The Green Big Apple: New York e la rivoluzione verde annunciata
Dal Summit C40 il discorso di apertura del primo cittadino Michael Bloomerg. Traduzione in italiano. Come è nato e a cosa punta il PlaNYC.Prima sintesi in italiano e limk in inglese L'introduzione di un pedaggio a Manhattan. I taxi per metà ibridi entro il 2010
23 May, 2007
Dal Summit di New York C40 appena concluso, vi proponiamo il discorso di apertura del Sindaco Michael Bloomberg.
<b>Attenzione, nota della redazione</b>: il sindaco di New York si propone di ridurre del 30% entro il 2030 le emissioni attuali. Il sindaco di Londra almeno sulla carta lo supera perchè propone il 60% di abbattimento entro il 2025 rispetto ai livelli del 1990.
Traduzione a cura di <b>Lorenzo Fracastoro</B>
<i>Buon pomeriggio a tutti e benvenuti a New York, la città più internazionale del mondo. E in questo spirito, lasciatemi dire anche: bienvenidos – wilkommen – huan ying e bienvenue. Potrei continuare con qualche altra lingua, ma non voglio che nasca un incidente diplomatico per colpa mia.
Ciò stonerebbe davvero con l’atmosfera di forte cooperazione di questo storico summit sul climate change, che ha portato i leader e gli uomini di affari delle città più grandi del mondo proprio qui, a New York, città che – modestamente – ritengo la migliore al mondo: in America è la città più sicura, con il più alto tasso di bond rating e con il più basso tasso di disoccupazione, e con il migliore sistema di scuola pubblica. Questi sono risultati inaspettati per una città che una decina d’anni fa era considerata da molti “ingovernabile”, con il crimine che imperversava, i parchi pieni di erbacce, i sottopassaggi cadenti e la gente sopraffatta dalla disperazione.
Che contrasto con la città d’oggi!
Abbiamo lavorato sodo per recuperare la nostra città, e i risultati sono andati oltre le previsioni più ottimiste.
Ora, avendo conseguito questi successi, possiamo e dobbiamo anche affrontare le sfide che il climate change ci pone.
Perché questo è un momento decisivo per i newyorkesi, e per i cittadini di tutte le città presenti a questo summit C – 40. Dalla prima conferenza di Londra nel 2005, siamo arrivati a un punto chiave nel capire le cause e le conseguenze del climate change.
Mentre <b>abbiamo ancora molto da imparare sul riscaldamento globale</b>, mentre l'indagine scientifica sul questo argomento rimane di massima importanza – è ormai chiarissimo che <b>la ricerca deve essere abbinata ad azioni decisive nelle sfere politiche ed economiche</b>. Ora che sappiamo senza dubbio che il riscaldamento globale è una realtà, la domanda a cui dobbiamo rispondere è: <b>"Che cosa stiamo facendo a questo proposito?"</b>. Ed è una sfida che riguarda tutti: <b>il global warming ci rende anche cittadini globali</b>.
Lasciatemi citare alcune delle conclusioni formulate da <b>Nicholas Stern</b>, l’ex capo degli economisti della Banca Mondiale, pubblicate nel suo celebre rapporto sul global warming dello scorso ottobre. Dell'effetto delle emissioni di gas della serra sul clima globale, ha detto: “Se non sarà intrapresa nessun'azione per ridurre le emissioni, la concentrazione dei gas serra nell'ambiente potrebbe raggiungere un livello doppio a quello pre-industriale già nel 2035.” Questo, ha avvertito, produce aumenti di temperatura che 'sono molto pericolosi, e che avranno seri effetti sotto ogni punto di vista'. Tutti i paesi sarebbero influenzati, 'dal rischio di distruzione delle principali attività economiche e sociali in modo simile a quello delle Guerre Mondiali e alla depressione economica della prima metà del ventesimo secolo’.
