Milano, mense scolastiche nel rispetto dell’ambiente ma con qualche sacrificio
“Dovremo accettare alcuni compromessi” dice l’assessora all’istruzione del comune di Milano intervistata da Eco dalle Città, a proposito dei pasti consumati in classe con posate compostabili e acqua nelle bottigliette
02 September, 2020
di Tiziana Giacalone
Occhi puntati sull’avvio del nuovo anno scolastico dopo la brusca interruzione del precedente a causa del Covid-19. E mentre si attendono le ultime direttive che verranno impartite dal governo, il 7 settembre a Milano si apriranno le scuole dell’infanzia, dal 14 invece la campanella suonerà per tutte le altre scuole. Eco dalle Città ha raggiunto l'assessora all'Istruzione del Comune di Milano, Laura Galimberti, che ci ha spiegato perché il riavvio dell’anno scolastico in sicurezza ha richiesto “qualche sacrificio rispetto all’attenzione per l’ambiente”.
Tra i punti più discussi di questo inizio d’anno scolastico c’è la gestione degli spazi dedicati alla didattica e alla refezione. L’obiettivo è recuperare spazio per garantire la sicurezza. Qual è la situazione negli Istituti milanesi?
Credo che la ripresa della scuola debba essere fatta con assoluta attenzione e in tutta sicurezza, ma che non possa essere la scuola additata come il luogo di possibile contagio quando nella vita di tutti i giorni la gente può evidentemente frequentare tantissimi luoghi e svolgere tantissime attività. La scuola sarà un luogo sicuro ma non può essere il catalizzatore di tutte le soluzioni né il luogo della prevenzione in assoluto. Ci sono altri luoghi che vengono frequentati e in cui si attuano misure di precauzione, per esempio i ristoranti.
La sicurezza per prevenire i contagi penalizzerà la qualità del pasto consumato a scuola impattando sull’ambiente? Utilizzerete i “lunch box”?
Dicevo dei ristoranti non a caso. Così come con le misure di precauzioni che sono in atto la gente può anche alimentarsi fuori casa, allo stesso modo i bambini avranno diritto alla mensa scolastica con la qualità che conosciamo e che vogliamo continuare ad offrire. Il tema principale in questo caso è la qualità del cibo e l’equilibrio nutrizionale del pasto che si può garantire con lo scodellamento, modalità che vogliamo mantenere. Dico questo per sgombrare il campo alle ipotesi di “lunch box” o soluzioni simili per rispettare in primis la qualità del cibo e, non secondariamente, anche la quantità di rifiuti prodotti. Evidentemente tutte le soluzioni di packaging ulteriore producono rifiuti ulteriori. Milano ristorazione produce 75 mila pasti al giorno e non possiamo pensare che ogni giorno vengano gettati via 75 mila confezioni sigillate. Penso che l’ambiente sia uno dei criteri che ci porta a non desiderare questa soluzione. Manterremo le confezioni individuali solo per le diete “speciali”, sia per motivi sanitari che religiosi, per evitare la contaminazione.
Come sarà gestito lo spazio dedicato alla mensa scolastica?
Cerchiamo di mantenere la soluzione del refettorio, anche su più turni. E quando non sarà possibile, ma abbiamo già verificato che consumare il pasto nei locali adibiti a mense è possibile nel 55% dei casi, si adotteranno soluzioni miste ovvero refettorio più aule o solo aule.
Cerchiamo di essere più rispettosi possibili nei confronti dell’ambiente e anche quando giravano documenti con queste ipotesi di “lunch box” ci siamo sempre dichiarati contrari. Ed è una soluzione che abbiamo escluso anche nei casi in cui il pasto verrà consumato in classe perché lo scodellamento avverrà comunque a scuola. È ovvio che nelle scuole in cui il pasto verrà consumato nelle aule qualcosa sarà sacrificato e dovremo accettare alcuni compromessi. Per esempio verranno distribuite le posate usa e getta, che saranno compostabili come i bicchieri, e l’acqua nelle bottigliette. Mentre nei refettori si continueranno a distribuire le posate in acciaio e l’acqua nelle brocche. Confidiamo nei ragazzi che sono più “smart” e che potranno portare la loro borraccia a scuola e sarà un utile complemento. Ma non possiamo obbligarli a usarla.
Farete qualcosa per incentivare l’uso delle borracce?
Direi che una certa sensibilizzazione l’abbiamo già fatta l’anno scorso regalando 100 mila borracce a tutti i bambini.
Come verranno gestiti i banchi tradizionali in caso di sostituzione con quelli monoposto proposti dal Ministero?
Tendenzialmente a Milano non c’è stata la corsa all’accaparramento di questi banchi monoposto del Ministero. Abbiamo fatto un lavoro interessante anche con il Politecnico di Milano di analisi degli spazi nelle scuole. Le dico che in una scuola di cui non faccio nome, il dirigente scolastico voleva acquistare 500 di questi banchi e dopo l’analisi puntuale del Politecnico non ne hanno acquistato neanche uno. Il Polimi ha analizzato una dozzina di questi casi. Alla fine è stato fatto un abaco distribuito ai dirigenti scolastici e di fatto gli acquisti per sostituire i banchi tradizionali si sono ridotti di molto. Adesso non le so dare un numero con esattezza perché queste forniture vengono gestite dalle scuole.
Come vi regolerete con le mascherine?
Posso dirle come ci stiamo organizzando nelle scuole di competenza comunale in cui il datore di lavoro è appunto il comune. Quello delle mascherine è un tema che dobbiamo valutare perché stiamo ancora affrontando i protocolli di sicurezza con i nostri Rls e le parti sociali. Abbiamo già fatto delle forniture di mascherine per essere pronti all’avvio dell’anno scolastico, il 7 settembre con la scuola d’infanzia. Abbiamo infatti 3200 educatrici e non è che con questi numeri le forniture si possano fare in tre giorni. Tra l’altro mi piacerebbe capire se sono già in commercio le mascherine trasparenti per facilitare la comunicazione soprattutto con i bambini dell’infanzia. Ad oggi, in attesa di nuove direttive e considerata la disponibilità sul mercato, abbiamo acquistato 17.4220 mascherine chirurgiche per le educatrici e gli educatori della scuola dell’infanzia del comune di Milano. I piccoli fino a 6 anni non hanno l’obbligo di portare la mascherina. Il personale sì ma non possiamo obbligare i lavoratori a usare le mascherine di comunità, quelle riutilizzabili, anche perché il lavaggio sarebbe a carico loro.