COREVE, acciaio – RICREA, alluminio – CIAL, legno – RILEGNO), la frazione organica dei rifiuti (CIC) o la raccolta degli oli minerali usati (CONOU) è di circa 1.700 unità tra piattaforme di stoccaggio, impianti di selezione e riciclo. Il rapporto 4 a 1 tra il numero degli impianti della filiera del riciclo e quello delle discariche operative in Italia è assolutamente inadeguato di fronte alla sfida futura per l’economia circolare del nostro Paese.
Sta proprio nella necessità di costruire tanti nuovi impianti di riciclo uno dei nodi fondamentali del prossimo futuro. Infatti si tratta di numeri che non soddisfano le quantità raccolte in maniera differenziata nel nostro Paese. Per esempio, il CIC evidenzia nel suo ultimo rapporto come gli impianti di digestione anaerobica per il trattamento dell’organico intercettino appena 3 milioni di tonnellate rispetto alle 6,6 prodotte e raccolte separatamente, senza contare che, soprattutto al centro sud i quantitativi aumenteranno di molto nei prossimi anni e gli impianti per il trattamento di questa frazione sono davvero carenti.