Possiamo e dovremmo prendere a cuore la conclusione sottolineata fortemente questo mese nella <b>Conferenza intergovernativa delle Nazioni Unite</b> sul cambiamento del clima che si è appena conclusa a <b>Bangkok</b>: non dobbiamo scegliere fra combattere il cambiamento climatico da una parte e promuovere crescita e sviluppo dall’altra. <b>Affrontare il climate change è l’unico modo ragionevole e possibile per una strategia di sviluppo e crescita a lungo termine</b>. Sempre più, gli uomini di affari, come pure i funzionari di tutto il mondo lo riconoscono. Quanto sottolineato a Bangkok viene riconosciuto anche dagli interessi personali anche con implicazioni relative all’autoconservazione. E non c’è nulla di discordante in questo! Nella strategia di <b>lotta al cambiamento climatico</b>, sarà il <b>settore pubblico</b> a condurre la partita. Le città consumano 75% dell'energia mondiale e producono 80% dei relativi gas serra. Così mentre il riscaldamento globale richiede chiaramente azione da parte dei governi nazionali ed internazionali, anche noi sindaci possiamo e dobbiamo avere un ruolo chiave. Londra, Stoccolma e Singapore hanno per primi introdotto la tariffazione del traffico veicolare, mentre altre città, da Parigi a Shangai a Delhi, si muovono verso una nuova concezione del trasporto di massa. Chicago sta improvvisamente riempiendo di verde le sue strade, Berlino i tetti dei suoi più grandi edifici...Davvero tutte le città presenti a questo Summit stanno facendo la loro parte.
In verità c’è un <b>rapporto controverso tra global warming e grandi città</b>. Se da un lato noi contribuiamo così pesantemente al climate change, dall’altro siamo fra i luoghi più amici dell’ambiente e più sostenibili sulla faccia della terra!
Perché i nostri <b>negozi</b> sono spesso <b>raggiungibili a piedi</b> dalle nostre case - perché tanti dei nostri cittadini utilizzano il <b>trasporto pubblico</b>, perchè le case e gli appartamenti sono - o tendono a essere - relativamente compatti e costruiti uno vicino all’altro, per questo il nostro <b>peso sulle emissioni</b> globali è ridotto.
I fattori che ho appena menzionato aiutano a capire perché, fra tutte le città, <b>New York è senza ombra di dubbio la più sostenibile</b>. Ma questo non vuol dire che i miei concittadini vogliano riposare sugli allori, o compiacersi di quanto virtuosi dal punto ambientale siamo. Al contrario, abbiamo preparato una nuova e innovativa strategia che ci aiuterà a vincere le sfide che il cambiamento climatico ci porrà.
Questa è la nostra impronta blu - o dovrei dire verde? – per fare della <b>Big Apple una Green Apple</b>. E’ il risultato del “<b>PlaNYC</b>” (piano per New York), un processo diretto da Dan Doctoroff, il nostro deputato Maggiore per lo Sviluppo Economico e la Ricostruzione. Ma, a essere franco, il climate change non era l’obiettivo originale del PlaNYC.
Il PlaNYC prese vita un anno e mezzo fa, come <b>lavoro di pianificazione strategica dell’uso del territorio</b>, come uno sforzo per preparare la nostra città alla <b>crescita di popolazione</b>, che aumenterà di <b>900mila persone entro il 2030</b>. Presto ci accorgemmo che non si può formulare un piano per l’uso del territorio senza pensare al trasporto, e non si può pensare al trasporto senza pensare alla qualità dell’aria.
Non si può pensare alla qualità dell’aria senza pensare all’energia, e non si può pensare all’energia senza indirizzarsi all’argomento centrale di questo summit C-40: il global warming.
Ognuno di questi temi è interconnesso con gli altri, e per questo abbiamo allargato i nostri orizzonti. Abbiamo pensato a una visione più ampia, che indirizzi tutte le città alle sfide ambientali a lungo termine.
Per far sì che questo approccio prendesse piede, abbiamo creato un <b>Tavolo Consultivo sulla Sostenibilità</b>, fatto da personalità importanti di New York dei settori pubblico, privato e no-profit. Così sono nati incontri con i cittadini, presentazioni, ed è nato anche un sito web interattivo. E abbiamo chiesto ai newyorkesi di aiutarci a ideare soluzioni alle sfide della crescita, dell’invecchiamento delle infrastrutture, di un ambiente urbano sempre più assediato.
