Il sogno delle domeniche a piedi
Anniversario: sei febbraio 2000, dieci anni fa, una domenica da ricordare nei libri di storia. Tutte le grandi città italiane, più decine di capoluoghi, bloccarono il traffico accettando la proposta, finanziata, del ministro dell’Ambiente Edo Ronchi - da Terra del 06.02.2010
08 February, 2010
Paolo Hutter
Sei febbraio 2000, dieci anni fa, una domenica da ricordare nei libri di storia. Tutte le grandi città italiane, più decine di capoluoghi, bloccarono il traffico accettando la proposta, finanziata, del ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. L’emergenza smog era stata riscoperta da poco, grazie all’entrata in vigore della direttiva sulle micropolveri. L’Italia non aveva ancora ben capito come recepirla, ma la Lombardia aveva appena effettuato un blocco del traffico domenicale, a dicembre.
E sorprendentemente a Milano molta gente si era divertita. L’invenzione italiana delle domeniche a piedi riproponeva in chiave antismog quella che era stata l’esperienza collettiva dei blocchi del traffico domenicali degli anni 70 dovuti alle difficoltà di arrivo del petrolio. Questa volta limitati alle città, i blocchi del traffico festivo dovevano servire, e sono serviti, come gigantesca promozione di tutte le modalità di spostamento alternative all’auto privata: piedi, bici, mezzi pubblici, anche pattini a rotelle.
Ricordo le polemiche che precedettero la prima domenica a piedi nella città forse più autodipendente, Torino. Non solo il centro-destra ma anche commentatori come Mario Deaglio e Marco Travaglio parlavano di demagogia autoritaria, che coarta la libertà di circolazione senza benefici strutturali. Il presidente dei commercianti era furente, anche se il blocco non era feriale.
La partecipazione popolare, e i sondaggi, andarono invece decisamente dalla parte della domenica a piedi. Personalmente, avendole anche inizialmente vissute nel gratificante ruolo di autore (assessore all’Ambiente a Torino nel 2000), le ho sempre adorate, almeno fino a quando si sono realizzate integralmente, svuotando le strade. Come blocco selettivo del traffico inquinante, cioè se si lasciano circolare auto a gpl, euro 4 etc, non danno invece quella sensazione sognante di città diversa che fa la popolarità della domenica a piedi.
Ora con la domenica senza euro 4 di Milano e col blocco di tutta la città di Torino l’anima vera di questo provvedimento potrebbe resuscitare. Anche da parte ambientalista ci sono molti critici, qualcuno dice che è un pannicello caldo. C’è dell’ovvio in questa critica: le emissioni di 6 giorni feriali contano più di quelle della domenica. E allora? Se la domenica è un giorno di riposo dal lavoro, potrebbe esserlo anche da traffico e inquinamento. Ma soprattutto bisogna guardare al valore che ha sperimentare ogni tanto un modo diverso di vivere la città.