Biotech Trentino è la prima azienda ad aderire a "Meno Rifiuti più Risorse"
18 February, 2016
Biotech Trentino, azienda produttrice del Gasatore domestico a marchio Happy Frizz è la prima azienda che aderisce alla nostra iniziativa “Meno Rifiuti più Risorse in 10 mosse” .
Meno Rifiuti più Risorse è la nostra campagna a lungo termine che dal 2012 si rivolge alle aziende di beni di largo consumo e della distribuzione per chiedere un’offerta più sostenibile di beni e servizi.
Per affrontare in modo efficace problematiche ambientali dai risvolti
oramai drammatici come il riscaldamento climatico, l’inquinamento di
aria, acqua e suolo, la crescente produzione di rifiuti e lo
sfruttamento intensivo delle risorse naturali, bisogna puntare su un
modello economico circolare in antitesi all’attuale modello lineare (
estraggo-produco-uso e getto/distruggo). L’economia tradizionale, basata
sulla necessità di una crescita illimitata su un pianeta limitato e sulla disponibilità di risorse naturali illimitate a basso costo ha come caratteristica una scarsissima efficienza nell’uso delle risorse, sia che si parli di beni che di servizi.
Questo nuovo approccio economico, fondato sulla prevenzione richiede di
cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo, ad alta intensità di
energia e di risorse naturali, per passare ad un’economia più circolare e
rigenerativa, che mantenga il valore dei prodotti e dei materiali in
più cicli produttivi e il più a lungo possibile. Incredibile ma vero, il
nuovo pacchetto sull’economia circolare approvato lo scorso dicembre non è abbastanza coraggioso e vincolante sotto l’aspetto della prevenzione.
La promessa dell’esecutivo Juncker di rendere ancora più ambiziosa
questa seconda versione rispetto alla prima, bocciata perché “non
realistica come obiettivi”, non è stata mantenuta.
Progettazione circolare
Concretamente, come descritto nella prima mossa dell’iniziativa, si tratta di adottare, già nel momento in cui si va a progettare un prodotto o servizio, un approccio sistemico che
guarda alla totalità del sistema produttivo spostando il focus di
progetto dal mero prodotto finito alle relazioni di filiera (come flussi
e connessioni) e con il territorio.
Un prodotto circolare è quello che, secondo la metodologia progettuale cradle to cradle, non produce scarto a fine vita, poiché viene “metabolizzato” nel ciclo biologico o tecnico dei materiali,
ed è prevalentemente costituito da materia post consumo o scarti
provenienti da precedenti cicli produttivi in un utilizzo a cascata
(invece che in materia vergine). I diversi rapporti pubblicati dalla Ellen MacArthur Foundation,
dal 2012 in poi hanno fornito i numeri e l’evidenza necessaria a
dimostrare che, reinventando e ripensando la progettazione, produzione e
commercializzazione dei prodotti, ma anche i modi in cui tali prodotti
si usano o consumano, si può aprire un mondo di opportunità economiche
di gran lunga superiori a quelle possibili con il modello attuale.
L’economia circolare è un viaggio verso un futuro sostenibile che richiede in chi lo intraprende una grande capacità di visione e una forte motivazione, caratteristiche indispensabili per poter superare le barriere (o blocchi lineari -linear lock-in) esistenti, a livello interno ed esterno, in qualunque contesto si voglia agire. Vista dal punto di vista delle aziende non è stato ancora creato un quadro legislativo costituito da tassazioni, ma soprattutto incentivi e leve fiscali, che rendano economicamente più conveniente interventi di prevenzione di esternalità negative dei processi produttivi e dei prodotti, rispetto al proseguire con il business as usual. Vedi la produzione di rifiuti, di inquinamento di varia natura, di emissioni di Co2, ecc, che possono essere invece efficacemente evitate o ridotte al minimo attraverso una progettazione che preveda riuso, riparazione, aggiornamento e facilitazione per il riciclo dei prodotti.
Venendo alla prima adesione alla nostra campagna, ha risposto al nostro appello Biotech Trentino, un’azienda che produce e commercializza gasatori domestici a marchio Happy Frizz nel rispetto dell’ambiente.
Per migliorare ulteriormente le loro performance in campo ambientale, e accogliere in pieno l’invito espresso alla mossa nr.2 , l’azienda
introdurrà un imballaggio per la bombola ricarica più leggero con
l’eliminazione dell’involucro di plastica (1) ora sostituito da un
collarino in cartoncino riciclato.
Ecco a seguire la dichiarazione di Elisa Buffa, Responsabile Marketing, che ha accompagnato l’annuncio dell’avvenuta adesione.
“Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito che l’associazione dei
comuni virtuosi rivolge alle aziende per ridurre l’impatto ambientale di
prodotti e packaging attraverso la campagna Meno Rifiuti più Risorse
perché in linea con i nostri obiettivi aziendali e di prodotto. Ci siamo
quindi chiesti come alleggerire ulteriormente il packaging della nostra
bombola e abbiamo sostituito l’involucro di polietilene con un
collarino in cartone riciclato dove inserire i nostri plus e non solo.
