Maxi multa a Eni per 'pratica commerciale ingannevole' su biodiesel
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha disposto una multa di 5 milioni di euro nei confronti di Eni per “pratica commerciale ingannevole” in merito alla pubblicità “ENIdiesel+”. Il provvedimento emesso a seguito di un esposto di Legambiente, Movimento Difesa del Cittadino e Transport & Environment. On la nota stampa congiunta
15 January, 2020
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha disposto oggi una multa di 5 milioni di euro nei confronti di Eni, il colosso energetico italiano a prevalente capitale pubblico, per “pratica commerciale ingannevole” in merito alla pubblicità “ENIdiesel+”, che ha inondato giornali, televisione, radio, cinema, web e stazioni di servizio dal 2016 al 2019. La decisione riguarda il messaggio, oggi dichiarato ingannevole, di un diesel bio, green e rinnovabile, che «riduce le emissioni di gas serra fino al 40%». L’Autorità ha imposto a Eni di non utilizzare più la pubblicità e disposto una sanzione amministrativa, per pratica commerciale scorretta di 5 milioni di euro “pari al massimo edittale”, tenuto conto della gravità e della durata della violazione.
La sentenza è arrivata a seguito di un reclamo presentato da Legambiente, dal Movimento Difesa del Cittadino e da Transport & Environment (T&E) per pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo. La vicenda è stata denunciata la prima volta in articolo pubblicato a gennaio dalla rivista “La Nuova Ecologia”, la storica testata di Legambiente.
La sentenza oggi rappresenta un segnale forte nei confronti delle compagnie di combustibili fossili e dei loro tentativi di rappresentare al pubblico i biocarburanti come rispettosi dell'ambiente e addirittura come parte della soluzione alla crisi climatica.
«Quella di oggi è decisione storica, perché per la prima volta in Italia si parla ufficialmente di greenwashing e perché finalmente viene smascherato questo grande inganno ai danni dei cittadini da parte di uno dei maggiori Nemici del Clima qual è Eni – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente -. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ci ha dato ragione, ma non basta. Ora è tempo che anche ilGoverno scommetta davvero su un Green New Deal italiano, iniziando proprio dalla definizione immediata di una strategia di uscita graduale ma netta e inesorabile dai 19 miliardi di euro di sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili che sono causa dell'emergenza climatica, definendo anche lo stop agli incentivi all’uso dell’olio di palma nel diesel».
«La decisione dell'Autorità rappresenta un primo importante esempio di sanzione in materia di "greenwashing" ovvero quei messaggi pubblicitari ingannevoli quanto alle qualità "green" di un prodotto - dichiara Francesco Luongo, presidente nazionale Movimento Difesa del Cittadino -. Il rispetto dell’ambiente è un valore fondamentale nell'evoluzione dell'economia globale ribadito dal "Green Deal" approvato proprio ieri dalla Commissione UE e non deve essere piegato, o peggio contraffatto, dalle aziende attraverso un marketing spregiudicato che si traduca in vere e proprie pratiche commerciali scorrette ai danni dei consumatori»
«Non
esiste il diesel green, prodotto con
olio di palma o altre colture alimentari perché causa la deforestazione, – ha
dichiarato Veronica Aneris,
responsabile Transport & Environment (T&E) in Italia –. Le compagnie
petrolifere devono smettere di cercare di indurre in errore cittadini e
politici con il falso claim del diesel che rispetta l'ambiente e la salute.
Dovrebbero invece investire in soluzioni realmente sostenibili, come
l’elettricità rinnovabile e i biocarburanti avanzati e il governo deve fare la
sua parte nello spingere le multinazionali dei fossili a dare il giusto
contributo nella transizione a emissioni zero».
Il gasolio Eni-Diesel+ viene oggi prodotto presso le raffinerie Eni di Venezia e di Gela grazie all’utilizzo di una componente del 15% di HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) e nell’impianto italiano si produce questo componente da olio di palma grezzo e dai suoi derivati, come dimostrano i dati ufficiali del GSE (Gestore Servizi Energetici) disponibili sino al 2018 (550 mila tonnellate finite nei serbatoi auto e camion).
La sentenza
sul greenwashing di Eni afferma che «è particolarmente ingannevole utilizzare
la denominazione “Green Diesel” e le qualifiche “verde” e “rinnovabile” per
riferirsi alla componente HVO del prodotto», principalmente a causa delle
emissioni associate all’uso di olio di palma. Sostiene, inoltre, che non esiste
alcuna giustificazione o calcolo che giustifichi la riduzione del 5% delle
emissioni di gas serra.
Le
associazioni sollecitano ora il Governo a interrompere
gli incentivi all’uso dell’olio di palma nel diesel, come già oltre 57.000
italiani hanno richiesto firmando una petizione su www.change.org/unpienodipalle.
L’Italia è, infatti, il secondo produttore di biodiesel da olio di palma nell’Unione europea. Più della metà (54%) di tutto l’olio di palma e derivati importati in Italia nel 2018 è stata utilizzata per produrre biodiesel, principalmente nella raffineria di Eni a Porto Marghera, Venezia e di Gela in Sicilia. L’olio di palma proviene principalmente dall’Indonesia e, in misura minore, dalla Malesia, due paesi che dove sono stati registrati imponenti tassi di deforestazione negli ultimi due decenni.
L’Europa ha già etichettato l'olio di palma nel gasolio come insostenibile. Gli europei mangiano sempre meno olio di palma mentre, ne bruciano senza saperlo sempre più utilizzando auto e camion. L’anno scorso il 65% dell’olio di palma importato nell’UE è stato utilizzato per l’energia; il 53% è stato utilizzato per produrre biodiesel per auto e camion - un massimo storico - e il 12% per generare elettricità e riscaldamento - un altro record.
L’utilizzo dell’olio di palma per il biodiesel è cresciuto del 3% nel 2018, mentre il suo uso in altri settori come quello per la produzione di cibo e mangimi per animali è diminuito in modo significativo (-11%). Una tendenza che dimostra che la deforestazione causata dall’olio di palma è spinta principalmente dalle politiche europee e nazionali sui biocarburanti.
Lo
scorso marzo, la stessa Unione Europea ha stabilito che l’olio di palma non può
essere considerato un combustibile verde e non va incentivato proprio perché
causa la deforestazione. Il suo uso verrà gradualmente ridotto a partire dal
2023 con l’obiettivo della completa assenza nel 2030, seppur con alcune
esenzioni. L’Italia, come ogni altro paese dell’Unione Europea, è chiamato a
fare la sua parte modificando da subito i propri obiettivi sulle emissioni
climalteranti, promuovendo energie rinnovabili anche nei trasporti eliminando
gli incentivi per l’uso dell’olio di palma e dei suoi derivati nel biodiesel.
La produzione di Olio di palma è tra le principali cause nella distruzione delle foreste pluviali e della fauna selvatica. Secondo uno studio per la Commissione europea, il biodiesel prodotto con olio di palma è tre volte peggiore per il clima rispetto a un prodotto diesel normale se si tiene conto delle emissioni indirette causate dalla modifica nell’uso della terra.
Qui il dossier di approfondimento:
https://www.lanuovaecologia.it/wp-content/uploads/2020/01/Dossier-Linganno-del-green.pdf