Dall’Ordine degli Ingegneri di Napoli alcune linee guida per affrontare l’emergenza rifiuti
Un patto di solidarietà tra la provincia di Napoli e le aree interne della Campania, la responsabilizzazione degli enti locali ed un maggiore investimento sulla raccolta differenziata
05 June, 2008
Di fronte ad un’emergenza che non sembra rientrare, sono mille le tonnellate di rifiuti che attualmente invadono le strade del capoluogo campano, e le proteste contro l’apertura della discarica di Chiaiano, l’Ordine degli Ingegneri di Napoli fa le sua proposte per affrontare non solo questa fase emergenziale, ma la normale gestione dei rifiuti della regione.
Il punto di partenza è la nascita di un patto di solidarietà tra le aree interne della Campania e la provincia di Napoli. Negli ultimi anni, infatti, si sarebbe verificato, per l’Ordine, una forte tendenza politica napolicentrica, che ha avuto due grosse conseguenze, un calo della densità demografica delle altre province da un lato, ed uno speculare aumento della stessa nella provincia napoletana. Quest’ultima costituisce oggi il maggior peso, in termini di produzione dei rifiuti, per l’intera regione. La provincia di Napoli ha una densità demografica pari a 2600 abitanti per Kmq, 17 e 18 volte superiore a quella delle province di Benevento ed Avellino, ed è l’area più popolata in Europa, e di conseguenza difficilmente sarebbe in grado di ospitare una discarica. Plausibile sarebbe invece ipotesi di apertura di nuovi siti nelle province di Salerno, Benevento ed Avellino, secondo le indicazioni del Prof. Giovan Battista de Medici, che da tempo ha suggerito Vallesaccarda, Vallata, Macedonia e Bisaccia. I motivi di questa proposta sono da ritrovarsi in una rarefatta densità abitativa ed una facile raggiungibilità anche attraverso la ferrovia dei siti stessi.
Dunque, l’idea è quella di ripartire i rifiuti solidi urbani napoletani equamente tra Salerno Benevento ed Avellino, che verrebbero per questo ricompensate economicamente. Considerando anche che con le nuove tecnologie in discarica possono arrivare solo materiali inertizzati, il che è, secondo l’Ordine, una garanzia per la tutela della salute dei cittadini e che quello dello smaltimento è solo l’ultimo passo di un ciclo ben più ampio che comincia con la riduzione e passa per la raccolta differenziata, il pretrattamento ed il riciclaggio.
In secondo luogo, si rende necessaria una restituzione di competenze e responsabilità agli enti locali, che in questi anni di commissariamento avrebbero, a detta dell’Ordine, acquisito cognizione del problema rifiuti, avendo dovuto affrontare tutto il peso delle conseguenze della crisi.
C’è poi la questione della raccolta differenziata, che non va pensata come fine a se stessa, ma indirizzata al recupero ed alla collocazione sul mercato dei rifiuti stessi. E qui si arriva alla questione della nascita di una cultura socialmente diffusa della raccolta differenziata. Secondo l’ordine, non sono sufficienti gli strumenti finora utilizzati. Depliant ed opuscoli non riescono a motivare i cittadini. Un utile strumento potrebbe essere, invece, il mezzo televisivo, anche attraverso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questo modo, i cittadini verrebbero informati sull’intero ciclo dei rifiuti, dal loro prelievo fino alla loro lavorazione da parte delle aziende specializzate nel riciclo.