Passaggio obbligato
La tariffa sostituirà la tradizionale tassa. Lo prevede la legge. Ma non tutti i comuni si sono ancora adeguati. Eppure è uno degli strumenti utili per controllare i costi e per promuovere la raccolta differenziata e il riciclo: più separi, meno spendi - da EcosportelloNews
27 April, 2006
Di Alina Lombardo
"Aboliremo la tassa sui rifiuti". In molti hanno capito che, dopo la promessa dell'eliminazione dell'Ici, quella sui rifiuti era solo l'ennesima uscita elettorale del presidente del Consiglio uscente, Silvio Berlusconi, nel tentativo di aumentare il consenso alla vigilia della consultazione dello scorso 9 e 10 aprile. Non sappiamo se il vulcanico ex presidente pensasse a un'eliminazione totale di ogni forma di partecipazione dei cittadini alla copertura della spesa comunale per la gestione dei rifiuti o alla sua sostituzione. Sull'impossibilità della prima, in un paese in cui l'aumento percentuale della produzione dei rifiuti annui supera quella del Pil, non vale la pena dilungarsi: l'abolizione della contribuzione dei cittadini al servizio di igiene urbana gestito dai comuni causerebbe un danno annuale all'erario di 77 euro per abitante, stando ai dati dell'Agenzia per la protezione per l'ambiente (Apat) e l'Osservatorio nazionale sui rifiuti (Onr). E i Comuni, poi, dove troverebbero i soldi per raccogliere i rifiuti nei cassonetti, fare le raccolte differenziate, spazzare le strade, pagare il carburante agli autocompattatori o far funzionare gli impianti di trattamento o selezione?
Sulla seconda ipotesi, invece, va sottolineato che l'idea non è certo nuova. Anzi: la sostituzione graduale della tassa sui rifiuti (Tarsu) con la Tariffa di igiene ambientale (Tia) è già avviata in molti Comuni italiani e dovrebbe estendersi a tutti entro gennaio 2008. A prevederlo sono il decreto legislativo 22 del 5 febbraio 1997, il cosiddetto decreto Ronchi (che, all'art. 49, istituisce la tariffa per la gestione dei rifiuti urbani e disciplina l'elaborazione di un metodo normalizzato per definire le componenti dei costi e determinare la tariffa di riferimento) e il Dpr 158 del 27 aprile 1999 intitolato "Regolamento recante norme per la elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani". L'obiettivo è quello di salvaguardare l'ambiente, incentivare il riciclaggio e premiare gli utenti che maggiormente dedicano il loro tempo e la loro energia alla raccolta differenziata.
Cosa ne pensano ambientalisti e imprese
"Berlusconi avrebbe fatto meglio a dire che la tassa deve essere sostituita dalla nuova tariffa - commenta Stefano Ciafani, coordinatore dell'ufficio scientifico di Legambiente. Solo così il cittadino virtuoso che fa bene la raccolta differenziata e produce meno rifiuti paga meno. Senza creare buchi nei bilanci comunali. "Tra l'altro - prosegue Ciafani - il passaggio tassa-tariffa è confermato anche dal 'terribile' testo unico sui rifiuti proposto dal Ministro dell'ambiente uscente Altero Matteoli, firmato recentemente dal Presidente della Repubblica, dopo essere passato più volte in Consiglio dei ministri negli ultimi mesi".
Un passaggio, quello da tassa a tariffa, indispensabile per realizzare una politica di sostenibilità ambientale ed economica e in perfetta armonia con quanto avviene fuori dai nostri confini. "L'Italia - spiega Marco Ricci della Scuola Agraria del Parco di Monza - fa parte, insieme a Francia, Grecia e Portogallo, di un gruppetto di paesi europei in cui la tassa sui rifiuti è ancora prevalente come forma di finanziamento della gestione dei rifiuti urbani. Ad eccezione del Regno Unito, che ha un impianto normativo che non presenta i presupposti per passare alla tariffa, infatti, il sistema tariffario è largamente applicato in tutto il centro e Nord Europa: tariffe puntuali sono ormai largamente in uso in Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Svezia e Svizzera. Tariffe volumetriche sono ampiamente applicate in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Svizzera".
Sostanzialmente d'accordo sulla tariffa anche Federambiente. "La tariffa è uno strumento fondamentale per far compiere alle aziende di gestione dei servizi d'igiene ambientale il salto verso una loro piena responsabilità imprenditoriale - commenta Daniele Fortini, presidente dell'organizzazione.
"La tariffa riscossa dal gestore - prosegue Fortini - lo impegna a una gestione attiva della propria finanza, oltre a permettere il sostegno alle buone pratiche ambientali anche attraverso la principale leva economica. Auspichiamo che la tariffa sia adottata da tutti i Comuni italiani, anche se è da correggere profondamente la modalità gravemente inadeguata con la quale il nuovo codice ambientale tratta la materia."
Come funziona e cosa prevede
Torniamo in Italia. Da noi la Tariffa è suddivisa in una parte fissa, determinata in relazione alle componenti essenziali del costo del servizio rifiuti e riferite in particolare agli investimenti per le opere e ai relativi ammortamenti, e in una parte variabile rapportata alla quantità di rifiuti conferiti dagli utenti, al servizio fornito e all'entità dei costi di gestione. A seconda del metodo di calcolo della parte variabile, la tariffa diventa: tariffa puntuale, calcolata misurando la quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti da ciascuna utenza; tariffa parametrica, calcolata sui metri quadri della superficie occupata dall'utente; tariffa volumetrica, calcolata sulla base del numero e delle frequenze degli svuotamenti dei cassonetti o sulla base dei sacchi prelevati. Il metodo di calcolo oggi più diffuso in Italia e quello parametrico. La tariffa puntuale, invece, senza dubbio la più equa, oggi è applicata nel 20% dei Comuni a Tariffa.
