Quelli che... fanno la differenza - Differenziata e ecomafie
Intervista a Mario Codanti, ambientalista, artefice del "miracolo" Montecorvino Rovella (SA): 70% di raccolta differenziata. E nel contempo la lotta alle ecomafie
23 July, 2007
<font size="1"><b><i>Sergio Capelli</i></b></font>
<img src="http://www.ecodallecitta.it/img/codanti.gif" align="left" border="1">Intervistiamo Mario Codanti, l’artefice del “miracolo Montecorvino”, piccolo paese del Salernitano che ha raggiunto e superato in pochi anni quota 70% di raccolta differenziata. Oggi impegnato attivamente sul fronte della lotta alle ecomafie, Codanti ci racconta e si racconta…
<b>Partiamo dalla Raccolta differenziata di Montecorvino Rovella…</b>
Era il 2002. Gestivo la masseria di famiglia. Durante una riunione pubblica in cui si chiedeva al sindaco di rendicontare la situazione dei rifiuti e del loro stoccaggio (a quel tempo si era deciso che ogni comune dovesse smaltire sul proprio territorio i propri rifiuti), feci notare al primo cittadino che, forse, si sarebbe dovuto iniziare a fare la raccolta differenziata. La sua risposta fu: “Ha ragione, faccia lei. La nomino assessore”…
<b>Dunque una nomina in pubblica piazza…</b>
Si, praticamente si.
Premetto che la mia esperienza come amministratore pubblico durò pochi mesi. La nomina avvenne in gennaio, e ad aprile ci furono le nuove elezioni amministrative. Io non avevo alcun interesse ad una candidatura, quindi non fui ri-nominato. Divenni però direttore tecnico della ditta che si occupava della raccolta, la Corvinia Lavoro Srl. E anche in questo caso, come quando ero assessore rifiutai di percepire un compenso per il lavoro svolto
<b>Inizia così il percorso “differenziato” di un piccolo comune del Salernitano. Come si arrivò al 70%?</b>
Gli inizi furono difficoltosi: poiché il contratto della ditta che si occupava della raccolta dei rifiuti sul territorio comunale ancora non era scaduto, inizialmente ci avvalemmo della collaborazione di alcuni lavoratori “socialmente utili”. Togliemmo i cassonetti dalla strada, passando al porta a porta. Ogni 15 giorni comunicavamo alla cittadinanza i risultati raggiunti, cercando di operare nella massima trasparenza. Anche all’interno delle scuole facevamo formazione, ma non solo, inaugurammo un sistema di raccolta “classe a classe”. Nel giro di pochissimo tempo raggiungemmo risultati di tutto rispetto. Nel 2004 fummo premiati da Legambiente come “Comune Riciclane”.
<b>Oggi qual è il livello di raccolta differenziata raggiunto?</b>
Abbiamo superato il 70%. Anche se, parlando con gli addetti ai lavori, nell’ultimo periodo c’è stata una flessione che ci ha fatto scendere di qualche punto percentuale. Credo che sia un fattore naturale. Dopo qualche anno, anche questo sistema, che pure funziona egregiamente, ha bisogno di una rinfrescata, di un “maquillage”…
<b>Rimane comunque la carenza di impianti di smaltimento…</b>
In Campania, dopo 13 anni di emergenza rifiuti, non abbiamo ancora un impianto che funzioni… Gli impianti per la produzione del CDR non funzionano, e sarebbe un miracolo se funzionassero buttandoci dentro il tal quale. Impianti di compostaggio non esistono. Avremo solo il mostro di Acerra, che come sembra normale, finirà nelle mani della camorra… Ed hanno un bel dire “guarda l’inceneritore di Brescia, quello di Basilea”, o qualsiasi altro impianto per dimostrare come altrove funzionino. Qui siamo in Campania. Io ribatto dicendo “guarda l’ospedale di Brescia e di Basilea. Funzionano, e sono fatti di calcestruzzo e mattoni esattamente come quelli campani… ma là funzionano, qua no!”
<b>Cosa fa oggi Mario Codanti?</b>
Sono molto attento al tema delle ecomafie, su cui mi impegno attivamente e costantemente.
E poi, come ho sempre fatto mi occupo della piccola azienda di famiglia: una masseria-agriturismo che produce olive e olio. E da 15 anni allevo asini. Animali in via d'estinzione che da 15 anni allevo nella mia azienda, dove vivono in libertà in un boschetto.
