Maria Grazia e la \"casa passiva\" la sfida di un architetto testardo
Con un minimo aiuto energetico, si ha un clima tra i 20 e i 24 gradi in ogni stagione. Si riscalda e si raffredda grazie a una serie di accorgimenti e di materiali - da La Repubblica del 20.07.2007
20 July, 2007
CARLO PETRINI
Sapete cos´è una "casa passiva"? E´ una casa che si riscalda e si raffredda grazie alla sua stessa struttura, al modo in cui è costruita, all´isolante che sta nei muri e nel tetto, ai tripli vetri, a piccoli e grandi accorgimenti per non far entrare l´aria calda d´estate e quella fredda d´inverno. Con un minimo apporto energetico, una casa passiva, che non ha termosifoni né condizionatori d´aria si mantiene al di sopra dei 20 gradi d´inverno e al di sotto dei 24 d´estate.
Sapete dove sta la casa passiva più interessante d´Italia? A San Bartolomeo, frazione di Cherasco, un comune in provincia di Cuneo che conta complessivamente circa 5mila abitanti, tra noccioleti e vigne. Qui abita Maria Grazia Novo, classe 1970, laurea in architettura, sorriso d´ordinanza: un aggraziato coagulo di testardaggine e competenza, buone maniere e determinazione. «Mi sono laureata nel ‘96 con una tesi sul restauro conservativo. Dovevo decidere a cosa dedicarmi. La bioarchitettura era un campo interessante e soprattutto nuovo e distinguersi in questa professione è importante». Così inizia a frequentare corsi e ad andare dove si può imparare: Austria, Alto Adige. A Bolzano le norme per le costruzioni nuove impongono di fare case che consumino il meno possibile. Le altre regioni italiane sono ancora lontanissime da tanta efficienza, anche se qualcosa inizia a muoversi.
Impara, studia, viaggia. Torna indietro con la testa piena di informazioni e modelli architettonici… inapplicabili. «Avevo chiaro il problema tecnico, ma non volevo fare baite altoatesine a Cherasco! Volevo rispettare questo paesaggio, dimostrare che si potevano trovare soluzioni estetiche adeguate». Ma quando hai solo una laurea e qualche corso di specializzazione da esibire è difficile che qualcuno ti metta in mano i suoi soldi e ti dica di sperimentare nuove teorie a spese sue. Ma lei non si perde d´animo: «Intanto mi ero sposata, nel 99, nel 2001 era nato il mio primo figlio, e dovevamo cambiare casa. Decisi di usare la mia casa per dimostrare che le case passive funzionano e che possono funzionare dovunque». Detto fatto, rade al suolo la vecchia costruzione di campagna appena acquistata nel 2004, salva e riutilizza tutti i vecchi mattoni, ruota lievemente la struttura per orientarla meglio rispetto al sole, e inizia la costruzione. Certo, con impresario e muratori non è stato semplice all´inizio ma «io vengo da una famiglia che ha sempre lavorato nell´edilizia, sono abituata ai cantieri, non mi spavento anche se bisogna insistere e ripetere mille volte le stesse cose». Fa di più: porta l´impresario in Austria, a vedere le case passive in legno. Lui abbozza, ma le chiama «cucce per cani»…
Iniziano i lavori a febbraio 2005, con una novità in arrivo: l´architetto aspetta la seconda figlia e segue il cantiere con il pancione: «Ma non era possibile fare diversamente, c´erano troppe cose nuove anche per chi lavorava, e in queste costruzioni la posa dei materiali è fondamentale. L´isolante non deve avere interruzioni, i tubi degli impianti elettrici vanno siliconati uno ad uno, gli infissi devono essere montati in modo diverso, le bocchette per la ventilazione vanno posizionate come si deve…». Le maestranze eseguono, sempre meno scettiche, sempre più partecipi. A dicembre 2005, nel cuore di un inverno particolarmente rigido, Maria Grazia, il marito, il figlio di 4 anni e la figlia di 6 mesi entrano nella loro casa passiva. Oggi, con circa 350 euro di elettricità all´anno funziona la pompa elettrica per il ricambio d´aria e c´è l´acqua calda.
Complessivamente la costruzione è costata un 5% in più di quel che sarebbe costata una costruzione «tradizionale»: l´isolamento costa, certo, ma non fare l´impianto dei termosifoni fa risparmiare molto. «Io ero sicura che avrebbe funzionato, ma l´andare a viverci con la mia famiglia, e con una bimba così piccola, è servito a spazzare i residui di scetticismo anche degli altri, e il lavoro è iniziato ad arrivare». A Filippo, che oggi ha 6 anni, all´inizio spiaceva non avere i termosifoni su cui poggiare i vestiti prima di indossarli. Ma la temperatura, anche nei bagni, rimane costante giorno e notte, al mattino non c´è bisogno di scaldare nulla.