"Alzare il contributo Conai per i produttori di plastica, incentivare l'uniformazione del materiale"
Intervista all'assessore provinciale torinese all'ambiente Massaglia
21 December, 2007
<font size="1"><b><i>Sergio Capelli</i></b></font>
La raccolta differenziata cresce, ma spesso la "pulizia" del raccolto è scarsa. Il problema non è nuovo, così come non è nuovo il fatto che la frazione che maggiormente incorre in problemi di "pulizia" è quella plastica. La differenza fra imballaggi e non, le troppe tipologie di polimeri immesse in commercio, la scarsa informazione... Ne parliamo con Angela Massaglia, assessore all'ambiente della Provincia di Torino.
<b>Il contributo Conai per i produttori di plastica a quanto ammonta in Italia? A quanto ammonta invece quello pagato nel resto d’Europa? Siamo veramente i fanalini di coda? </b>
Il contributo CONAI per i produttori di imballaggi in plastica in Italia ammonta (per il 2006) a 72,30 €.
In Germania ammonta a € 1350,00 (104,50 se con deposito)! In Austria da un minimo di 190 euro a 620, a seconda del tipo di plastica; in Francia 177,80; in Spagna da 247,00 euro a 280,00… potrei continuare. Dietro di noi solo la Finlandia (€22), la Grecia (da €53,70 a 61,70 per i compositi e la Gran Bretagna (€ 43,47).
<b>Se il contributo ambientale fosse equiparato al resto d’Europa, quali potrebbero essere i vantaggi per la raccolta differenziata? </b>
Ritengo che un contributo più alto sarebbe uno stimolo sia a produrre meno plastica sia a riciclarne di più, in quanto la materia prima seconda sarebbe più competitiva e la raccolta differenziata potrebbe godere di contributi dal CONAI maggiori.
<b>Quali altre azioni si potrebbero mettere in campo per incrementare la raccolta differenziata e il riciclo della plastica? </b>
Naturalmente per incrementare la raccolta differenziata e soprattutto il riciclo della plastica occorrerebbe molta più informazione: ad esempio non è facile per i cittadini distinguere tra plastica da imballaggio e non imballaggio, che non viene accettato da COREPLA (Consorzio recupero plastica). Molta parte dello scarto da raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è comunque plastica, che il cittadino differenzia. E' oggettivamente difficile la distinzione imballaggi e non! Inoltre bisogna tener conto che i polimeri sono moltissimi e l’industria del riciclo della plastica è piuttosto recente ed in evoluzione. Nella piattaforma CONAI vengono separati i polimeri da avviare a riciclo, per i quali esiste già una filiera industriale, quali il PET, l’HDPE a bassa e alta densità (flaconi detersivi, cassette ortofrutticole,…) e pochi altri. Per altre plastiche il riciclo è ancora difficile, però è un mercato in movimento, ciò che non viene riciclato oggi lo potrà essere tra qualche anno.
<b>E’ una chimera l’uniformazione del materiale (e dei colori) delle bottiglie in plastica? </b>
Le bottiglie in PET sono tra quelle che hanno una filiera di riciclo tra le più consolidate, tra l’altro in Italia ne siamo i maggiori consumatori, ma su 450.000 tonnellate immesse ne ricicliamo ancora solo il 25% mentre, ad esempio, in Francia su 300.000 tonnellate immesse se ne ricicla il 50%. Così importiamo ancora dalla Francia molta materia seconda per le nostre industrie del riciclo.
Uniformare il materiale e i colori non solo delle bottiglie in plastica ma degli imballaggi in genere sarebbe un aiuto al riciclo. In un mercato globalizzato, però, non è possibile imporlo. Si potrebbe comunque incentivare facendo pagare contributi più alti a chi produce imballaggi composti, come avviene ad esempio in Austria.