<b>Le due cose sono legate?</b>
Diciamo che il mio interesse al tema delle ecomafie, come spesso accade quando ci si investe in una battaglia, deriva da una situazione personale, legata alla masseria.
Dietro la nostra masseria 25 anni fa è stata aperta una cava abusiva, che ovviamente assolveva anche al ruolo di discarica abusiva. Teniamo conto che siamo nella terra della camorra… Denunciai il fatto alle autorità competenti, e dopo 25 anni di cause vinte, nulla era cambiato. Scrissi una lettera all’allora Presidente della Repubblica Ciampi <i>(in allegato – ndr)</i> e mi misi sulla strada, ostruendone il passaggio con i miei asinelli e una bara. La cosa incredibile è che vennero i Carabinieri e chiesero a me se la manifestazione era autorizzata, senza chiedere nulla agli autisti dei camion che facevano avanti e indietro dalla cava… Alla fine la cava fu chiusa per qualche mese, dopodiché tutto ricominciò come prima. Dovetti scrivere nuovamente al Presidente Napoletano e rimettere in scena la manifestazione. Ad oggi la cava è chiusa, sotto sequestro, e la battaglia dovrebbe essere vinta… ma lo dico sottovoce…
<b>E dal giorno dell’apertura di quella cava…</b>
… è iniziata la mia battaglia alle ecomafie, che dura tutt’oggi.
Dobbiamo partire dal presupposto che la Campania è una terra martoriata dal punto di vista ecologico: è la terra che ha il maggior numero di cave abusive in Europa, cave che diventano inevitabilmente delle discariche. Dati riportati dal Corriere della Sera dimostrano come la camorra abbia smaltito il 43% dei rifiuti tossici italiani. Paradossalmente siamo stati uno dei motori dello sviluppo del nord Italia: le aziende smaltivano sottocosto i propri rifiuti tossici attraverso la camorra, con un notevole risparmio che potevano reinvestire. Sono molti i fusti nelle discariche che portano i marchi delle industri del nord. Quelle di vernici del trevigiano e le concerie del lucchese, solo per fare un esempio…
L’Agenzia Nazionale per l’Ambiente <i>(oggi APAT – ndr)</i> pubblicò alla fine degli anni ’90 uno studio in cui si sottolineava come praticamente tutte le falde acquifere del territorio fossero inquinate dal percolato di queste discariche abusive. E un recente rapporto della Protezione Civile incentrato sulla zona a cavallo fra le province di Napoli e Salerno stabilisce un nesso causale fra un aumento forte dei casi di tumore e la situazione dello smaltimento rifiuti… Tanto per dare un dato: Battipaglia è la città con il più alto numero di tumori d’Italia.
Nel 2004, dopo le manifestazioni contro la riapertura della discarica di Parapoti, sul territorio del comune di Montecorvino, le autorità rimasero colpite dallo stato di degrado del territorio che avevano visto dall’elicottero. Ci promisero monitoraggi e bonifiche. Le stiamo ancora aspettando…
<b>Spesso i Consigli Comunali campani sono stati sciolti per camorra…</b>
Vero, e i sindaci sono stati per anni insigniti della carica di Commissari del Governo per la gestione dei rifiuti, quindi direttamente responsabili della gestione delle discariche “ufficiali”. Chi ci garantisce che anche in quelle non ci siano rifiuti tossici?
Quella di Parapoti, ad esempio. Il Consiglio Comunale a cui faceva capo è stato sciolto per connivenze con la camorra su altri campi <i>(abusivismo edilizio – ndr)</i>. Chi mi garantisce che non ci fossero anche connivenze nel campo dei rifiuti? Alcuni abitanti della zona hanno detto di aver visto dai loro balconi seppellire interi rimorchi carichi di fusti “sospetti”, portati da persone con tute bianche “anti-contagio”. Questi cittadini non faranno mai dichiarazioni ufficiali in tal senso (l’omertà rimane uno stile di vita in queste zone), ma basterebbe un carotaggio per verificare la cosa. Carotaggio che fu promesso, quando portai all’attenzione delle autorità questo rischio. Carotaggio che ancora stiamo aspettando…
<b>Ora però sembra ci sia un piano per lo smaltimento dei rifiuti campani…</b>
Sì, si parla di portare le ecoballe nelle cave… praticamente un tappo di stato sulle nefandezze del passato…