Diario di un esordiente. Secondo giorno
Tra il fotovoltaico piemontese e i grandi scenari mondiali, per finire al Cinema(mbiente).
09 October, 2009
di Luigi Carnevale
Giovedì sera. Mentre ero nel pullman di ritorno verso casa fissavo lo sguardo fuori dal finestrino. Ero assorto, un po' stanco. Osservavo l'asfalto, le auto in fila che strombazzavano. Il ragazzo con la macchina roboante che imprecava contro tutti. Ma è naturale tutto questo? Che respiriamo fumi e polveri nelle vie di città splendide come Torino? E' naturale che ci sia gente nervosa che odia perfetti sconosciuti agli incroci per via di norme non rispettate? A "Uniamo le energie" si parla molto di questi problemi. Se ne discute per cercare un cambiamento.
Ho ascoltato studiosi, ingegneri e ambientalisti dibattere sulle controverse condizioni in cui riversa l'ecosistema. Ho sentito applausi ed ho applaudito di cuore all'auspicare virtuoso di un miglioramento dell 'ambiente su tutti i fronti. Se è vero che anche le azioni del nostro piccolo possono influire sulla vita degli altri è d'altro canto innegabile che ci sia bisogno di un forte segnale da parte degli Stati e di politiche volte ad un reale cambiamento. Ci ho pensato stamattina quando per me si è aperta la seconda puntata di "Uniamo le energie". Nella sala grigia del palazzetto dell'eco-efficienza si è parlato di energia fotovoltaica nell'ambito del workshop "Dal kw al mw lo sviluppo di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni". Dopo un'introduzione sul quadro normativo sono state portate le testimonianze di alcuni imprenditori che hanno realizzato impianti fotovoltaici di diversa mole e forma. Presentati quindi quello di Serravalle, il più grande d'Italia. Quello di Oleggio istallato sull'ex-discarica del comune e quello di Rovigliasco d'Asti. Questo più di tutti ha sorpreso il pubblico. Di fatti l'impianto in questione posizionato sulla collina astigiana rappresenta una novità positiva non solo sotto il punto di vista tecnologico-ambientale, ma anche per quanto riguarda la reazione che i novecento abitanti del luogo hanno dimostrato di fronte all'opera. Un'opera che ha forse un po' ferito l'aspetto paesaggistico, ma che in compenso riesce a far risparmiare un sacco di Co2 e 4135 t di petrolio in venti anni. Le tecnologie ci sono, lo ricordava ieri anche Marco Filippi (vice rettore Politecnico di Torino). Bisogna avere il coraggio di praticare le cosiddette long term policy. Non è tutto facile come sembra. Si deve tener conto di normative ben precise, dell'aspetto urbanistico e del recupero dei materiali degli impianti una volta che questi verranno dismessi. Ad ogni modo le soluzioni
ci sono ed esistono già da tempo. Sarebbe bene perciò non sciuparne altro anche perché il riscaldamento globale si fa sentire sempre di più. Con una battuta analoga ha esordito nel pomeridiano World Political Forum, Ruud Lubbers, presidente del collegio di vigilanza del centro di ricerca sull'energia dei Paesi Bassi che ironizzava sul fatto di essersi tolto la giacca. Ma una battuta scherzosa nasconde sapientemente una triste verità alla quale bisogna rispondere, afferma, come una comunità compatta perché tutti corriamo incontro ad un destino comune. " We are all in the same boat" ed evidenzia l'importanza di lavorare come formiche che possono portare un bene per la comunità. Conclude con un auspicioso "obamismo", "yes, you can make the difference". Nell'appuntamento più atteso del giorno
è mancata l'eccellenza di Mikhail Gorbachev che non ha potuto raggiungere WPF per ragioni di salute.
Tra gli altri interventi disciplinati da Maurizio Molinaro, corrispondente USA de La Stampa, quello di Mercedes Bresso che ha aperto il WPF, Martin Lees, Wolfgang Sachs, M. Gandhi (questa non c'è nel programma), Ashok Khosla, Bernard Laponche e Gunter Pauli.
I dati forniti sono sempre più allarmanti. Lees ricorda che il livello di emissioni di Co2 nell'atmosfera cresce di anno in anno ed è destinato a crescere sempre di più con le relative conseguenze se non si fa niente per ridurre i consumi. Per questo afferma "bisognerebbe incentivare con finanziamenti le imprese che si fanno carico di responsabilità volte alla tutela ambientale". Importante e toccante l'intervento di Ashok Khosla che ha illustrato la situazione mondiale nei termini della dicotomia ricchezza-povertà rimarcando sulla necessità di contrastare le lobby che detengono il potere grazie alle proprietà di petrolio e altre risorse minerarie attinte proprio da quei paesi che non riescono nemmeno a beneficiare di beni di prima necessità.
Al World Political Forum ho trascorso ore interessanti, scoperto dati e statistiche prima sconosciuti, ascoltato esperienze diverse, ma ho notato che si fa sempre un po' di fatica a rendere tangibili le parole, i programmi e le raccomandazioni dei "grandi politici ambientali". Di tutt'altro aspetto è stata la serata, che si è aperta intorno alle nove con l'inaugurazione del festival di Cinemambiente, che quest'anno raggiunge la dodicesima edizione. Sono stati proiettati due film con esperienze concrete. Il primo "Noi ci siamo già" è un documentario italiano breve che descrive la storia di una coppia che negli anni '80 decise di trasferirsi nell'appennino toscano, con l'idea di vivere a stretto contatto della natura ma dopo 27 anni dovranno porsi davanti al problematico piano della Regione Toscana che prevede l'istallazione di grandi impianti eolici nei pressi della loro abitazione. Il secondo molto più lungo, "Recipes for disaster" racconta la storia di una famiglia finlandese che ha deciso di eliminare dalla propria vita la dipendenza dal petrolio e da tutti i suoi derivati.
Non dev'essere facile, mi sono detto alla fine dei film, fare delle scelte così profonde, così importanti. Eppure loro ce l'hanno fatta, non si sono fermati alle parole, non hanno stilato rapporti, neppure pensato a scrivere dieci politiche per la riduzione di Co2 nell'atmosfera. Sono stati semplicemente capaci di distinguere la natura dalla non natura, di scegliere di appartenere a ciò che è davvero proprio e di abbandonare quello che altri hanno scelto per loro.