Pierrebì: i bambini hanno un Piano 1997-2003
Sei anni di attività dell’Ufficio del Piano Regolatore per le Bambine e i Bambini
13 January, 2004
I bambini hanno bisogno di un Piano Regolatore La città vista dal basso Con un piano regolatore l’amministrazione comunale pianifica i suoi interventi per migliorare la qualità della vita in una città. Per decidere gli interventi da fare, quali azioni sono più urgenti e necessarie, si riuniscono attorno ad un tavolo urbanisti, architetti, politici, amministratori e rappresentanti delle parti sociali. Succede così che le scelte ricadono su interventi per la viabilità, le attività economiche e così via, tutte cose che interessano la città dei “grandi”. Se fosse data voce ai bambini, invece, le richieste riguarderebbero poche ma importantissime cose: più verde, meno macchine e smog, più spazio per giocare e incontrarsi. Cose che anche i grandi ammettono essere importanti. Perché, se in città si vive male, nonostante la buona volontà di coloro che lavorano per migliorarla, questo dipende da uno smarrimento generale del suo significato come luogo ricco di esperienze da condividere e di libertà per tutti. Dare voce ai bambini: il Pierrebì Per realizzare un piano regolatore che sia veramente di tutti, il Comune di Roma ha deciso di conoscere anche i problemi e le aspettative dei bambini. Lo ha fatto creando un ufficio tutto per loro: è nato così, nel 1997 il Piano regolatore delle bambine e dei bambini, ovvero prb, ovvero Pierrebì. L’obiettivo era di avere una rappresentazione di quello che vedono e sognano i ragazzi, attraverso le loro forme espressive (i disegni, i giochi ecc.) e le domande che fanno agli adulti (genitori, maestri ecc.), fornendo loro gli strumenti per trasformare queste attese in forme comunicabili. Quello che ne è emerso risulta di una semplicità sconcertante: una città ideale dove tutto sta al suo posto e la ricchezza sta in chi ci vive e si muove, una città fatta di persone, con le loro relazioni vitali. Nuovi cittadini, nuovi strumenti Il Pierrebì ha quindi lavorato con i bambini per: • una didattica del territorio che li renda consapevoli; • un’azione comunicativa che li renda visibili; • uno strumento di pianificazione specifico che li renda parte in causa. Sono quindi nati: • i laboratori scolastici di didattica urbanistica; • una serie di strumenti di comunicazione e di eventi; • le Carte delle risorse e delle opportunità inserite tra gli strumenti di pianificazione del nuovo prg. Dal quartiere alla strada… e in mezzo la scuola Muoversi in auto e star fermi a casa La percezione della città è anche un problema di altezza, di relazioni tra scale diverse: i bambini sono piccoli, si spostano poco, non sono autonomi. I bambini trasportati da genitori-taxisti hanno un’idea di città fatta di svolte a destra e a sinistra dopo un percorso diritto. Per questo descrivono il loro quartiere per punti isolati, una specie di casa fatta di stanze-funzioni: l’aula scolastica, l’area gioco del giardinetto, la palestra, la gelateria, la vetrina dei giocattoli ecc. Manca loro la comprensione delle relazione tra i “corridoi” e le “stanze”. Generalmente costretto a casa, il bambino sviluppa la propria esperienza attraverso i media e si inserisce nel ciclo economico di una città scegliendo prodotti direttamente dalla tv e, nel ciclo formativo, riportando a scuola modelli e comportamenti derivati dalla televisione e dai videogiochi. Viene meno in lui la capacità di conoscere la città attraverso rapporti diretti. Cortili e piste ciclabili L’auto privata ha occupato prima di tutto lo spazio pubblico delle strade, poi ha cominciato ad invadere i cortili, luogo privilegiato per il gioco, trasformandoli in caotici parcheggi. Il cortile recuperato al gioco è il primo passo per un’azione di riqualificazione urbana, dall’ambito condominiale a quello di quartiere. Poi, un sistema di percorsi pedonali e ciclabili che colleghino le varie parti della città, per permettere ai pre-adolescenti di esprimere il bisogno di movimento, di avventura, di esperienze autonome. La scuola come luogo di socializzazione La scuola rappresenta oggi uno degli ultimi luoghi di vita associativa, e l’aula dove gli alunni trascorrono le fasi più importanti della loro crescita personale e sociale ne è l’elemento base, centro del sistema di relazioni del quartiere. La scuola sta dunque diventando quello che prima era la strada, la piazza, il cortile condominiale. In particolare nelle periferie è spesso l’unica struttura pubblica aperta ed accessibile alla socializzazione, grazie alla presenza delle strutture sportive e attraverso i momenti di incontro organizzati nel corso dell’anno scolastico. Il Pierrebì entra nelle scuole Il Pierrebì, quindi, per conoscere le esigenze dei bambini li ha incontrati nelle scuole, per valorizzare il loro grande patrimonio di conoscenze e di relazioni. Sono state individuate una o più scuole, in zone rappresentative di realtà urbane critiche o in trasformazione: un quartiere degradato, un abitato periferico in via di riqualificazione, un’area verde da attrezzare. In collaborazione con gli insegnanti, si è avviata una lettura del quartiere, condivisa in rete con le altre scuole. I ragazzi hanno disegnato, fotografato, filmato, intervistato, narrato, inventando microstorie, mettendo in luce disfunzioni, carenze, potenzialità. Proposte a confronto I bambini incontrano i PRU Il Pierrebì interviene principalmente in aree oggetto di recupero e di riqualificazione. Nella maggior parte dei casi, si tratta di ambiti territoriali definiti dai Programmi di recupero urbano (PRU) promossi dall’amministrazione comunale. Una volta costruita la rete delle scuole ubicata nell’ambito dei PRU o nelle aree in via di