Più auto demolite che acquistate nel 2009 negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, nel 2009, sono state demolite 14 milioni di auto, ma acquistate soltanto 10 milioni, riducendo così il parco auto del 2%. È la prima volta che ciò accade dopo la seconda guerra mondiale. La crisi appare come il motivo più ovvio della variazione di tendenza ma anche la virtuosità di molte città che hanno potenziato il trasporto pubblico potrebbe aver contribuito positivamente
22 January, 2010
Guiomar Parada
Negli Stati Uniti, nel 2009, sono state demolite 14 milioni di auto, ma acquistate soltanto 10 milioni, riducendo così il parco auto del 2%. Diversi dati indicano che questa nuova tendenza potrebbe continuare almeno fino al 2020. È la prima volta che ciò accade dopo la Seconda guerra mondiale.
La crisi appare come il motivo più ovvio, ma il dato interessante è che la variazione di segno nel numero di auto possedute dagli americani non è legata soltanto alle difficoltà economiche delle famiglie americane, all'aumento del prezzo del petrolio o alla saturazione del mercato dell'auto, ma ha a che fare anche con la virtuosità di molte città che hanno potenziato il trasporto pubblico e con nuovi comportamenti.
In riferimento a questi ultimi, sembra che sia la maggiore urbanizzazione a stare cambiando lentamente le abitudini dei cittadini Usa. Mentre negli anni del dopoguerra e nei decenni successivi, l'automobile è stata per gli americani sinonimo di mobilità, con l'urbanizzazione –4 su 5 americani abitano in città- la mobilità (e tutti i miti correlati) sta trasformandosi in “immobilità” in città intasate dal traffico e in un altro costo (per parcheggio e carburante, perché, sebbene negli Stati Uniti la benzina costi meno che in Europa, le distanze sono più lunghe e le macchine più voraci). L'Istituto per i Trasporti del Texas ha calcolato che, tra spreco di benzina e di tempo, il costo del traffico intasato è balzato dai 17 miliardi di dollari del 1982 a 87 miliardi nel 2007.
Al tentativo di molte città americane di adottare misure per ridurre il traffico e l'inquinamento si è però frapposta la recessione.
New York è, per esempio, una città che lo scorso anno, a causa del deficit municipale, ha scelto di ridurre il trasporto pubblico. L'ecopass però non è una misura "seppellita", ha dichiarato il sindaco Bloomberg in una intervista rilasciata a Copenaghen. Gli osservatori fanno notare inoltre che lo Stato di New York è sull'orlo di una crisi fiscale e ciò implica che, quando l'Assemblea dello Stato si riunirà per rimettere in piedi il bilancio, dato che si dovrà attingere a ogni possibile fonte di introito, anche misure come il pedaggio sui ponti di accesso o l'ecopass potrebbero essere rimesse in gioco.
Nei vari Stati, invece, sta funzionando la strategia dei sindaci del “bastone e la carota”. In tutto il Paese le città stanno migliorando e potenziando il trasporto pubblico e tra queste, in particolare, Phoenix, Seattle, Houston, Nashville e Washington DC. Molte si sono dotate negli anni scorsi o si stanno dotando di ferrovie leggere o di nuove linee della metropolitana, mentre altre stanno adottando misure quali le corsie preferenziali per i bus veloci o la risistemazione di alcune strade a favore dei pedoni e delle biciclette. Le amministrazioni, al tempo stesso, hanno aumentato i prezzi dei parcheggi, stanno sostituendo, come a Washington DC, i parchimetri a moneta con altri che funzionano con le carte di credito e riducendo il numero di stalli richiesti per legge per ogni edificio di nuova costruzione.
Le dimensioni del parco auto è condizionato anche dal fatto che le auto acquistate nel picco tra il 1994 e il 2007 ora stanno arrivando a fine vita e, considerando le incertezze economiche per il futuro, è presumibile che alcune famiglie non ricompreranno le stesse auto o lo stesso numero di auto per famiglia. Quest’ultimo dato potrebbe rispondere anche alla tendenza registrata tra i giovani, dove i neopatentati sono scesi dai 12 milioni del 1978 a meno di 10 nel 2009. Ciò è spiegato in parte da motivi economici come l’indebitamento per lo studio. Più interessante però è forse il fatto che la socializzazione tra i giovani non passa più come in passato dal possesso o dalla disponibilità di un’auto, ma in parte si è spostata sulla rete. Per tutti questi motivi, i giovani che vivono nelle città si stanno abituando a fare a meno del mezzo proprio. Le persone che invece sostituiranno l’attuale auto con una “da città”, tipo Smart, lo faranno prevalentemente per responsabilità ambientale e perché, all’occorrenza, sono in grado di affittare una macchina “tradizionale”.
Il numero delle demolizioni dovrebbe rimanere superiore a quello degli acquisti almeno fino al 2020, si stima. Con un declino percentuale di 1-2 punti l’anno, il parco auto negli Usa potrebbe ridursi dal picco di 250 milioni del 2008 a 225 tra dieci anni.
Secondo Lester Brown, presidente dell’Earth Policy Institute, questi dati da loro elaborati uniti ai nuovi comportamenti e schemi culturali potrebbero indicare la fine del grande amore tra gli americani e l’automobile.
Dal 2005 al 2008, l’utenza del trasporto pubblico nelle città americane è aumentata del 9% e ciò sembrerebbe premiare quelle città che hanno davvero usato “il bastone e la carota”, disincentivando quindi l’uso delle auto, ma fornendo in cambio un nuovo o potenziato servizio pubblico (Phoenix per esempio, ha potenziato i bus, ma fornisce anche taxi su richiesta agli anziani e ai disabili, ha introdotto pulmini leggeri che fanno giri nel centro città e molte possibilità di abbinare parcheggio e metropolitana o treno). Questa dinamica sembrerebbe quindi aver modificato il comportamento dei cittadini indipendentemente dalle circostanze economiche sfavorevoli. Nel caso di queste ultime, tuttavia, la riduzione delle auto nelle città americane sarebbe un esempio della crisi rivelatasi opportunità.