Deposito su cauzione : Coca Cola ci ripensa?
12 March, 2017
L’industria del beverage è riuscita, con l’avvento della bottiglia usa e getta, a centralizzare e ridurre i siti produttivi moltiplicando così i guadagni. Con il declino del sistema precedente del vuoto a rendere si sono verificati due eventi che ancora oggi ci affliggono: un’esplosione del littering e il trasferimento dei costi causati dal fine vita degli imballaggi sulle municipalità e i contribuenti. I sistemi di responsabilità estesa del produttore (con o senza deposito su cauzione) e un ritorno del vuoto a rendere non sono, ovviamente, visti di buon occhio dall’industria che chiaramente preferisce, per motivi meramente economici, lo stato attuale delle cose. Ora la Coca Cola comincia finalmente a mostrare qualche apertura verso il cauzionamento, come si è visto in Scozia. Ma non è sufficiente, prima del riciclo, per una reale attuazione dei principi dell’economia circolare e una drastica riduzione delle emissioni bisogna intervenire su beni e imballaggi in primis con la riprogettazione e il riuso.
La Coca Cola è stata protagonista in Scozia di una vera inversione di marcia con una inaspettata dichiarazione di apertura nei confronti del deposito su cauzione che il governo scozzese vuole introdurre nel tentativo di ridurre il littering e aumentare il riciclaggio.
Un portavoce della multinazionale in occasione di un recente evento organizzato dal magazine Holyrood ha infatti dichiarato “a seguito di nostre conversazioni con esperti è emerso che i tempi sono maturi per sperimentare nuovi interventi come un deposito su cauzione ben disegnato a partire dalla Scozia dove è in corso da tempo un dibattito sul sistema”.
Un vero dietrofront rispetto alle dichiarazioni rilasciate in occasione di una consultazione indetta da Zero Waste Scotland in cui Coca Cola sosteneva che il cauzionamento non avrebbe ridotto il littering o aumentato il riciclaggio, e che un’eventuale adozione del cauzionamento in Scozia, senza modifiche alla legislazione del Regno Unito, avrebbe potuto risultare “legalmente discutibile”.
Il deposito su cauzione rientra infatti in quelle politiche
governative che la multinazionale non gradisce come è risultato da
alcuni documenti interni aziendali, resi noti recentemente all’opinione
pubblica che risalgono al maggio del 2016. Nell’immagine a fianco della
matrice di rischio si possono vedere quali siano queste politiche e come
devono essere affrontate dalla multinazionale. Per vedere immagine clicca qui.
Per Richard Lochhead, ex capo di gabinetto per gli Affari rurali, l’alimentazione e l’ambiente, che si è speso per l’introduzione del sistema durante il suo mandato conclusosi nel 2016, ha dichiarato a Holyrood di aver accolto con favore il nuovo corso la decisione di Coca Cola di sospendere l’opposizione verso il cauzionamento e che gli effetti di questa apertura del gigante del beverage si riverberanno oltre i confini scozzesi.
Zero Waste Scotland aveva effettuato uno studio nel 2015 per conto del governo scozzese per valutare la fattibilità di un sistema di deposito su cauzione applicabile a tutti i contenitori per bevande: bottiglie, lattine e brick di cartone. Lo studio ha delineato un possibile scenario sulla base di sistemi già esistenti in altri paesi come Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Norvegia, Australia, Israele, Canada e alcuni stati americani. La commissione ambiente ha costituito un gruppo con il compito di esercitare pressione sul segretario all’ambiente Roseanna Cunningham per progettare e mettere in pista un progetto pilota di cauzionamento che incontri le esigenze di tutti gli attori.
Soddisfatte le associazioni ambientaliste come Rural Scotland (APRS) che insieme ad un fronte di ONG come WWF e MCS Marine Conservation Society e altri soggetti hanno lanciato l’iniziativa “Have you got the bottle” per promuovere i vantaggi del sistema. Un sondaggio commissionato da APRS ha rivelato che 79% degli scozzesi è a favore del deposito su cauzione e solo il 8,5% è contrario.
MCS ha rilevato che il 17% dei rifiuti trovati sulle spiagge è costituito da contenitori di bevande. Uno studio pubblicato recentemente sempre da MSC con Greenpeace Uk e Keep Britain Tidy ha riscontrato che la quantità di bottiglie di plastica trovate sulle spiagge del Regno Unito è aumentata del 43% tra il 2014 e 2015 .
Anche se un sondaggio commissionato dalla stessa Coca Cola nel Regno Unito ha testimoniato l’esistenza di un sostanziale sostegno al cauzionamento con un 63% degli intervistati a favore – di cui un 51% ritiene che il sistema avrebbe aumentato una loro propensione al riciclo- è difficile fare previsioni su chi l’avrà vinta tra i due schieramenti che si fronteggiano.