trasformazione e attivato un progetto di didattica del territorio, comincia la fase dell’elaborazione delle proposte. Dai materiali raccolti prende forma il modello di \"città a misura di bambino\" in cui percorsi pedonali, piste ciclabili, spazi ricreativi, aree verdi attrezzate, cortili condominiali restituiti al gioco e alla socializzazione, prendono consistenza e vengono raffigurati sulle mappe disegnate dai bambini. Questa cartografia semplificata ma espressiva, viene messa a confronto con quella specialistica per delineare nuove strategie di rinnovamento urbano. Dieci punti prioritari Dopo aver lavorato su varie ipotesi di miglioramento, avviene il confronto tra i vari laboratori della Rete delle scuole. In questa sede, mediante la votazione democratica di tutti i bambini, in rappresentanza delle diverse scuole, vengono selezionate le dieci richieste principali, che costituiranno la base propositiva per un quartiere a misura di bambino. Questi dieci punti costituiscono il Manifesto territoriale della comunità scolastica; la diffusione del manifesto presso operatori economici, amministratori comunali, comitati di quartiere, rende possibile un confronto sulle esigenze espresse dai ragazzi e lo spostamento di risorse economiche nei programmi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza. Dalla carta dei sogni alle carte del nuovo Piano Regolatore Come passare dalle buone intenzioni ai fatti concreti, ovvero come trasformare le indicazioni dei bambini in una politica urbana? Soprattutto, come si fa a superare l’intervento straordinario e occasionale con una politica costantemente attenta alla qualità dell’ambiente urbano in cui vivono e vivranno i giovani cittadini? Inevitabilmente, la freschezza espressiva con cui i ragazzi esprimono le loro aspettative – ingenue, spesso utopiche ma sempre significative e importanti – deve poi cedere il posto a scelte concrete se si vuol incidere davvero sul funzionamento di una città. Serve quindi uno strumento di programmazione che contenga indicazioni precise per gli operatori, che renda realmente possibile migliorare gli spazi anche in funzione dei bambini: ecco perché il Pierrebì ha realizzato la Carta Risorse e Opportunità per le bambine e i bambini. La Carta Risorse e Opportunità: una sempre maggiore attenzione all’infanzia La Convenzione sui Diritti dell’infanzia dell’ONU del 20 novembre 1989, ha introdotto per la prima volta l’idea del bambino come soggetto di diritti invece che come oggetto di tutela e protezione. Tra questi diritti c’è anche quello di poter conoscere e fruire dell’ambiente che lo circonda. Conoscere l’ambiente significa anche trasformarlo in un una serie di ‘luoghi mentali’, ricchi di significati simbolici o pratici, collegati sia a spazi urbani pubblici (strade, piazze ecc.), sia a spazi personali (un certo incrocio, un certo angolo verde ecc.). Nell’individuazione delle risorse e delle opportunità che il territorio offre, le relazioni che il bambino instaura nella città e con la città sono da ritenersi indicatori fondamentali della qualità della vita urbana. A livello internazionale, l’attenzione per i diritti del bambino e per l’ambiente in cui vive è testimoniata da numerosi documenti, che hanno dato impulso in Italia a politiche sull’infanzia quali il progetto e il premio “Città sostenibili delle bambine e dei bambini”, il piano governativo per l’infanzia e l’adolescenza, la legge 285/97. La costruzione della Carta Risorse e Opportunità si inserisce in questo quadro programmatico e legislativo. La Carta nel Prg: risorse e opportunità per la città Questo elaborato, inserito nel processo di programmazione urbanistica del nuovo Piano regolatore di Roma, ha lo scopo di stimolare l’amministrazione locale (in particolare i Municipi) – e i tecnici che intervengono nel territorio – a considerare le esigenze dei bambini già in fase di programmazione territoriale. Si tratta di un elaborato di gestione del territorio, quindi aggiornabile, che non si limita a offrire una rilevazione dell’esistente, ma contiene anche indicazioni progettuali. Intervenire in un campo, quello urbanistico, nel quale tradizionalmente le politiche a favore dell’infanzia si limitano a elaborazioni teoriche o interventi sporadici, con un vero e proprio strumento di programmazione esclusivamente dedicato all’infanzia non è cosa semplice. Ma a Roma, con un Piano regolatore fortemente orientato alla massima condivisione del processo programmatico, si è creata un’occasione unica per promuovere questo nuovo tipo di strumento. Il percorso 1 Il Pierrebì incarica un’associazione, che abbia i requisiti adatti, ad avviare i laboratori nelle scuole per raccogliere indicazioni utili all’elaborazione della Carta. 2 Nei laboratori si introducono elementi conoscitivi e attrezzature tecniche per tradurre in proposte fattive le esigenze dei ragazzi. 3 Il Pierrebì prepara una bozza sulla base degli elementi informativi relativi all’infanzia presenti nelle tavole del Prg. 4 Prima stesura della Carta in collaborazione con gli uffici tecnici dei municipi. 5 In un Consiglio municipale aperto vengono discusse le proposte dei ragazzi in relazione alla Carta. 6 “Propostit”, ovvero la Carta con le osservazioni raccolte nel Consiglio municipale aperto. 7 Presentazione in Consiglio municipale della stesura definitiva aggiornata con le osservazioni raccolte dalla comunità scolastica. 8 Il Consiglio municipale adotta la Carta e indica gli interventi prioritari da realizzare nei successivi tre anni. 9 In un momento pubblico e di forte valenza comunicativa vengono presentate le proposte emerse, che vengono anche riportate in un manifesto del Pierrebì con i dieci punti prioritari. 10 La Carta diventa strumento gestionale del prg.