L'entrata in vigore della Tariffa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani è stata più volte differita; attualmente, anche in relazione alla recente proroga introdotta con la Legge Finanziaria 2004 (Legge 350/03)", la tempistica prevede per i Comuni che non l'abbiano ancora fatto l'introduzione differenziata al 1 gennaio 2005 e all'1 gennaio 2008 a seconda del numero di abitanti e dello scaglione di copertura dei costi.
Sono cinque gli obiettivi perseguiti con l'introduzione della Tia:
- sostenibilità economica, finalizzata a raggiungere l'equilibrio tra entrate e costi del servizio, compresi quelli legati al recupero degli investimenti indispensabili per l'industrializzazione del settore;
- sostenibilità ambientale, tesa a perseguire la diffusione di comportamenti virtuosi per una maggiore tutela dell'ambiente, da realizzare mediante la creazione di un collegamento diretto tra esborso dei cittadini e quantità di rifiuti prodotti;
- equità contributiva, finalizzata a far sì che si paghi per un servizio nella misura in cui se ne è effettivamente fruito, a costi trasparenti;
- efficienza allocativa, gestionale e dinamica, finalizzata all'ottimizzazione dell'uso delle risorse e alla fissazione di un limite massimo ai ricavi dei soggetti gestori, con l'ottica di privilegiare lo sviluppo imprenditoriale e migliorare la funzionalità produttiva, garantendo qualità, universalità e continuità delle prestazioni;
- semplificazione amministrativa, perseguita attraverso il miglioramento dell'attuale livello di chiarezza e di semplicità dei rapporti con gli utenti, con evidenti vantaggi in termini di rapidità dell'iter burocratico e costi di gestione dello stesso.
I comuni che l'hanno già adottata
Come sta andando? Si stima siano 745 i Comuni già passati a Tariffa, circa il 10% del totale, percentuale che sale al 14% in termini di abitanti (circa 14 milioni), con una distribuzione che si concentra soprattutto al Nord: Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Piemonte sono le regioni con le percentuali più alte. Ma è il Veneto a guidare la lista con 216 Comuni e 3 milioni di abitanti a tariffa (pari al 37% dei Comuni e al 68% della popolazione). "Attivazioni sistemiche - aggiunge Ricci - si registrano in Puglia, soprattutto nella provincia di Taranto, in Sicilia e in tre Comuni della Campania". Ancora assenti, invece, le grandi città, con alcune eccezioni come Venezia, Firenze, Ferrara, Brescia. Un caso a se stante è poi quello di Roma che, da sola, segna 3,1 milioni di abitanti a tariffa, anche se nella capitale si paga di fatto in base alla superficie dell'immobile e al numero dei componenti del nucleo familiare.
Fin qui i numeri. Ma come sta andando il passaggio dalla tassa alla tariffa dal punto di vista degli obiettivi che la sua introduzione aveva posto? "Con i tempi e i problemi che richiede la sostituzione di un sistema semplificato, quello della tassa, per la gestione di un problema molto complesso" commenta Paolo Contò, direttore del Consorzio Priula Treviso 2. "Perché - aggiunge - non è semplice passare dalla banalizzazione di un sistema tributario alla complessità della gestione dei rifiuti".
L'obiettivo meglio raggiunto è senza dubbio quello della sostenibilità economica. Per due ragioni essenziali, spiega Contò: "La prima è che la Tariffa identifica i costi e li imputa alla tariffa stessa, garantendo l'autosufficienza economica ai soggetti gestori. La seconda, diretta conseguenza della prima, è che la logica tariffaria impone di attribuire correttamente i costi sostenuti per l'erogazione del servizio determinando, in diverse occasioni, una riduzione di evasione ed elusione".
Unica criticità è rappresentata dagli aumenti, a volte significativi, che si possono registrare nel passaggio da Tarsu a Tariffa: "Con la tassa le utenze sono differenziate in poche categorie - spiega Contò - con la tariffa, invece, sono molte di più ed hanno un peso differente a seconda, per esempio, dell'attività svolta. In questo modo può succedere che la spesa aumenti, ma in realtà è solo perché era inadeguata la tassa". "Senza dimenticare però - ricorda Ciafani - che la mancata copertura totale dei costi del servizio possibile con la 'vecchia' tassa veniva integrata grazie ad altre entrate comunali come ad esempio l'Ici, l'imposta sugli immobili. Insomma sugli aumenti dei costi complessivi per i cittadini in seguito al passaggio alla tariffa rifiuti bisognerebbe essere più cauti e imparziali".
Meno vicino appare, invece, il raggiungimento degli altri obiettivi. "Non c'è da stupirsi - commenta Contò -: il problema è che abbiamo abbandonato un modello, quello della tassa, che non rappresentava la gestione dei rifiuti per passare a un modello che, al contrario, deve rappresentare questa complessa problematica sia sul piano economico che su quello gestionale. Non bisogna poi commettere l'errore di pensare che la tariffa sia la soluzione a tutti i problemi. È solo uno, importante ma uno, dei tanti elementi che concorrono al sistema della gestione dei rifiuti: maggiore è il funzionamento delle altre componenti, migliori sono i risultati". Un esempio? La Provincia italiana con la percentuale più alta di Comuni a tariffa, il 78%, è quella di Treviso. Guarda caso, la stessa che registra la più alta percentuale di raccolta differenziata in Italia.