Al centro della seconda giornata il tema delle energie e dei conflitti mondiali
Verso le energie rinnovabili, per un nuovo modello socioeconomico
03 April, 2006
<i>Comunicato stampa Terra Futura
Firenze, 1 aprile 2006 </i>• Energia, tra efficienza e risparmio, fonti alternative e rinnovabili: questo il tema dominante oggi a Terra Futura, la mostra convegno delle buone pratiche di sostenibilità (Firenze Fortezza Da Basso, 31 marzo-2 aprile). Questioni portate alla ribalta anche dalle emergenze degli ultimi tempi, e che qui trova visibilità nelle diverse dimensioni dell’evento: dibattiti, laboratori e buone pratiche in rassegna.
“La nostra Terra Futura: oltre il petrolio, oltre l’ingiustizia” è il titolo, appunto, di questa terza edizione, che assume il petrolio a simbolo di un sistema socioeconomico ormai evidentemente vulnerabile e criticato su molteplici fronti: un modello che oggi più che mai evidenzia anche lo stretto legame tra crisi ambientale, povertà e situazioni di conflitto nel mondo.
La giornata si è aperta con una solenne commemorazione dell’anniversario della catastrofe nucleare di Cernobyl. A distanza di vent’anni sono ancora pesanti le conseguenze per le popolazioni coinvolte e l’ambiente: uno spunto di riflessione che ha aperto i dibattiti sulle energie rinnovabili e alternative. «Anche in Italia esiste il problema dell’approvvigionamento energetico: si parla di nucleare ma non è vero che “conviene”, ha costi troppo alti in termini di strutture e materie prime, ma soprattutto implica problemi di smaltimento dei rifiuti e rischi da parte dei lavoratori. L’unica vera soluzione sono le energie alternative» ha commentato Gianni Tamino, biologo e docente di fondamenti di diritto ambientale, Università di Padova.
«Siamo tutti d’accordo sul fatto che prima o poi dovremo fare a meno del petrolio, perché si tratta di una fonte non rinnovabile che prima o poi finirà - ha evidenziato Karl Schibel, Utopie concrete, coordinatore Comitato di garanzia Terra Futura. - Le imprese petrolifere stesse sanno che la risorsa da cui ricavano i loro profitti si esaurirà entro 30, 40, forse 50 anni. Ma c’è di più: entro solo qualche anno la quantità estratta non riuscirà a coprire la domanda, considerato che si registra il 3,4% di produzione in meno da un anno all’altro». La vera questione sta nel “quando”, nel “come” ci immaginiamo il transito – ha continuato - , in quali devono essere i soggetti che lo promuovono e verso che tipo di nuovo sistema energetico si vuole andare. Iniziare il percorso rendendo le fonti fossili più ecocompatibili possibile, oppure forzare il cammino verso fonti rinnovabili come eolico, solare, fotovoltaico e fototermico, o le biomasse? E ancora, pensare a grandi parchi eolici, offshore nel mare per grandi compagnie che gestiscono ora il petrolio oppure a un sistema di piccole comunità decentrate (come propone Wuppertal Institut), dove c’è coincidenza tra produttori e utenti di energia come nel caso, ad esempio, di coltivatori di un’azienda agricola. Infine, anche le energie alternative possono avere risvolti sull’ambiente: l’eolico per il paesaggio o la combustione delle biomasse per gli effetti ambientali e l’inquinamento locale. E il dibattito non dimentica eventuali ricadute sociali».
A tal proposito, Wolfgang Sachs, docente del Wuppertal Institut e presidente del Comitato di garanzia di Terra Futura, ha affermato: «Per superare il sistema economico incentrato sulle energie fossili dobbiamo prima esplorare e saper affrontare le diverse conseguenze innescate dai possibili sistemi alternativi, ossia le implicazioni e le ricadute sulla struttura del consumo, sulla produzione, sulla tecnologia,… Capire cosa significa vivere in un’economia dove si utilizzano le energie in maniera più efficiente, è il primo passo da compiere».
Un transito immediato è invece fortemente auspicato dal “profeta del solare”, Hermann Scheer, deputato al Bundestag e presidente di Eurosolar, Associazione Europea per le energie rinnovabili: «Rimandare il passaggio all’energia rinnovabile è da irresponsabili e praticamente impossibile. Non c’è alcun ostacolo a questo passaggio; l’unico problema è il sistema energetico esistente, a cui dobbiamo opporci».
Sulla necessità di programmare un piano di cambiamento verso “il rinnovabile e alternativo” converge anche Mario Agostinelli, dell’Enea-Unità per lo Sviluppo sostenibile, e del Punto Rosso Forum Mondiale delle Alternative: «Il passaggio intermedio al nucleare proposto da alcuni – ha detto - non farebbe che rallentare il processo. La soluzione deve essere globale: la consapevolezza è già nata nei movimenti sociali. E la spinta dal basso resta anche in questo ambito fondamentale. Sono pochi i problemi a livello mondiale al pari di quello energetico, con così tante implicazioni come questo. Quando semplicemente attacco una spina, mi chiedo: cosa c’è dietro? Quanta parte di sfruttamento delle risorse ambientali e umane?».
E le possibili soluzioni ai problemi dell’energia e della povertà ci sono, ma dipendono dall’impegno di ognuno: «Quanto possiamo contare sulla consapevolezza di ognuno e quanto sulla tecnologia? Non è un problema di mezzi tecnologici ma piuttosto di apprendimento sociale. Non basta avere un bottone per spegnere il televisore, occorre spegnerlo davvero, decidere di farlo. Chi si ricorda di togliere la funzione stand-by del televisore, ad esempio? Eppure anche solo così potremmo risparmiare energia» ha affermato Gotelind Alber, direttore di Alianza del Clima.
Su un livello ancor più pesante di quello delle ingiustizie sociali, molti esprimono già da tempo il forte timore che i conflitti del prossimo futuro (pensiamo oggi a Iran, Cina, Sudan in Africa, …) saranno condizionati dagli interessi per il petrolio, il metano, il carbone… «È alle porte un’epoca di seconda guerra fredda intorno alle risorse energetiche - ha detto Schibel – per l’accaparramento delle poche risorse rimanenti». Un altro fondamentale motivo per inserire la questione energetica nell’agenda politica internazionale.
Anche in tale direzione può avere una funzione importante il Contratto mondiale dell'energia, una piattaforma di intenti che serve per mettere d'accordo un grande numero di voci e movimenti diversi e fissa alcuni punti cardine di questo transito verso il rinnovabile. Per un altro modello energetico che sia "distribuito, partecipato, equo e democratico".