Dove fare la discarica: le opinioni dei geologi
Due interventi di geologi su Repubblica, cronaca di Napoli. "Meglio nel Beneventano ed Avellinese" . "Il terreno può essere impermeabilizzato ovunque"
09 June, 2008
La politica nelle discariche
Benedetto De Vivo - Ordinario di Geochimica ambientale nell'Università di Napoli Federico II e Adjunct Professor del Virginia Polytechnic Institute & State University di Blacksburg, Virginia, Usa
Il problema dell'individuazione di un discarica in un'area fortemente urbanizzata quale è indubitabilmente quella di Chiaiano ha determinato per l'ennesima volta un forte dissenso da parte della popolazione, e come al solito, vengono fatte analisi che sollevano un gran polverone fra tecnici e politici.
I terreni di Napoli e provincia (rocce e suoli vulcanici), non hanno le caratteristiche tecniche idonee, in quanto sono molto permeabili, ospitano una falda freatica molto superficiale e in più sono caratterizzati da una densità abitativa fra le più elevate d'Europa; per costruire discariche per rifiuti solidi urbani bisogna cercare siti caratterizzati da una spessa copertura di terreni impermeabili (argille), da una falda acquifera profonda e da una bassa densità abitativa. Terreni con queste caratteristiche si trovano sia nel Beneventano che nell'Avellinese. Il problema tecnico quindi è estremamente semplice.
Se viceversa, come è il caso della Campania, la politica ha deciso che ogni provincia deve avere le sue discariche, allora nel caso della provincia di Napoli, i rifiuti possono essere depositati in qualsiasi sito che sia perfettamente ingegnerizzato. Inutile quindi invocare commissioni di tecnici per risolvere un problema che è solo politico. Non si capisce quali siano le aspettative che si ripongono nelle indagini che dovrebbero fare i tanti tecnici invocati per Chiaiano. Non penso riusciranno a cambiare la natura geologica e la situazione demografica della provincia di Napoli.
L'episodio del blocco dei rifiuti radioattivi in Germania, oltre a esporre l'Italia all'ennesima pessima figura sulla scena mondiale, impone alcune considerazioni in merito alla necessità, nella Regione Campania, della presenza di un organismo istituzionale terzo che effettui analisi di qualità in linea con quanto è prassi consolidata in tutti i paesi all'avanguardia. Un aspetto fondamentale nelle indagini territoriali è che sia garantita sempre la credibilità e l'affidabilità delle analisi chimiche e degli interventi sul territorio, attraverso l'applicazione e il rispetto di rigide procedure di qualità internazionalmente accettate. Ma in Italia, e in particolare in Campania, la credibilità e l'affidabilità delle analisi non è garantita poiché manca un organo pubblico super partes, sulla falsariga di quanto succede, per esempio, negli Usa, con l'Epa ( Environment Protection Agency ).
Un organo di controllo imparziale non si accontenta della "credibilità" dei risultati delle analisi chimiche delle matrici ambientali basandosi sul fatto che a effettuarle siano enti "ufficiali", come l'Arpac, le università stesse o il Cnr, ma deve andare più in profondità, fino, in alcuni casi, a mettere in discussione i risultati, qualora le procedure non risultino chiare e soprattutto verificabili. In poche parole non si possono accettare come "buone" le analisi basandosi sul principio della presunta autorità di chi effettua le analisi stesse.
I fondi della Regione Campania utilizzati per la creazione dei cosiddetti centri di competenza avrebbero potuto essere utilizzati anche nella direzione da me auspicata, se invece di premiare le competenze non si fosse viceversa premiata, spesso, "l'appartenenza". Cosa ha fatto e cosa ha prodotto di positivo, per esempio, il centro di competenza Amra (Analisi e Monitoraggio Rischi Ambientali)? Qualcuno sa che esiste questo centro generosamente finanziato dalla Regione Campania? Non sarebbe il caso che la Regione rendesse pubbliche le attività e i risultati conseguiti dall'Amra?
Molte delle arretratezze che si manifestano nel nostro Paese non sarebbero possibili se fosse premiante il merito rispetto "all'appartenenza" a questa o a quella cordata politica, laddove è del tutto assente l'autonomia della scienza rispetto alla politica. La politica quindi impari a ricercare competenze e non acquiescenti scienziati, e si assuma la responsabilità delle proprie scelte fino in fondo; nello stesso tempo gli scienziati imparino a premiare i giovani meritevoli, senza andare affannosamente alla ricerca del Principe di turno da servire. Questo aiuterebbe certamente a creare un clima di fiducia e a dare credibilità alle istituzioni nei confronti dei cittadini.