Abbiamo deciso inoltre di contribuire alla diffusione dell’iniziativa
attraverso i nostri canali istituzionali e social media
perché le sfide ambientali si possono affrontare in modo efficace
solamente con azioni comuni e collaborazioni trasversali che
coinvolgano aziende, istituzioni e società civile“.
Siamo confidenti che a questa prima adesione ne seguiranno presto altre, e che il buon esempio porterà altri frutti, magari non direttamente riconducibili alla nostra iniziativa. Siamo altrettanto confidenti sul fatto che il cambiamento non passi solamente attraverso le decisioni dei massimi vertici aziendali, ma che possa partire da uomini e donne che, all’interno delle aziende, vogliono dare un contributo per un mondo più sostenibile. Apprezziamo e guardiamo con interesse e speranza al loro impegno perchè sappiamo che spesso si tratta di assumersi un compito arduo che deve fare i conti con numerose resistenze interne, oltre che esterne di varia natura. Purtroppo, come precedentemente rimarcato, il contesto attuale non prevede incentivi fiscali che facilititino l’adozione delle opzioni più sostenibili, che sono in genere più costose. Una barriera economica che appartiene anche al mondo del packaging consiste nel fatto che non sempre i materiali post consumo, o materia prima seconda, hanno prezzi concorrenziali rispetto all’utilizzo di materia vergine.
Il sistema francese del Bonus Malus per gli imballaggi
Una tendenza che spesso guida le scelte del marketing aziendale rispetto
al packaging è quella di privilegiare (insieme alla shelf life)
l’appeal estetico che spesso coincide con un aumento quantitativo del
packaging (con conseguente aumento nel consumo di materia), invece che
con una sua dematerializzazione. L’utilizzo di canali di comunicazione
alternativi o complementari alla comunicazione presente sull’imballaggio
primario per raggiungere i propri clienti, è un’opzione non ancora
pienamente sfruttata e presentata come un plus ambientale dalle aziende.
Anche la prevenzione qualitativa nella progettazione degli imballaggi
non guadagna terreno. A testimoniarlo è l’aumento degli imballaggi che presentano criticità rispetto al riuso e al riciclo. Una strada da imitare è quella intrapresa da EcoEmballages (ente francese omologo al nostro Conai) che ha adottato un sistema che impone agli utilizzatori di imballaggi un contribuito ambientale modulato sul grado di riciclabilità dell’imballaggio con l’attribuzione di un bonus malus. Un imballaggio per nulla ricicilabile subisce un aggravio del contributo ambientale pari al 100% o al 50% quando invece difficilmente riciclabili. Al contrario è passibile di una riduzione del contributo pari all’8%
un imballaggio che, rispetto ad una precedente versione dello stesso
materiale che contiene la stessa quantità di prodotto, ha subito un
intervento di riduzione (preventiva) dell’impatto ambientale come:
a) una riduzione del peso dal 2% in sù;
b) una riduzione del volume a parità di prestazione/funzione
precedentemente svolta superiore al 2% in peso ( ad esempio una formula
concentrata di detersivo che a parità di numero di lavaggi permette una
riduzione dell’imballaggio);
c) utilizzo di ecoricariche.
E’ inoltre previsto un identico bonus sul contributo ambientale qualora
l’imballaggio di un prodotto contenga informazioni sul conferimento e in
generale messaggi di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata. Lo
stesso bonus è applicabile anche quando i messaggi ambientali riferiti
ad un particolare prodotto vengono diffusi su canali di comunicazione
aziendali alternativi al suo packaging.
(1) Le criticità del Consorzio Conai a cui afferisce il consorzio Corepla per la plastica. Nonostante
l’imballaggio in plastica flessibile sia riciclabile, sono meno delle
dita di una mano gli impianti di riciclo che gestiscono sul territorio
nazionale il flusso delle plastiche miste. Le plastiche miste che
rappresentano quasi il 60% delle 830.000 tonnellate di plastica raccolta
con le raccolte differenziate vengono per lo più termovalorizzate. La
raccolta differenziata della plastica finalizzata al riciclo in Italia è
caratterizzato da un deficit di catena a saldo negativo in aumento.
Ovvero: all’aumentare delle raccolte differenziate aumentano i costi di raccolta,
i costi di selezione (nel caso della plastica hanno grande incidenza),
non sempre aumentano i ricavi della vendita degli imballaggi. Aumentano
invece i costi di termovalorizzazione. Il deficit di catena del riciclo
degli imballaggi plastici che hanno un valore di mercato è arrivayo a 208 euro a tonnellata. Invece il deficit di catena del recupero energetico degli imballaggi misti (plasmix) costa oltre 500 euro.