Il punto sull’emergenza rifiuti in Campania
Dopo Pasqua la crisi pareva felicemente risolta. Ad oggi, invece la regione si consuma tra continue proteste, siti di stoccaggio aperti e poi richiusi, discariche che non verranno più realizzate e tonnellate di immondizia che invadono le strade
15 May, 2008
Il 27 marzo di quest’anno il presidente dell’Asia, Pasquale Losa, aveva annunciato che finalmente le giacenze di immondizia presenti a Napoli erano pari a zero. Il 14 maggio la città si ritrova nuovamente con circa 5000 tonnellate di rifiuti in strada, mentre l’intera regione soffoca tra più di 40000 tonnellate di immondizia, pari alla spazzatura prodotta in Campania in una settimana. Cosa è successo in meno di due mesi?
Il piano messo a punto dal Commissario de Gennaro prevede che la raccolta a pieno regime sia legata al funzionamento dei cdr, che non separano i rifiuti ma semplicemente impacchettano “tal quale”; ai siti di stoccaggio provvisori, in cui collocare le ecoballe prodotte dai cdr; ai treni carichi di rifiuti diretti verso la Germania ed alcune regioni italiane; alla costruzione di nuove discariche per concedere almeno qualche anno di respiro alla regione.
Nell’ordine, ciò che non è andato può essere così riassunto. I siti di stoccaggio provvisori Pianodardine e Coda di Volpe sono stati chiusi, con un conseguente accumulo di ecoballe negli stessi cdr che le producono, questo ha comportato un brusco rallentamento della raccolta quotidiana. I treni per la Germania la domenica non partono, per contratto, provocando così ulteriori accumuli, mentre l’Abruzzo ha decretato lo stop al conferimento dei rifiuti provenienti da Napoli. Ferrandelle è stato quasi totalmente chiuso per eccessiva produzione di percolato, ed i camion carichi di spazzatura sono rimasti bloccati alle sue porte dal 13 maggio scorso senza aver scaricato nulla. Infine, la costruzione di nuove discariche è osteggiata dalla popolazione.
In termini strettamente matematici, la raccolta giornaliera in Campania, ad oggi, è pari al 50% della produzione regionale di rifiuti, ed è legata a doppio filo ai treni per la Germania ed al parziale funzionamento dei cdr.
Al di la dei numeri, negli ultimi giorni, si sta verificando probabilmente la crisi più grave dall’inizio del 2008. Ciò che preoccupa di più è la portata delle proteste, che non sono più relegate in periferia, come è avvenuto durante la prima fase dell’emergenza, quando le rimostranze erano circoscritte a Pianura. Non è difficile, infatti, trovarsi di fronte, anche nel centro di Napoli, a strade in cui tutti i cassonetti sono stati capovolti ed in cui la spazzatura è praticamente ovunque. Il 13 maggio, solo in città, i vigili del fuoco sono dovuti intervenire per spegnere circa sessanta roghi di immondizia. Ci sono problemi per la chiusura dell’anno scolastico, poiché in molti istituti, gli studenti non hanno raggiunto i 200 giorni di presenza previsti per legge a causa della chiusura delle scuola, per la presenza di spazzatura. C’è poi l’arrivo del caldo, che costituisce un ulteriore elemento di peggioramento della crisi rispetto a gennaio. Non è da sottovalutare neppure la dura ostilità dei cittadini. A Napoli non si può accennare a siti di stoccaggio provvisori o alla costruzione di discariche, che immediatamente sono pronti ad intervenire comitati cittadini e dimostranti. Una delle ragioni è la paura di chi vive in una realtà in cui ciò che è provvisorio diviene facilmente definitivo ed in cui non sempre le discariche sono state costruite a norma. In provincia la situazione è diversa, nell’avellinese e nel beneventano, infatti, sono molti i comuni che, grazie alla raccolta differenziata, sono riusciti a ridurre la produzione di rifiuti, impattando sulla produzione regionale molto meno della provincia di Napoli. Per questi motivi, si oppongono ad ipotetiche discariche o siti di stoccaggio, costruiti soprattutto per liberare il capoluogo e la sua provincia. È quello che sta accadendo nel Sannio, dove si sta già facendo sentire una chiara contrapposizione all’ipotesi di De Gennaro di realizzare a San Tammaro un nuovo sito di stoccaggio provvisorio.
A fronte della nuova crisi, il mandato di De Gennaro è stato prorogato fino al 26 maggio, e probabilmente verrà rinnovato ancora fino al 10 giugno. Più di una volta, inoltre, durante gli ultimi giorni il commissario è stato a colloquio con il premier Berlusconi, chiedendo il supporto del governo per affrontare l’emergenza. Secondo De Gennaro, infatti, per l’emergenza rifiuti in Campania soltanto un rapido completamento e la messa in funzione degli impianti di discarica può scongiurare il riproporsi della crisi, essendosi dimostrate assolutamente precarie le attuali possibilità di raccolta e di smaltimento affidate in via prevalente agli impianti cdr. Su questo non resta che attendere il primo consiglio dei ministri che si terrà a Napoli mercoledì 21 maggio.
Intanto, non mancano proposte alternative per affrontare il problema. Il comune di Procida, infatti, attraverso l’intesa tra Camera di Commercio di Napoli Ascom ed Unione Industriali, ha deciso di fronteggiare la questione attraverso una tecnologia, che arriva dagli Stati Uniti, e che sarebbe in grado di trattare i rifiuti grazie alla dissociazione molecolare. In sostanza, senza che vi sia stata alcuna separazione a monte, i rifiuti vengono tratatti e producono un gas combustibile detto “syngas”. L’utilizzo di questa tecnologia consentirebbe all’isola di essere autonoma dal punto di vista energetico e di risparmiare sui costi legati al ciclo dei rifiuti. Sul versante opposto, c’è però la posizione preoccupata sia di alcuni ambientalisti che di studiosi, secondo i quali questo tipo di trattamento è ancora in un stadio esplorativo. Resta, comunque, la proposta di Gaetano Cola, presidente della Camera di Commercio, di fornire ad ogni quartiere di Napoli di un dissociatore molecolare che è in grado di trattare 20 tonnellate di rifiuti ed affrontare così l’emergenza.
Che esista davvero l’uovo di Colombo per risolvere la crisi campana?