I tempi stanno cambiando. Ciclo di conferenze e film
A Torino, studiosi e relatori da tutto il mondo, e una rassegna cinematografica organizzata da Cinemambiente. Intervista a David King, studioso che ha inaugurato l'iniziativa
28 February, 2008
A partire dal 22 febbraio, in occasione della mostra sui mutamenti climatici che si tiene al Museo Regionale di Scienze Naturali (17 marzo al 31 ottobre 2008), prende il via un ciclo di conferenze, con la partecipazione di studiosi e relatori da tutto il mondo, e una rassegna cinematografica organizzata da Cinemambiente.
Il primo appuntamento dal titolo "Clima e politica, un intreccio delicato" è stato trattato dallo studioso David King,
Di seguito proponiamo alcuni stralci un intervista curata da Enzo Ferrara e Luca Indemini e un file audio con l'intervista completa.
<b>Dottor King, Torino è la seconda città europea, dopo Londra, per il numero di automobili a persona. La capitale inglese sembra però essere riuscita a ridurre il problema delle emissioni, da noi ancora insuperato. Professor King, qual è la ricetta?</b>
«La risposta è complessa. Bisogna fare un salto indietro nel tempo. Nel 1963 a Londra abbiamo completamente eliminato i fumi inquinanti prodotti del carbone. Gli scienziati avevano individuato nel carbone la causa del famigerato smog londinese, si è vietata la combustione di carbone, lo smog è scomparso e la comunità scientifica ha acquistato maggiore credibilità. Un passo fondamentale poi è stato fatto con la normativa europea sugli scarichi delle automobili. Ad esempio, per quanto riguarda il discorso del particolato, l'ultima normativa Euro 3 pone restrizioni molto precise e particolarmente efficaci. Recentemente sono poi state emanate normative relative alle marmitte catalitiche per i diesel, che riuscirebbero a portare a zero l'emissione di particolato. Dunque l'unica risposta possibile è la regolamentazione e il rispetto delle regole».
<b>Interventi come l'introduzione di Ztl o la creazione di aree pedonali sono efficaci o rappresentano semplici palliativi?</b>
«La creazione di aree pedonali o a traffico ridotto riguarda una questione completamente differente, dipende da un'attenzione culturale verso i cittadini. È bello poter passeggiare nei centri urbani senza il fastidio delle auto. Le domeniche a piedi sono folcloristiche, per quanto riguarda l'inquinamento dei veicoli sono stati fatti importanti passi avanti dal punto di vista tecnologico, adesso bisogna imporre questi risultati».
<b>In Inghilterra però esiste il ruolo di Chief Scientific Advisor del primo ministro, in Italia non ci sono figure simili. Come si può attivare un dialogo tra la scienza e la politica?</B>
«Per l'Inghilterra hanno contribuito due fattori. Uno storico, già durante la Seconda Guerra mondiale Winston Churchill decise di avere al suo fianco un consigliere scientifico e da allora è diventata una prassi. Nel mio caso specifico poi, quando sono stato chiamato l'Inghilterra era affetta da una grave epidemia di afta epizootica. Ho avuto libertà di azione e in breve tempo abbiamo risolto il problema con l'introduzione di nuove procedure di prevenzione e controllo. Eravamo vicini alle elezioni e la mia credibilità è cresciuta moltissimo. Però oggi alla presentazione della mosta c'era l'assessore Gianni Oliva, anche occasioni come questa possono creare un punto di contatto tra la comunità scientifica e la politica».
<b>L'introduzione di norme restrittve alla circolazione automobilistica in città viene vista solitamente come un impedimento alla libertà individuale </B>
"Il mondo occidentale si è sviluppato molto velocemente nel XX secolo e le città non sono riuscite a stare dietro alla rapidità dello sviluppo. Oggi in città ci si ammala non solo per lo smog ma anche perchè lo stile di vita indotto è sedentario: le conseguenze sono l'eccesso di peso, la diffusione del diabete. Certamente, una trasformazione delle metropoli nella direzione della riduzione del traffico veicolare e a favore del movimento a piedi o in bicicletta farebbe bene anche alla salute dei cittadini. Bisognerebbe considerare anche questo aspetto. Penso però che si debba sempre trovare un equilibrio con le necessità dell'economia, il cui sviluppo deve in ogni caso essere favorito. Non credo che il prodotto interno lordo sia l'unico parametro da prendere in considerazione per valutare la qualità della vita, ma sono lo stesso convinto che se non si prende in considerazione anche lo sviluppo economico, nessuna soluzione potrà davvero funzionare".
<a href ="http://www.ien.it/~ferrara/Kdb/king.wav">Ascolta l'intervista</a>