Giro di vite sui riscaldamenti
Termosifoni abbassati di un grado
25 January, 2006
Diciannove controlli in tre anni nella Provincia di Torino, dal 2003 al 2005, con 14 sanzioni. Quattro verifiche da settembre seguite per il momento da un sola multa (le altre sono state impugnate).
Mentre il Governo si appresta a fronteggiare il deficit energetico abbassando per decreto il riscaldamento degli stabili - un grado in meno nella temperatura (da 20 a 19) e un'ora in meno nella durata, con l'esclusione di ospedali, case di cura, centri di assistenza per anziani, scuole, asili - i numeri forniti dall’Arpa dimostrano che le verifiche sono pura teoria: oggi come ieri sul fronte delle temperature lo spauracchio è rappresentato dalla bolletta; al massimo, eventuali violazioni diventano l’alibi per saldare qualche conto nell’ambito di interminabili beghe condominiali. Né domani promette di essere meglio, benché sotto la spinta dell’emergenza il ministro Matteoli solleciti il coinvolgimento dei cittadini nel rispetto dei limiti del riscaldamento.
L’unica consolazione, si fa per dire, è che i vertici delle istituzioni danno il buon esempio: a Palazzo civico giurano che già adesso nell’ufficio di Chiamparino non si superano i 18 gradi mentre il presidente della Provincia Saitta, insofferente al caldo, è solito tenere nel suo studio una mezza finestra aperta.
Detto questo, basta una rapida panoramica per rendersi conto che la legge e la relativa sanzione (880 euro) sono lettera morta o quasi. I controlli, affidati dalla Provincia all’Agenzia regionale per la protezione ambientale con una specifica convenzione, scattano solo dietro segnalazione di qualche inquilino. Non solo. Per ottenere il servizio l’interessato è costretto a mettere mano al portafoglio: 80 euro girati dalla Provincia all’Arpa. Da parte sua, l’Agenzia deve preavvertire «il conduttore della caldaia» della verifica. E comunque, la ditta incaricata di regolare l’impianto o l’amministratore del condominio hanno 30 giorni per contestare la notifica che precede la multa (incassata da Palazzo Cisterna).
Aggiungete tutti i problemi legati ad un sopralluogo in spazi privati, con le implicazioni sul fronte della privacy, e capirete che ce n’è abbastanza per stroncare qualsiasi velleità di controllare il fenomeno delle temperature in eccesso: che infatti resta avvolto dal mistero. L’invito ai proprietari affinché rispettino i 20 gradi negli stabili, riportato sulle ordinanze anti-smog firmate dal sindaco, ha il sapore di una scelta obbligata. Così è se vi pare, nelle case private come negli uffici pubblici.
Possibile che il sistema dei controlli debba essere così macchinoso? «Ci muoviamo su segnalazione della Provincia - ribadiscono dall’Arpa -. Di norma le verifiche interessano le stanze centrali degli alloggi; dopo aver misurato la temperatura ad un metro e mezzo da terra, si fa la media dei gradi». «In effetti c’è un problema di frammentazione dei controlli - spiega l’assessore provinciale Dorino Piras (Qualità dell’Aria) -. Siamo consapevoli dei limiti di gestione di questi provvedimenti». Questione di risorse che mancano all’appello per programmare verifiche a tappeto, ma anche di procedure da ridiscutere: «Stiamo rinegoziando con Arpa il sistema dei controlli ambientali per renderlo più efficace, anche se la riposta al deficit energetico passa attraverso altre strade. Prima fra tutte, quella di un risparmio ben studiato». Proprio ieri la Provincia ha stanziato 300 mila euro per la concessione di contributi volti all’installazione di pannelli solari. Altri 100 mila sono destinati alla concessione di incentivi per interventi di isolamento termico.
Resta la difficoltà di garantire il rispetto dei limiti. Con il nuovo decreto la parola passerà ancora una volta agli amministratori di condominio. Saranno loro che dovranno contattare i gestori delle caldaie - dal singolo fuochista all’Aem, nel caso degli edifici teleriscaldati -, per abbassare il termostato e mediare tra le esigenze degli inquilini. Dalla Russia a Torino, un maglione ci salverà.