\"Incentivi per caldaie nuove così si combatte lo smog\"
Livio Mazzarella, professore di Fisica ambientale al Politecnico: l´assessore sbaglia
21 October, 2005
<b>In accensione si consuma molta energia ma un risparmio del 7 per cento è difficile. Anche se si tiene accesa la caldaia tutto il giorno, quattordici gradi sono pochi. L´ideale sarebbe diminuire la temperatura ambientale durante la notte. Il riscaldamento pesa molto sul deterioramento della qualità dell´aria
TERESA MONESTIROLI </b>
Livio Mazzarella, professore di Fisica tecnica ambientale al dipartimento di Energetica del Politecnico, secondo l´assessore Zambetti quando in città ci sono 6 gradi, per avere una temperatura di 20 in casa è sufficiente tenere i termosifoni fissi a 14 gradi. È vero?
«No. Se si tiene la caldaia a 14 gradi tutto il giorno, quelli sono i gradi reali, percepiti in casa. E sono un po´ pochi».
Quindi la temperatura esterna non influisce su quella interna?
«Le caldaie devono essere tarate in funzione della temperatura esterna, quindi quando fa più freddo è necessario aumentare la temperatura dell´acqua per avere lo stesso calore in casa».
Si risparmia energia abbassando la temperatura di un grado, ma tenendo le caldaie accese di giorno e di notte? È meglio avere 18 gradi costanti invece di 24 di giorno e la caldaia spenta di notte?
«Invece di mantenere una temperatura costante o spegnere i caloriferi, l´ideale sarebbe diminuire il calore durante la notte. Teoricamente se si mantiene un ambiente sempre caldo è più veloce far salire la temperatura: l´energia maggiore si consuma quando l´impianto si mette in moto. Ma non credo che si risparmi molto».
L´assessore sostiene che si può risparmiare fino al 7%.
«Non si può generalizzare. Il risparmio dipende da come è fatta fisicamente una casa: se ha una elevata capacità termica si può tranquillamente spegnere la caldaia di notte perché il calore si disperde poco, se invece ho una casa fatta di cartone senza i caloriferi accesi si rischia di far precipitare la temperatura a 10 gradi e per risalire a 20 ci vuole più tempo. Insomma dipende da tanti fattori».
Ad esempio?
«La potenza della caldaia, il materiale di costruzione della casa. Una struttura fatta di cemento si scalda più lentamente di una costruita con mattoni bucati. Facciamo un esempio: una vecchia casa, con i muri spessi, mantiene meglio il calore e riaccendere la caldaia nelle prime ore del mattino non comporta un grande lavoro. Anche in un capannone costruito con materiali leggeri dove gli operai lavorano fino alle 17 non conviene lasciare accesi i termosifoni oltre le dieci ore necessarie».
Quanto influisce il riscaldamento sull´inquinamento dell´aria?
«Molto. Ci sono state domeniche a piedi in cui i valori dell´inquinamento sono saliti invece di scendere».
Che tipo di interventi si potrebbero fare per diminuire l´emissione degli inquinanti?
«Il primo, a breve scadenza, è migliorare il rendimento di combustione dei generatori in modo che a parità di inquinanti emessi si produca maggiore calore. Basterebbe sostituire le vecchie caldaie, ma per farlo ci vorrebbero degli incentivi per stimolare i cittadini. E soprattutto più controlli. In questo l´Italia è molto indietro rispetto agli altri paesi europei».
E a lungo termine?
«Usare il teleriscaldamento portando i generatori fuori dalla città».
Che vantaggi si avrebbero?
«Prima di tutto ci sarebbe un controllo continuo dei camini, poi si potrebbero usare tutti i tipi di combustibile, anche i rifiuti, infine i gas inquinanti verrebbero dispersi in un´area molto più ampia e a un´altezza molto più elevata. Sarebbe più facile applicare filtri che abbattono gli inquinanti, cosa impossibile da fare per ogni singola caldaia».
Perché allora non si passa al teleriscaldamento?
«I conti economici tornano, ma ci vogliono 15 anni per rientrare dei soldi investiti. I Comuni spesso non ce la fanno. Ma è un esperienza già consolidata in gran parte dell´Europa del Nord, in Italia già sperimentata a Brescia, in Val d´Aosta e in Trentino e sta dando ottimi risultati».