Recovery Fund, l'approvazione passa anche da alcune misure green
Il piano di ripresa da 750 miliardi di euro proposto dalla Commissione Europea per rispondere alla crisi del coronavirus, sarà al centro del summit del Consiglio Europeo venerdì 19 giugno. “Ciò che è importante è la flessibilità per garantire decarbonizzazione e neutralità climatica nel modo più efficiente possibile"
16 June, 2020
Il recovery fund da 750 miliardi di euro presentato a maggio dalla Commissione Europea per rilanciare l'economia dei 27 paesi Ue in seguito alla crisi del coronavirus, viene discusso venerdì 19 giugno nel corso della riunione del Consiglio Europeo. Al vaglio ci saranno anche alcuni parametri green che verranno utilizzati per valutare i piani nazionali che i singoli Stati presenteranno nei prossimi mesi per attingere al fondo. Come sottolinea Euractiv.com, la Commissione Europea terrà conto nella valutazione anche dei "diversi punti di partenza degli Stati membri"; le differenze regionali, come ad esempio le esigenze di riscaldamento invernale, peseranno sulle decisioni finali.
Nessuno si fa illusioni che il 19 giugno ci saranno risposte certe: sarà un summit interlocutorio, come ha detto lo stesso presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ma al tempo stesso l'idea è che possa essere uno snodo centrale.
Il 25% di tutti i finanziamenti sarebbe destinato a spese "rispettose" del clima, come le energie rinnovabili, la mobilità elettrica e i progetti di ristrutturazione degli edifici, escludendo in linea di principio i finanziamenti a combustibili fossili e nucleare. Ma la Commissione non ha presentato un programma di spesa dettagliato, lasciando delusi molti ambientalisti e addetti ai lavori che avevano creduto all'impegno di fare del Green Deal europeo, presentato a fine 2019, il modello della ripresa. Euractiv sottolinea che una prima bozza del piano conteneva specifiche dotazioni finanziarie per le energie rinnovabili, l'idrogeno, la mobilità pulita e il rinnovo degli edifici, ma la Commissione ha optato per regole di spesa più allentate, così da aumentare le possibilità di ottenere l'approvazione della proposta di recovery fund, che necessita del sostegno unanime di tutti i 27 Stati membri dell'Ue prima di entrare in vigore.
“Ciò che è importante in Europa è la flessibilità per garantire che alla fine si arriverà alla decarbonizzazione e alla neutralità climatica nel modo più efficiente possibile in termine di costi” ha dichiarato Artur Runge-Metzger, direttore del dipartimento energetico della Commissione guidata da Ursula Von Der Leyen. Dove per flessibilità si intende offrire agli Stati membri la possibilità di "sviluppare le proprie imprese senza imposizioni dall'alto".
Insomma che si tratti di idrogeno, veicoli elettrici, energia solare o impianti eolici offshore, l'importante è che la direzione generale sia compatibile con il Green Deal.
Runge-Metzger sostiene che esistano "una serie di aree ovvie" in cui la necessità di uno stimolo economico a breve termine coincide con obiettivi climatici a lungo termine. "Una di queste è l'efficienza energetica e il rinnovamento degli edifici", ha sottolineato, affermando che i programmi di rinnovamento possono avere "un'importante implicazione immediata sul mercato del lavoro". I piani nazionali che soddisfano tali requisiti potrebbero ottenere un'approvazione più rapida da parte della Commissione. Lo stesso vale per le tecnologie per l'energia rinnovabile, come le turbine eoliche e i pannelli solari, e per la mobilità elettrica, tutte in grado di fornire "uno stimolo immediato all'economia" sostiene Runge-Matzger. Un'altra "area non sfruttata" nel settore agricolo è la produzione di biogas, che "può essere implementato oggi e ha un impatto immediato sulla crescita e sull'occupazione", ha affermato.