A favore del sistema, oltre ai gruppi ambientalisti, c’è il Green Party che ha presentato una mozione in Parlamento , Suez UK , e anche il Principe Carlo, che si è espresso recentemente a favore del Container Deposit Scheme CDS e in più di un’occasione. L’ultima occasione è stata nel corso di un intervista che Carlo d’Inghilterra ha rilasciato a Sky news .
Sky ha preso posizione contro il Marine Litter lanciando una campagna specifica, OCEAN RESCUE con anche una sezione di articoli destinata al pubblico italiano.
Tra gli oppositori del cauzionamento, oltre ai soggetti industriali che remano contro da sempre come INCPEN (Il Consiglio dell’industria per la ricerca sul packaging e l’Ambiente) o The Packaging Federation, si è schierato, inaspettatamente, anche il Defra ( Department for Environment, Food & Rural Affairs), il ministero inglese all’ambiente. Defra ha recentemente dichiarato di non avere all’ordine del giorno l’adozione di un sistema di cauzionamento come la Scozia. Al primo posto tra le motivazione addotte c’è il timore che i sistemi di raccolta differenziata organizzata dalle municipalità vengano “cannabilizzati”, senza un’aumento delle percentuali di riciclo. In realtà, gli argomenti portati da Defra e dall’industria di settore sono già stati smentiti : dai casi di successo in corso e da diversi studi che Reloop ha raccolto in un recente studio comparativo dal quale risulta che per i Comuni i sistemi di cauzionamento portano più vantaggi che svantaggi.
La risposta a Defra è arrivata prontamente da David Palmer-Jones, Ceo di Suez UK, una delle più grandi aziende di raccolta dei rifiuti della Gran Bretagna che ha espresso alla stampa il sostegno ad un sistema di cauzione in tutto il Regno Unito. Ecco in virgolettato alcune delle affermazioni più salienti di Palmer-Jones riportati dai media inglesi: “Ho vissuto e lavorato per diversi anni in Svezia dove il sistema è in adozione da tempo e ho potuto così toccare con mano sia l’efficacia del sistema ai fini del riciclo che la facilità con cui la società abbraccia questi sistemi”. E ancora : “Investire in tutto il Regno Unito un sistema di cauzione per le bottiglie di plastica ha senso sotto il profilo ambientale ma soprattutto economico” ha dichiarato al Daily Mail ” con una riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti e una ridotta necessità di acquisto di materie prime vergini ci guadagnano le tasche di famiglie e imprese ”. Secondo Palmer-Jones un sistema di cauzionamento, oltre a far risparmiare milioni di sterline alle municipalità, avrebbe le potenzialità di sottrarre alla discarica tonnellate di plastica che possono essere riusate o riciclate. Per quanto Suez possa essere “di parte” come operatore economico del riciclo, non si può certo mettere in dubbio che non sappia di cosa stia parlando, visto che serve come raccolta rifiuti e pulizia stradale 60 Cittadine per un totale di 12 milioni di cittadini britannici.IL CASO OLANDESE
In Olanda la Coca Cola non ha lasciato nulla di intentato per
impedire che il deposito su cauzione introdotto 15 anni fa per le
bottiglie da un litro venisse esteso alle bottiglie più piccole, con il
risultato che sono proprio queste bottiglie insieme alle lattine ad
essere maggiormente presenti nel littering. Come abbiamo raccontato
all’interno della nostra piccola inchiesta sul cauzionamento in Olanda, il programma di raccolta domiciliare della plastica Plastic Heroes
non funziona, sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo delle
raccolte. Secondo un’analisi effettuata sui risultati di Plastic Heroes
da Recycling netwerk nel 2013 solo il 20% delle tonnellate di plastica raccolte
è stato riciclato ed utilizzato per produrre altri imballaggi mentre
nel 2015 i due terzi del materiale raccolto non ha potuto essere venduto
e causa della sua scarsa qualità.
Per affrontare il marine litter a partire dalle sue fonti Marijn Tinga, surfista olandese battezzatosi Plastic Soep Surfer ,ha lanciato l’iniziativa Plasticfree Seas. Oltre ad aver attraversato in surf il tratto di mare Olanda -Inghilterra Tinga ha raccolto oltre 50.000 firme a favore del cauzionamento che sono state consegnate recentemente al parlamento olandese.
Coca Cola Olanda, interrogata dai sostenitori del sistema circa il
diverso approccio adottato nei vari paesi ha replicato -attraverso la
portavoce Arjanne Hoogstad- che ogni paese rappresenta “un caso a se” come gestione degli imballaggi e che va pertanto considerato “quale sistema di raccolta risulti più efficace”.
