Strisce blu: tra automobilisti, Comuni e mobilità nuova
31 March, 2014
In questi ultimi giorni di annunci, polemiche e smentite, non è scontato ribadire il ruolo che ha la parking policy - e quindi in primis le strisce blu - nella corretta gestione della mobilità e dello spazio urbano.
O almeno, quello che in teoria dovrebbe avere.
Invece, l’atteggiamento nei confronti delle strisce blu - si è visto in questi giorni - è sorprendentemente univoco anche in ambienti politici contrapposti: dallo spot di Maurizio Lupi (stile “niente multe raga!”, come scriveva Mantellini), supportato dal suo centrodestra, alle associazioni dei consumatori (per cui le strisce sono vessatorie), fino ad ambienti più di sinistra (ma sempre sottovoce).
Dall’altra, la levata di scudi dell’ANCI a favore della sosta a pagamento è stata quantomeno “sospetta”, confermando l’idea diffusa delle strisce blu come strumento “per far cassa”.
Soprattutto visto che il Presidente dell’ANCI è lo stesso sindaco di Torino che dalla sua elezione ad oggi ha portato avanti una politica della mobilità di fatto condannata all’immobilismo.
E ha tentato oggi di vendere il ramo parcheggi di GTT, gara andata deserta - per la seconda volta - nonostante i tentativi di rendere i parcheggi “appetibili” (come scriveva La Stampa meno di un anno fa).
Le strisce blu devono quindi tornare ad avere il ruolo per cui sono state concepite: veicolare il messaggio che lo spazio urbano è un bene prezioso, ed è un bene collettivo.
Come ci dimostrano i (park)ing days, lo spazio dedicato a parcheggi è sottratto ad altre attività o ad altri usi (marciapiedi, piste ciclabili, verde…); come tale, chi ne usufruisce dovrebbe pagarlo.
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