Basse di Stura rinasce grazie ai baby architetti
Da pattumiera a città sostenibile - da La Stampa del 17.02.2008
18 February, 2008
<b>Alessandro Mondo</b>
Per decenni è stata il cassonetto di Torino, dove scaraventare ogni genere di rifiuti. Ora che i tempi sono cambiati e la città ha fame di nuovi spazi, l’area di Basse di Stura diventa strategica. Talmente strategica che negli ultimi giorni si sono riuniti al suo capezzale 92 giovani architetti under 40 provenienti da 10 Paesi. Obiettivo: inventare un futuro per oltre cinque milioni di metri quadrati. Una superficie talmente vasta e degradata che ha all’inizio ha preso in contropiede gli ospiti stranieri, alcuni dei quali hanno sollecitato indirizzi chiari da parte dei politici sulle destinazioni future. Il risultato del lavoro si è tradotto in cinque scenari su quello che Basse di Stura non è ma potrebbe diventare. Costruire la «città sostenibile» partendo dal «monte Amiat»: una bella sfida. Immaginate un’area di 540 ettari, praticamente dietro l’angolo ma distante anni luce dalla Torino che conosciamo. Immaginatela sormontata dal «monte Amiat», rimodellato e dotato di pannelli termici per sfruttare l’energia che nei prossimi decenni si svilupperà dal cuore della discarica; collegata con mezzi pubblici alimentati dall’idrogeno ricavato dalle lavorazioni industriali presenti in zona; scandita da piste ciclabili; valorizzata dal recupero del fiume e delle cascine superstiti; caratterizzata da un parco che «entrerà» nella città; eletta a cittadella delle tecnologie rinnovabili.
Fantascienza? E’ solo un assaggio di quello che entro il 2040 potrebbe diventare Basse di Stura. Da pattumiera di Torino a modello di «città vivibile» nelle intenzioni dei 92 professionisti internazionali chiamati a ridisegnarla. E del Comune, che d’intesa con l’Ordine degli Architetti, Regione, Provincia, Ente Parco, Collegio Costruttori, Legacoop e Atc, vuole valorizzare una zona destinata a diventare strategica. Come spiega Giorgio Turi, relatore generale del Comitato scientifico, Basse di Stura non è solo la discarica ma un ecosistema complesso e devastato negli anni che spazia dall’ex-area industriale soggetta a bonifica alle imprese in attività, dal fiume alla prima fascia urbana. La seconda premessa è che questa porzione di città dimenticata, con i suoi spazi immensi destinati a parco dall’attuale Piano regolatore, è l’ultima valvola di sfogo per la Torino di domani. Occasione irripetibile di riqualificazione ambientale e di business immobiliare, con riferimento ai 240 ettari edificabili. «Costruire sarà fatale - commenta l’assessore Viano -. Le risorse private sono il combustibile per recuperare l’area e ricucirla con il resto della città». Il che presuppone la modifica del Piano regolatore. Anche se, precisa Viano, «la quota destinata a parco resterà prevalente».
I cinque scenari illustrati al termine del work-shop, presenti gli assessori Curti e Levi, sono il primo passo in questa direzione e si arricchiranno di nuovi stimoli quando approderanno al Congresso Mondiale degli Architetti. Starà alla politica tradurre in progetti credibili queste suggestioni, senza cedere a compromessi al ribasso.