E che mentre in Scozia era necessario intervenire urgentemente a causa
di una raccolta differenziata molto scarsa, anche attraverso il
cauzionamento, in Olanda la situazione non lo richiedeva.
LA POSIZIONE DELLA COCA COLA E LE SUE IMPLICAZIONI
Questa posizione si può leggere anche alla pagina della multinazionale dedicata al deposito su cauzione “ noi
crediamo che i sistemi di deposito su cauzione siano solamente una
delle potenziali soluzioni per aumentare la raccolta e il riciclo degli
imballaggi che potrebbe non funzionare in tutti i contesti sociali ed
economici”.
Singolare che proprio la Coca Cola, che ha sviluppato una soluzione di
prodotto (e imballaggio) standard da commercializzare in tutto il mondo
all’insegna del “one-size-fits-all solution” , si dimostri in questi frangenti così sensibile alle caratteristiche peculiari dei sistemi di gestione dei rifiuti.
Questo processo di standarizzazione ha avuto origine negli anni 70
quando la bottiglia di plastica monouso ha soppiantato le bottiglie di
vetro riutilizzabili. La multinazionale ha potuto così mettere in
pensione tutto il sistema di refill costituito da una rete di
produttori e imbottigliatori licenziatari che, a livello locale
commercializzava le bevande in bottiglia di vetro riutilizzabile. Grazie
ad una produzione centralizzata la Coca Cola, e l’industria del
beverage ha potuto ridurre i costi del precedente sistema e vedere i
profitti balzare alle stelle.
La Coca Cola, al pari di altre multinazionali, non si è mai posta seriamente il problema del fine vita dei propri imballaggi e soprattutto quando immessi al commercio in paesi dove non esistevano neanche delle gestioni basilari di raccolta dei rifiuti, figurarsi per gli imballaggi. I risultati dell’utilizzo “irresponsabile” della plastica da parte dell’industria, che ne ha internalizzato gli utili ed esternalizzato i costi su ambiente, economia e società, si stanno palesando a distanza di 50 anni, in tutta la loro scala e drammaticità. Studi hanno rivelato che abbiamo ormai oceani e mari di plastica e che oltre ai pesci persino il plancton si ciba di plastica. Tonnellate e tonnellate di plastica continueranno a finire in mare se non si prendono provvedimenti a 360 gradi. Soprattutto a partire da quei 5 paesi responsabili del 50%-60% del marine litter globale. Altri studi recenti come quelli all’interno dell’iniziativa The New Plastics Economy hanno fotografato il fallimentare stato dell’arte dell’economia delle plastiche e delineato un piano per ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente attraverso la creazione di un’economia più sostenibile e circolare per la plastica. Questo piano prevede strategie come una riprogettazione in chiave circolare degli imballaggi e dei sistemi di erogazione (delivery models) per i prodotti di largo consumo, anche attraverso il riuso. Il deposito su cauzione è uno dei sistemi più efficaci nel garantire a breve termine risultati che creano valore economico per la società. La Coca Cola, ma anche tutto il mondo produttivo che si serve di imballaggi, non può continuare ad ignorare questa emergenza non prendendosi seriamente carico delle soluzioni.
Molto interessante la storia raccontata in un articolo di Treehugger anche se di qualche tempo fa. L’autore cita a sua volta un articolo di Heather Rogers “Message in a bottle” che racconta come è nata la prima campagna americana di sensibilizzazione sul littering Keep America Beautiful . L’iniziativa è stata ideata e lanciata da due soggetti industriali che hanno inventato la bottiglia usa e getta e cioè “The American Can Company” e la “Owens-Illinois Glass” con l’adesione di oltre 20 aziende del settore che hanno beneficiato di questa invenzione. L’intera campagna fu pertanto finanziata da quelle corporazioni che avevano causato il littering con il passaggio di un sistema di vuoto a rendere per gli imballaggi, che non produceva rifiuti, ad uno “a perdere” dove i costi del fine vita degli imballaggi ricadono per lo più su municipalità e contribuenti. Quando poi le bottiglie usa e getta cominciarono a diventare una parte consistente del littering The American Can Company e Owens-Illinois Glass coniarono lo slogan che è quanto mai di attualità “packages don’t litter, people do”. Anche oggi l’industria del packaging e le aziende utilizzatrici di imballaggi ripetono lo stesso mantra “E' una questione culturale” sia che si parli di littering che di raccolte differenziate deludenti. Verrebbe da replicare con un proverbio nostrano che recita “è l’occasione a fare l’uomo ladro”. Pertanto invece di combattere i gesti incivili solamente con l'educazione, che richiede tempi lunghi ed investimenti continui, vanno adottati quei sistemi, come il deposito su cauzione, che spingono le persone a “fare la cosa giusta” per default , come argomentato nel post Quando è il sistema che rende virtuoso il cittadino.