Mantova in testa tra le oasi felici. Roma vince sfida fra le grandi città
Il comune lombardo primo nella classifica stilata da Legambiente e Sole 24 Ore. Ultima in graduatoria Vibo Valentia, ma tutto il Sud è molto indietro
21 November, 2005
<b>"Ecosistema urbano 2006" è un atto d'accusa contro le automobili
La ricerca prende in esame 26 indicatori, traffico e smog i problemi maggiori
di VALERIO GUALERZI</b>
ROMA - Automobilite. Il termine non esiste, ma rende bene l'idea della malattia che colpisce gravemente le città italiane. Un male che sino ad oggi i nostri amministratori hanno cercato di curare puntando solo ai sintomi, senza preoccuparsi invece delle cause più profonde. Rimedi che hanno prodotto quindi risultati modesti ed effimeri, consentendo di sviluppare un minimo di anticorpi solo ai centri più piccoli.
<b>La ricerca 2006.</b> A far emerge questo quadro clinico tanto allarmante quanto poco sorprendente, è "Ecosistema Urbano 2006", il rapporto annuale sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia realizzato da Legambiente e Sole 24 Ore. Lo studio, che premia Mantova quale città italiana dalle migliori politiche ambientali e ribadisce il ritardo di tutto il Mezzogiorno, prende in considerazione 125 parametri distribuiti su ben 26 indicatori: dall'inquinamento atmosferico a quello dell'acqua, dal numero di piste ciclabili a quello delle aree a traffico limitato, dalla capacità di raccolta differenziata dei rifiuti all'intensità dei consumi energetici. Incrociando ed elaborando questi dati, gli esperti dell'Istituto di ricerca Ambienteitalia ne hanno tratto sia una fotografia generale della situazione ambientale delle nostre città sia una loro classifica di merito.
<b>Due forbici diverse.</b> Se lo sguardo d'insieme ci consegna l'immagine di un paese che nel complesso non brilla certo per la sua sensibilità ecologista, ma che è letteralmente strangolato da traffico e smog, conseguenze della sua incontenibile bulimia nell'acquisto e nell'uso dell'auto privata, l'analisi comparata ci mostra invece due forbici che si vanno rispettivamente allargando e stringendo. Ma purtroppo esattamente nelle direzioni sbagliate.
<b>Piccolo è meglio.</b> Il divario che si va allargando in maniera preoccupante è quello tra metropoli e provincia. "Se le precedenti edizioni del rapporto avevano evidenziato come un capoluogo davvero sostenibile fosse ancora lontano, ma tutto sommato mettevano in luce un miglioramento lento ma generalizzato del quadro complessivo, oggi la situazione è radicalmente diversa", spiega Legambiente. "I comuni medio-piccoli - fa notare ancora l'associazione ambientalista - nell'insieme continuano a migliorare (sempre con la stessa esasperante lentezza comunque), quelli del Sud fanno spesso passi indietro, quelli con più di mezzo milione di abitanti restano al palo o, addirittura, peggiorano".
<b>Nord e Sud.</b> La forbice che si va restringendo è invece quella tra le grandi città del settentrione e quelle del meridione. Il minore sviluppo metteva paradossalmente queste ultime parzialmente al riparo da alcuni mali tipici dei centri del Nord, come inquinamento, consumi energetici eccessivi e grandi quantità di rifiuti da smaltire. Ora questi problemi affliggono in uguale misura anche città come Napoli, Bari e Palermo.
<b>Il successo di Mantova.</b> A far vincere Mantova, che bissa un successo già ottenuto nel 1998 e corona la scalata alla vetta dopo anni di ottimi piazzamenti, sono le ottime performance in quasi tutti i settori chiave della ricerca, senza nessun primato. Esattamente l'opposto di Vibo Valentia, che chiude la classifica peggiorando il 96esimo posto del 2004. In molte caselle della città calabrese spicca infatti lo zero: zero monitoraggio della qualità dell'aria, zero piste ciclabili, zero zone a traffico limitato. In testa, subito dopo Mantova, troviamo un gruppo di comuni lombardi che da diversi anni frequentano le zone alte della classifica: Lecco è terza, Cremona sesta, Pavia decima.
<b>La top ten.</b> Della top ten fanno parte anche due piemontesi (Verbania e Cuneo, rispettivamente quinta e ottava), Bolzano (seconda), Trento (terza), La Spezia (settima) e Ferrara (nona). Nella "gara" a parte tra metropoli il risultato migliore lo ottiene invece Roma (68esima) davanti a Genova (70esima), Torino (73esima), Napoli (75esima), Milano (82esima), Bari (84esima) e Palermo (86esima). Sono rispettivamente al 29esimo e al 61esimo posto Bologna e Firenze.
<b>Qualcosa si muove.</b> A livello generale, riassume il presidente di Legambiente Roberto Della Seta, nei capoluoghi italiani "trend positivi ce ne sono, non c'è dubbio". "Dieci anni fa - aggiunge - recuperavano con la raccolta differenziata meno del 5% dei rifiuti, ora saliti al 20%; avevano 'zone a traffico limitato' per cinque centimetri quadrati ad abitante, oggi la 'dotazione' pro-capite di Ztl è di circa 3 metri quadrati. Attualmente però preoccupa l'empasse organizzativa dei grandi centri urbani, soprattutto sul versante del traffico: un'emergenza che accomuna tutte le grandi città. Malgrado il grande bricolage di misure-tampone come le targhe alterne, nella metà dei capoluoghi italiani si sono registrati durante il 2004 più superamenti dei limiti di concentrazione delle polveri sottili del consentito".
<b>Auto, un triste primato.</b> Leggendo nel dettaglio il rapporto ci si rende conto che in un Paese dove il segno più nelle statistiche sulle immatricolazioni delle auto continua ad essere salutato da cori entusiasti, il problema è innanzitutto culturale. L'Italia detiene infatti il triste primato europeo della densità automobilistica, con 63 macchine ogni cento abitanti (compresi i neonati e gli ultraottantenni). Ma in attesa che si risolva il dilemma se ci sono tante auto perché il trasporto pubblico non funziona o se il trasporto pubblico non funziona perché in strada ci sono troppe auto, i consumi di carburante aumentano (+1%) malgrado il caro petrolio e la crisi dei consumi, mentre gli utenti di bus e metro calano bruscamente (-4% la media nazionale, con picchi molto più alti nelle grandi città).
<b>Le soluzioni possibili.</b> "Bisogna operare - conclude Della Seta - perché l'uso dell'auto in città, entrato nelle abitudini quotidiane, direi nell'antropologia, di quasi tutti noi, diventi sempre più svantaggioso al confronto con la scelta del mezzo pubblico: per questo è decisivo che subito si aumentino sensibilmente le corsie preferenziali e le zone a traffico limitato dove in auto non si può circolare, che si sperimentino forme di tariffazione dell'accesso ai centri storici e direzionali come fatto, con successo anche in termini di consenso, a Londra".