"Fumo peggio dello smog"
Il dossier del Centro Studi sui Sistemi di Trasporto - da La Stampa del 15.12.2006
15 December, 2006
Quando si parla di smog «è meglio subito sgombrare il campo dai luoghi comuni, come quello secondo cui i telefonini provocano il tumore al cervello o per cui mangiare pane surgelato porta al cancro allo stomaco». Il professor Umberto Veronesi, parlando nella sala in cui gli operatori dell’automobile sono riuniti per ribaltare, dati alla mano, le convinzioni fin qui diffuse sulle quattro ruote «cattive» nell’inquinare le città, tiene a rimettere le cose a posto.
«Non è vero - dice Veronesi - che le polveri sottili (PM10) sono tra le principali cause di tumore ai polmoni. Dire questo significa perdere di vista il vero problema: il fumo di sigaretta, che resta causa dell’80% di queste patologie». Altrimenti non si spiegherebbe come mai a Vercelli l’incidenza del carcinoma polmonare, con l’81,2%, è superiore che a Torino (53,9%) e come mai, ancora, in Lombardia a Varese, Como e Sondrio si muore di più che nell’inquinata Milano.
I ricercatori del Centro Studi su Sistemi di Trasporto, presenti in sala, raccolgono la palla dal professore e vanno oltre il dato strettamente medico. Presentano il loro studio, commissionato da Unrae, l’associazione che riunisce le case automobilistiche estere, e dall’Anfia, l’associazione che rappresenta la filiera italiana industria dell’auto, con il patrocinio dell’Aci, e affondano le tesi che vorrebbero anche le auto più recenti corresponsabili dello smog da polveri sottili. Quindi smentiscono l’utilità dei blocchi del traffico, delle targhe alterne, di tutte le limitazioni che coinvolgono le auto più recenti.
Il motivo è semplice: per le auto di nuova generazione, quelle che sul libretto di circolazione risultano compatibili con le direttive «Euro 3» ed «Euro 4», quelle di penultima e ultima generazione, l’incidenza nell’emissione di polveri sottili è minima, si piazza all’1-2% su scala nazionale (contro l’8% della voce generale delle vetture) e al 2,5-3% su scala metropolitana, contro il 20-22% delle auto prese nel loro insieme. Di qui il corollario: durante i blocchi di traffico, fermare anche le auto più nuove è inutile, visto che la riduzione di PM10 da gas di scarico apportata da queste è appena del 3%. Un beneficio che, nel caso delle targhe alterne, si riduce addirittura all’1%.
In totale, il trasporto stradale è artefice del 29% delle emissioni di PM10, il resto è addebitabile ad altro come le emissioni industriali, i processi produttivi e il riscaldamento. Anche per questo, secondo i ricercatori, la soluzione al problema andrebbe trovata al di fuori dei semplici blocchi della circolazione che nelle aree monitorate tra il 2004 e il 2005 - Milano, Torino, Roma e Bologna - hanno generato «effetti sull’andamento delle emissioni di PM10 generalmente contraddittori e sostanzialmente privi di una logica causa-effetto».
Come agire? Anzitutto considerando l’incidenza di altri fattori, come l’influenza delle attività produttive locali, che portano il PM10 a essere ben al di sopra dei livelli di guardia in località insospettabili, come Bormio, in alta Valtellina, in mezzo all’aria fresca delle vallate alpine. Quindi considerando uno svecchiamento del parco auto. «La realtà - dice Franco Lucchesi, presidente dell’Aci - è che finora abbiamo usato lo spauracchio dell’inquinamento pericoloso per la salute per risolvere, coi blocchi, il problema del congestionamento del traffico che andrebbe affrontato diversamente».
<b>I primi quattro fattori di rischio</b>
1. Alimentazione 35%
Per prevenire il cancro, meglio privilegiare una dieta moderata e povera di grassi, ricca di frutta e verdura
2.Tabacco 30%
Il fumo di sigaretta resta il vero nemico da battere e laddove il suo consumo è più frequente il tumore si diffonde con maggiore facilità
3. Infezioni 10%
Alcuni virus responsabili di infezioni possono causare la distruzione del dna delle cellule e provocare lo sviluppo del cancro
4. Maternità 7%
Sono legati all’età del menarca, della prima gravidanza, dell’allattamento e della menopausa, in relazione essenzialmente al tumore al seno