Il modello geologico
Pietro Antonio De Paola - Presidente del Consiglio nazionale dei geologi
Francesco Maria Guadagno - Ordinario di Geologia applicata e direttore del Dipartimento di studi geologici e ambientali della Università del Sannio
Ma in Campania ci sono solo 10 siti per le discariche? La domanda è semplice, scolastica. La risposta può essere ancora più semplice: no, in Campania non ci sono solo dieci siti, peraltro oramai tristemente noti, per ubicare discariche per rifiuti solidi urbani.
Chiariamo subito la nostra posizione: ferma restando la necessità di provvedere a un ciclo di rifiuti che risponda ai più recenti indirizzi comunitari di gestione, i cui criteri sono finalizzati alla drastica riduzione dei quantitativi di materiali da conferire in discarica o da termovalorizzare, una discarica può essere collocata quasi ovunque . Le norme infatti escludono quei siti ove l'impatto generale, ma soprattutto quello sanitario, olfattivo e percettivo, possa arrecare danno alla comunità. Nel dibattito anche tecnico per la scelta dei siti, troppo spesso escludendoli, sono state tirate in ballo motivazioni di ordine geologico, per lo più relative alla possibilità di inquinamento delle falde da parte del cosiddetto percolato. Per tale ragione i siti preferenziali sono stati prescelti in quelle formazioni geologiche argillose, dotate di caratteristiche idrogeologiche tali da evitare i rischi legati alla eventuale propagazione del percolato nel sottosuolo.
Ma in mancanza di siti con tali caratteristiche una discarica non si può fare? Geologia vuole che in Campania le dette formazioni argillose occupino aree morfologicamente collinari o depresse come i fondi valle, aree che nella gran parte dei casi sono sede di urbanizzazione o di attività antropiche agricole, anche di pregio. Da qui le numerose proteste, forse anche giuste in qualche specifico caso. Diversamente aree con caratteristiche geologiche, forse meno favorevoli, ma di posizione certamente meno impattante per le comunità sono abbondantemente presenti. Sono ad esempio le tante cave esaurite o abbandonate, spesso già degradate da depositi di rifiuti di ogni genere, scavate in materiali vulcanici, argillosi, calcarei, spesso a fossa, per buona parte collocate in zone disabitate o improduttive, che opportunamente condizionate, attraverso consolidate tecnologie in uso in molti paesi, possono senza dubbio offrire soluzioni immediate alla emergenza rifiuti, in attesa di definitive soluzioni di ciclo. Il motivo d'esclusione di queste aree è stato spesso connesso al fatto che alcune delle strutture geologiche calcaree costituiscono importanti acquiferi alimentanti sorgenti anche significative; ma isolare la massa dei rifiuti, con sufficienti garanzie, gestendo al meglio i controlli nella consapevolezza geologica delle problematiche, è cosa oggi tecnicamente fattibile con soluzioni, anche semplici, che annullino in modo completo qualsiasi rischio.
È quindi doveroso analizzare soluzioni geologiche differenziate di ubicazione senza limiti preconcetti tenendo conto della condizione emergenziale e delle normative attualmente vigenti. I paventati rischi possono quindi essere esclusi attraverso una conoscenza approfondita del modello geologico dell'area , un'accurata progettazione tecnica e un monitoraggio efficiente dei parametri geo-ambientali. In tali condizioni anche se vi fossero limitatissimi rischi residui, sarebbero assolutamente irrilevanti rispetto alla possibile catastrofe regionale.
Insomma, in perfetta armonia con le vigenti disposizioni normative nazionali ed europee, le discariche possono essere realizzate in quasi tutti gli ambienti geologici, salvo qualche eccezione, a patto di coniugare con sapienza e metodo caratteristiche geologiche latu sensu e adeguate tecnologie, a partire dalla fase della programmazione territoriale, per passare a quelle successive della progettazione (assolutamente di tipo integrato, interdisciplinare, adattivo), della gestione (protocollandone modalità, presidi, precauzioni, sorveglianza, controllo), della chiusura, della gestione post-operativa, del piano di ripristino ambientale con relativi piani finanziari e misure compensative