Mentre mettevamo in atto le <b>iniziative del PlaNYC</b>, abbiamo visto che tutte - dal miglioramento del drenaggio dell’acqua con il verde pubblico, alla promozione del risparmio energetico nelle case, negli uffici, nelle scuole e negli edifici pubblici - tutte ma proprio tutte, avrebbero <b>tagliato la produzione di gas serra</b>: questo ci aiuterà a raggiungere l’ambizioso ma vitale scopo di New York di <b>tagliare del 30%</b> le emissioni di gas serra nei prossimi <b>10 anni</b>. E nel tempo che mi rimane, vi parlerò dei nostri obbiettivi sui gas serra.
<b>Se non agiamo con fermezza, l’aumento della popolazione insieme all’aumento dei consumi, farebbe aumentare del 25 – 30 % le emissioni di anidride carbonica per il 2030</b>.
Quindi, per raggiungere il nostro scopo di abbattere del 30% le emissioni attuali, abbiamo stilato un programma che prevede <b>tre elementi principali</b>. Il primo parte dal fatto che a New York ci sono più di <b>900mila edifici</b>, che pesano per il <b>70%</b> sulle emissioni.
Quindi un obbiettivo importante sarà l’incentivazione di <b>combustibili per il riscaldamento più puliti</b>, nonché migliori tecnologie per il condizionamento. Una seconda grande fonte di emissioni sono le <b>centrali elettriche</b>, delle quali <b>rimpiazzeremo</b> le più <b>vecchie e inquinanti</b>. Promuoveremo anche l’uso di <b>energie rinnovabili</b>, e questo, a nostro parere, ci farà risparmiare <b>11 milioni di tonnellate di anidride carbonica da qui al 2030</b>.
E il nostro terzo obiettivo è quello di ridurre le emissioni legate al <b>trasporto</b>: il che implica la <b>riduzione del numero di veicoli</b> nelle nostre strade e autostrade. Dovremo quindi aumentare i mezzi pubblici, e applicare un’idea che ha avuto successo in tre città che aderiscono a questo summit: Londra, Stoccolma e Singapore – e l’idea è il “<b>congestion pricing</b>” (pedaggio del traffico) nelle <b>strade di Manhattan sotto la 89th strada</b>. Saremmo così la <b>prima città americana ad sperimentare il “congestion pricing”</b>, ed essere i primi è sempre difficile. Ma spero vivamente che questo diventi realtà.
Da destra a sinistra, da molti opinionisti dei nostri giornali cittadini, molte persone che solitamente non ci danno mai ragione, ora sono d’accordo sul fatto che è tempo di lavorare insieme per il futuro di New York.
E ieri ero nella nostra capitale, Albany, e penso che la nostra visione sui trasporti sia una linea guida per i leaders del nostro Stato, la partnership dei quali è per noi di massima importanza.
Lavorando per raggiungere i nostri obbiettivi, promuoveremo con forza lo sviluppo di tecnologie emergenti, come l’energia solare, le centrali nucleari sicure e pulite e le celle a combustibile.
Ma <b>non possiamo far conto sulle tecnologie del futuro per rimandare ciò che dobbiamo fare oggi con urgenza</b>. Sappiamo anche che, come città costiera, New York si deve preparare alle conseguenze del climate change, come la possibilità di tempeste più intense e l’innalzamento del livello del mare. E ci sono <b>costi inevitabili</b> per pianificare una risposta a queste emergenze. Ma questi costi sono <b>irrilevanti</b> paragonati al prezzo delle eventuali catastrofi che la mancanza di azioni potrebbe provocare – un prezzo che sarebe pagato dai cittadini di New York e di tutto il mondo.
Infine, lasciatemi riprendere qualche parola di <b>Martin Luther King</b>, in un discorso del ’61: “il grande problema di oggi è che abbiamo lasciato che i mezzi con i quali viviamo abbiano superato gli scopi per i quali viviamo”. Il nostro genio scientifico – disse – ha rimpicciolito il tempo e le distanze e fatto di questo mondo un “vicinato”. Ora, attraverso il nostro sviluppo morale e spirituale, dobbiamo farne un fatto di “fratellanza” (brotherhood). E vorrei aggiungere di “sorellanza” (sisterhood).
Possa lo spirito di responsabilità condivisa investirci nel nostro lavoro in questo Summit, e nello stesso modo quando torneremo nelle nostre città.
Grazie ancora e Dio vi benedica tutti.</I>