Il cibo e i consumi alimentari al tempo del Coronavirus: si compra di più, si spreca di meno
Questi i risultati di un sondaggio Ecodallecitta/Digivis/Ware3. Una rilevazione autogestita sul tema dell’approvvigionamento e consumo alimentare nella difficile situazione in cui ci stiamo trovando tutti
16 April, 2020
di Lorenzo Fanoli
Per gli Italiani il consumo alimentare durante il lockdown dovuto al Coronavirus ha rappresentato un importante ancoraggio allo stile di vita del passato in un quadro esistenziale complessivamente stravolto. Abbiamo pensato che fosse cosa utile realizzare una rilevazione autogestita sul tema dell’approvvigionamento e consumo alimentare nella difficile situazione in cui ci stiamo trovando tutti (in fondo al testo in allegato il pdf completo con dati e grafici). L’iniziativa è del tutto volontaria e completamente autofinanziata. L'indagine è realizzata in collaborazione con Digivis srls e Ware3.
Questa prima indagine sperimentale è stata realizzata su un campione di persone a noi collegate e raggiungibili attraverso una sorta di passa parola telematico e chiedendo la loro collaborazione alla compilazione di un questionario di 15 domande relativamente ai cambiamenti delle proprie abitudini d’acquisto dei prodotti alimentari e di fruizione del cibo.
Il consumo di prodotti alimentari è aumentato per quasi il 55% degli intervistati, mentre il 38,3% dei rispondenti ha mantenuto il proprio livello di acquisto di generi alimentari. A fronte di questo ampio sostrato di popolazione che mantiene sostanzialmente il proprio standard, si rileva tuttavia un primo nucleo di individui abbastanza consistente (7%) che ha ridotto gli acquisti.
Le limitazioni nei movimenti imposte dai decreti Covid hanno condizionato e stanno condizionando le modalità di acquisito indirizzando i comportamenti verso una concentrazione delle azioni e una semplificazione delle scelte.
La stragrande maggioranza degli intervistati (84,5%) ha perciò dichiarato di aver ridotto la frequenza di acquisti complessivamente effettuato.
Nell’ampio gruppo di coloro che hanno ridotto la frequenza di acquisto una larga quota pari complessivamente al 50% di tutti gli intervistati, dichiara di aver incrementato i volumi complessivi di spesa acquistando più prodotti alimentari.
In generale ciò corrisponde a quell’effetto “stock” che ha determinato lunghe file in entrata davanti ai supermercati e carrelli pieni in uscita coinvolgendo la maggior parte degli italiani con un conseguente effetto domino che ha provocato per tutti un allungamento nei tempi di acquisto.
Il lockdown sta determinando un sensibile cambiamento nei livelli di spesa per l’acquisto di cibo. Sulla base delle interviste sta emergendo una divaricazione di comportamenti di spesa che vede da un lato poco meno di un terzo dei rispondenti registrare una diminuzione degli importi spesi per mangiare ( di cui il 12 % indica una sensibile riduzione) dal lato opposto il 36% indica un aumento delle spese con il 5% che indica una crescita sostenuta. Mentre la quota rimanente pari a circa 1/3 non registra variazioni.
COME SONO CAMBIATI I COMPORTAMENTI D’ACQUISTO
GLI EFFETTI ECONOMICI SUL COMPORTAMENTO D’ACQUISTO
La quota di chi non ha modificato il paniere di prodotti alimentari solitamente acquistati anche in questa fase di lockdown è pari al 64,7%, anche se una quota importante di intervistati ha, comunque, cominciato a porre più attenzione rispetto alla spesa alimentare (54,1%) più di quanto faceva in passato.
Le difficoltà economiche connesse alla riduzione dei redditi già in atto per molti lavoratori o quelle attese nel prossimo futuro hanno, comunque, già cominciato a determinare modifiche nei comportamenti di acquisito. Il 25,5% dei rispondenti ha dichiarato di avere già o di cominciare a percepire qualche difficoltà economica con la conseguenza che di aver cominciato a ridurre l’acquisito di alcuni generi alimentari, mentre il 2,3% del campione sottolinea di essere già entrato in una condizione di disagio economico tale da spingere a richiedere assistenza economica o aiuto di amici e parenti nell’acquisito di generi alimentari.
Considerando la riduzione delle attività lavorative ed economiche questa situazione sta incidendo sui vostri acquisti alimentari ?
Quanto ai canali d’acquisto La GDO regge bene ma sono andati molto meglio i supermercati di prossimità con un terzo dei rispondenti che dichiara di aver incrementato anche in modo significativo la loro frequentazione rispetto agli ipermercati. Questi ultimi solitamente più decentrati sembrano essere stati più penalizzati con solo il 12,3% di rispondenti che ha intensificato il loro utilizzo a fronte di quasi il 55 % che ha dichiarato di averli, invece, frequentati di meno.
Bene anche i Negozi tradizionali di quartiere che registrano la quota maggiore di rispondenti che dichiarano aver incrementato notevolmente l’utilizzo di questo canale.
VARIAZIONE DEL GRADO DI UTILIZZO DEI DIVERSI CANALI DI DISTRIBUZIONE
Il consumo casalingo e la preparazione dei pasti in casa in un contesto di ottimizzazione della spesa e preoccupazione montante per le condizioni economiche generali, hanno prodotto una sorta di responsabilizzazione nei comportamenti di consumo che ha determinato una forte riduzione della quantità di cibo sprecato pronto per essere gettato nella raccolta differenziata.
Il maggior tempo dedicato alla gestione della cucina permette di non sprecare il cibo grazie ad una ottimizzazione del flusso di acquisto/consumo. L’assenza di pasti fuori casa ha ridotto anche ulteriormente le occasioni spreco alimentare per mancato consumo in casa.
Il processo virtuoso si riverbera anche sulla dispensa familiare che nonostante la corsa allo stock sembra gestita in modo più efficace e quindi con minor propensione a generare sprechi alimentari per il deperimento dei prodotti non consumati entro la scadenza come attesta la quota pari al 40% di rispondenti che dichiara di aver registrato una riduzione dei prodotti non consumati in tempo.
Stando a casa nella condizione attuale e in relazione agli scarti alimentari in che misura si sono verificati i seguenti fatti
La gestione comunitaria degli acquisti alimentari con i gruppi di acquisito, gli aiuti di vicinato, il mutuo sostegno con parenti amici rispetto alla spesa, emerge come fenomeno positivo di fronte all’isolamento imposto dal lockdown per decreto e dal distanziamento sociale praticato anche per paura.
Il 27% degli intervistati ha dichiarato, così, di aver aiutato nella spesa persone in difficoltà e che non potevano uscire di casa, mentre il mutuo acquisto sembra una strategia di adattamento virtuosa per far fronte alle necessità quotidiane con il 22% degli intervistati che ha dichiarato di aver fatto la spesa per parenti amici o di averla ricevuta sempre da parenti e amici nel periodo del lockdown.
I gruppi di acquisto non hanno smesso di funzionare, continuando a presentare una valida alternativa di spesa anche in tempo di Covid-19