Venezia, il 7 settembre la Climate March alla Mostra del Cinema: 'Marceremo verso il Red Carpet'
Il “Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune” lancia segnale a tutto il mondo del cinema e della cultura: “Chiediamo di unirsi a noi per domandare un’inversione di marcia e un cambio di prospettiva per salvare il pianeta"
05 September, 2019
Da Venezia il “Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune” lancia un segnale a tutto il mondo del cinema e della cultura: “chiediamo di unirsi a noi per domandare un’inversione di marcia e un cambio di prospettiva per salvare il pianeta”.
Il Comitato “invita tutti/e i/le esponenti del mondo dell’arte ad esserci fisicamente, se possono, alla marcia per il clima che si terrà il 7 settembre al Lido di Venezia, proprio alla chiusura della Mostra del Cinema, e di condividere il nostro appello assieme all’hashtag #GreenTheRedCarpet. L’ultima ma importate richiesta è di contribuire dicendo in un video o in un testo come vorreste che il cinema si impegnasse nella lotta per la giustizia climatica.
Questo aspetto è importante: usando la visibilità di lavoratori/trici dello spettacolo per sovvertire le asimmetrie che si stanno abbattendo sulla parte più vulnerabile del pianeta è possibile mandare un messaggio molto efficace”.
APPELLO AL MONDO DEL CINEMA E DELLA CULTURA PER LA GIUSTIZIA CLIMATICA VERSO IL 7 SETTEMBRE. CLIMATE MARCH ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
In
occasione della Mostra
del Cinema di Venezia
di quest’anno abbiamo deciso di portare un messaggio forte e
chiaro: non c’è più tempo da perdere, esigiamo subito un
cambiamento di rotta per salvare il nostro pianeta! Il 7
settembre, dopo le giornate del Climate Camp al Lido di Venezia,
marceremo
verso il Red Carpet per ribadire a gran voce che l’emergenza
climatica è reale e che non possiamo più restare a guardare
inermi l’abisso verso il quale sta scivolando la Terra.
“Nessun’
arte passa la nostra coscienza come il cinema”,
diceva Bergman. Tanti i titoli di pellicole come ‘L’alba del
giorno dopo’, ‘Quintet’, ‘Re della Terra Selvaggia’,
‘The Age of Stupid’, ‘Waterworld’, ‘L’11 Ora’,
solo per citarne alcuni, che hanno profondamente colpito il
nostro immaginario collettivo attraverso scenari catastrofici e
apocalittici, i quali oggi sembrano non essere più solo
fantascienza o lontani da noi, ma sono sempre più visibili e vicini,
come gli incendi che hanno devastato ettari di verde in Amazzonia
e in Siberia, le calotte polari che ormai si stanno dissolvendo,
i tornado e bufere che colpiscono sempre più luoghi del globo. A
pagare le conseguenze di tutto ciò sono soprattutto le
popolazioni del Sud globale, costrette ad emigrare verso nord, oltre
che la flora e la fauna, sempre più minacciate e portate verso una
inevitabile estinzione. E se il luglio appena trascorso è stato il
mese più caldo mai registrato sinora, questo rappresenta solo una
delle prime e decisive avvisaglie verso
l’irrecuperabile.
Venezia
stessa, perla dell’industria cinematografica e bellezza rinomata a
livello mondiale, è messa a rischio da un capitalismo sempre
più aggressivo, votato alla speculazione più becera sulla
pelle di chi vive la città e a su quella del suo delicato
ecosistema. Stimata come città
portuale più inquinata in Italia e terza città più inquinata
d’Europa,
la Serenissima è stata ormai privata di una grossa fetta
di residenti. La città ha visto nel giro di soli quattro anni un
calo da circa 56000 unità, a 52000. Una signora in equilibrio
precario sull’acqua, il cui secolare e unico fascino è stato
sfruttato dalle lobby crocieristiche e dalla monocoltura del turismo
di massa.
Nonostante
il grave incidente del 2 giugno, in cui una grande nave ha di
fatto travolto un battello fluviale e si è schiantata contro
una banchina, finora il governo italiano non è stato capace di
proporre una soluzione volta alla reale salvaguardia della laguna
e dei suoi abitanti. Per non menzionare la grande e inutile opera del
MOSE,
costata già sei miliardi e si è rivelatasi un fallimento.
Opera che, tra l’altro, risulta inadeguata e pericolosa a fronte
all’innalzamento del medio mare previsto per i prossimi
decenni.
Perciò
il 7 settembre ci prenderemo il Red Carpet, perché Venezia può
lanciare un grande messaggio a livello mondiale, e ci auguriamo che
una voce decisiva di supporto venga proprio da chi ci sfilerà su
quel tappeto o da chi lo ha fatto in passato. E che si
unisca anche il mondo della cultura, delle arti e dello spettacolo
tutto, nessuno escluso. Purtroppo, nonostante i ripetuti appelli
scientifici e sociali, il mondo è ancora nelle mani di negazionisti
che portano avanti politiche climatiche criminali (Trump, Bolsonaro,
Putin e non solo). Né ci salveranno le
retoriche del capitalismo green e del green-washing.
Chiediamo
finalmente che si fatta giustizia climatica. Che il prossimo governo
Italiano dichiari, finalmente, l’emergenza climatica, destinando
risorse al blocco delle produzioni climalteranti e ad una transizione
ecologica equa, abbandonando il sistema delle grandi opere inutili e
dannose e impegnandosi nella messa in sicurezza di un territorio che
è già, profondamente, dentro il climate change.