Londra: che energia, sindaco Livingstone…
Presentato il piano per l’energia nella capitale inglese . Bioarchitettura, fonti energetiche rinnovabili, piccole centrali di quartiere: la rivoluzione energetica del nuovo piano del sindaco di Londra
31 January, 2003
di Alina Lombardo Londra, anno 2050: la capitale britannica ha ridotto le sue emissioni di anidride carbonica di oltre il 60 per cento rispetto ai livelli del 1990, come raccomandato nel 2000 dalla Royal Commission on Environmental Pollution. La città è disseminata di piccoli generatori di corrente elettrica che sfruttano fonti rinnovabili e di impianti che producono energia e calore da destinare al riscaldamento di uffici, abitazioni e piccole fabbriche. Con l’aiuto di un sistema di gestione computerizzato, la domanda e l’erogazione di energia sono distribuiti senza sprechi e l’efficienza energetica è massimizzata, con grandi vantaggi per la salvaguardia dell’ambiente e per il portafogli dei consumatori. Il trasporto automobilistico è affidato in prevalenza a veicoli a zero emissioni alimentati a idrogeno. E grazie al decentramento del sistema energetico, si sta sviluppando un’emergente economia dell’idrogeno, un’economia verde che ha dato vita a un settore altamente competitivo per Londra e per l’intero Regno Unito, contribuendo alla prosperità dell’economia britannica. Fantascienza? No, sono alcuni degli obiettivi dichiarati del sindaco di Londra, Ken Livingstone, nella sua Bozza di strategia energetica per il prossimo decennio. «Oggi» spiega il primo cittadino nella presentazione del suo piano, «Londra usa più energia dell’Irlanda e circa la stessa quantità di Grecia o Portogallo». Con consumi così elevati, prosegue Livingstone, abbiamo una grossa responsabilità per ciò che riguarda i cambiamenti climatici e la qualità dell’aria che respiriamo: «ogni anno, nella nostra città, muoiono prematuramente circa 1600 persone per patologie legate all’inquinamento». Per realizzare il suo programma, Livingstone ha fissato una precisa gerarchia nella gestione energetica, tre step da seguire inderogabilmente in questo ordine: 1. utilizzare criteri di massima efficienza energetica , eliminando ogni spreco, in modo da ridurre la domanda; 2. usare fonti energetiche rinnovabili e ridurre al minimo la produzione di energia da combustibili fossili; 3. produrre l’energia con massima efficienza (esempio: cogenerazione)per tutti i casi in cui non è praticabile l’uso di fonti rinnovabili. 1. Efficienza. La realizzazione dello step 1 nel settore abitativo (responsabile per il 44% dei consumi totali di energia) significa, per esempio, che le 300mila nuove abitazioni che si prevede saranno costruite nei prossimi 15 anni nella capitale siano realizzate secondo le procedure standard (Sap, standard assessment procedure) basate su precisi criteri di sostenibilità ed efficienza energetica. Il Sap è calcolato sul rapporto tra la superficie di una abitazione e la temperatura ad essa adeguata (calore in inverno e fresco in estate), basandosi sull’isolamento dell’edificio in cui è inserita. La scala del Sap va da un minimo di 1, per edifici con elevata inefficienza energetica, a un massimo di 120 per edifici con elevata efficienza. Oggi a Londra la maggior parte delle abitazioni si colloca nella fascia più bassa di questa scala e il 16% ha un Sap inferiore a 30. Obiettivo del sindaco è portare tutte le case di Londra a un Sap superiore a 30 entro il 2010. La massimizzazione dell’efficienza energetica, naturalmente, riguarda anche il settore pubblico e commerciale (che registra consumi pari al 30% del totale). Qui il piano energetico del sindaco individua nella bioarchitettura la strada da seguire per ridurre i consumi: si parla di massimo sfruttamento della luce naturale, di pannelli solari per la produzione combinata di calore ed energia, di studiare l’esposizione degli edifici in fase di progettazione, in modo da poter sfruttare al meglio gli elementi naturali (luce, calore, ventilazione). Quanto ai trasporti, infine, che contribuiscono per più del 20% al consumo totale di energia, il sindaco promette di impegnarsi ad incoraggiare un maggior uso di mezzi pubblici, di realizzare percorsi pedonali e ciclabili e di utilizzare combustibili alternativi a quelli fossili, a cominciare dall’idrogeno: «i maggiori produttori di automobili stanno sviluppando tecnologie che utilizzano questo combustibile a zero emissioni e le prime autovetture dovrebbero essere commercializzate dal 2005. E Londra è una delle 9 città che introdurrà già dall’anno prossimo, in via sperimentale, autobus a idrogeno». 2. Fonti rinnovabili. Secondo Livingstone, Londra può ragionevolmente prevedere di fornire entro il 2010 almeno il 14% dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili: soprattutto da energia solare (il piano prevede l’installazione di impianti fotovoltaici in almeno 10mila abitazioni e in 100 edifici commerciali e pubblici); da energia eolica, con l’installazione di aerogeneratori lungo le rive del Tamigi; dall’utilizzo di biomasse (Londra produce ogni anno oltre centomila tonnellate di legno dalle attività di manutenzione del verde e oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti organici) per la produzione di calore. 3. Fonti non rinnovabili. E se le fonti rinnovabili non dovessero bastare a soddisfare il fabbisogno energetico della città, il piano ammette il ricorso ai combustibili fossili, massimizzandone però l’efficienza con l’utilizzo delle più sofisticate tecnologie. Per esempio, attraverso la produzione combinata di calore ed energia (Chp): entro il 2010, si legge nel piano, il sindaco conta di raddoppiare la capacità di Chp della città. Il piano che, come di consueto per i piani di Livingstone sarà sottoposto a consultazione pubblica fino al 22 aprile 2003, può essere scaricato nella sua versione integrale (circa 400 pagine) dal sito del Comune di Londra