LETTI PER VOI - I PM10 non sono i «cattivi» del traffico
Una ricerca del Dipartimento di Chimica dell'Università di Bari evidenzia che le sorgenti principali di particolato fine, misurato in termini di massa, non sono direttamente riconducibili ad attività antropiche - da Villaggio Globale
08 May, 2006
Il traffico è colpevole per i livelli d'inquinamento atmosferico urbano ma i «cattivi» non sono i PM10, anzi andrebbero assolti dalle responsabilità di blocchi al traffico.
È la notizia che emerge dalle prime risposte, dopo analisi accurate, presentate dai Proff. Paolo Bruno, Maurizio Caselli e Gianluigi de Gennaro del Dipartimento di Chimica dell'Università di Bari in occasione dell'incontro tenutosi a Molfetta, organizzato nell'ambito dei Programmi di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (Prin) finanziati dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
Ridurre le emissioni di polveri fini prodotte dal traffico è certamente utile per migliorare la qualità dell'aria complessivamente, ma non contribuisce a ridurre significativamente i livelli di particolato PM10 nell'area urbana di Bari.
Le sorgenti principali di particolato fine, misurato in termini di massa, non sono direttamente riconducibili ad attività antropiche. Le concentrazioni di polveri e la loro composizione risultano omogenee su una vasta area di territorio, si relazionano con la meteorologia regionale e solo in piccola percentuale sono prodotte da attività locali.
In quella che possiamo definire la chimica dell'atmosfera, avvengono reazioni come in un'ampolla di un laboratorio chimico: il traffico produce microinquinanti (Idrocarburi policiclici aromatici più metalli pesanti) pericolosissimi e ancora non monitorati correttamente. Per gli Ipa esiste una normativa ma non un accurata rilevazione e dei metalli si considera solo il piombo... e così, in quest'ampolla dell'atmosfera capita di trovare nitrati, solfati e ammonio in quantità pericolose. E l'altra novità emersa è che si tratta di una situazione riscontrata in altre realtà urbane.
Il contenuto di microinquinanti, Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa) e metalli pesanti, presenti nelle polveri è determinato dalle sorgenti locali (traffico, attività industriali, etc.) e dalle condizioni meteoclimatiche. Particolarmente eclatante è il caso di Taranto, dove gli impatti dei microinquinanti prodotti nella zona industriale inficiano pesantemente la qualità dell'aria dei quartieri periferici dell'area urbana limitrofi alla stessa zona industriale.
I risultati di queste analisi si riferiscono a diciotto mesi di indagini intensive effettuate nell'ambito del progetto «Studio integrato sul territorio nazionale per la caratterizzazione ed il controllo di inquinanti atmosferici» (Sitecos) nelle aree urbane di Bari e di Taranto (comuni che hanno aderito al progetto).
L'evento, primo nel suo genere, ha messo insieme le unità operative universitarie di 3 progetti Prin che operano nell'ambito della valutazione della qualità dell'aria: il progetto Sitecos, coordinato dal prof. Bruno, il progetto «Caratterizzazione delle proprietà ottiche e microfisiche degli aerosol mediante differenti tecniche sperimentali e calcolo degli effetti radiativi indotti dagli aerosol: uno strumento chiave per definire una climatologia degli aerosol», coordinato dalla Prof.ssa Maria Rita Perrone dell'Università di Lecce ed il Progetto «Trattamento statistico della complessità e dell'incertezza negli studi ambientali», coordinato dalla prof.ssa Daniela Cocchi dell'Università di Bologna, Presidente della Società Italiana di Statistica.
L'incontro, a cui hanno partecipato oltre che i coordinatori nazionali dei tre progetti i rappresentanti di tutte le unità operative (Università di Bari, Bergamo,Bologna,Catania, Firenze, Insubria, Milano Bicocca Padova, Roma La Sapienza, Torino, Trieste) ha rappresentato un importante momento di sintesi e di raccordo tra esperti di discipline diverse (chimici, fisici, statistici) che hanno in comune il medesimo oggetto di indagine oltre che un bel esempio di coordinamento delle risorse e delle informazioni tra progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale.
Particolare interesse hanno suscitato i risultati dell'unità di Bari, perché rappresentano le prime indagini organizzate con sistematicità e rigore metodologico realizzate nel meridione d'Italia. Tali osservazioni significativamente differenti da quelle rilevate nella pianura padana (Milano, Bologna) hanno permesso di evidenziare una complessità fenomenologica nella formazione di particolato fine che confuta l'ipotesi di una situazione omogenea su tutto il territorio nazionale. In sintesi, si rimette in discussione la possibilità di estendere il fenomeno padano al resto dell'Italia e si demitizzano le più accreditate ipotesi circa il contributo degli aerosol marini alla concentrazione delle polveri fini nei siti costieri.