Come va l'Agenda 21 in Italia
31 May, 2002
Il centro di ricerca Focus Lab in partnership con il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane ha redatto un'indagine sullo stato di attuazione dei processi di Agende 21 Locali da parte delle amministrazioni locali italiane. L'indagine ha coinvolto tutti gli Enti italiani che hanno aderito alla Campagna Europea Città Sostenibili o al Coordinamento italiano. Un universo, quello esaminato, che ha raggiunto quota 556 con una notevole impennata negli ultimi due anni. Infatti la prima considerazione che emerge dall'indagine e' il balzo in avanti dell'Italia all'interno del movimento Agende 21 Locali europeo: se nel 1998 erano solo 35 gli enti italiani sottoscrittori della Carta di Aalborg nel 2002 con 513 adesioni rappresentiamo il paese più attivo all'interno della comunità europea , con un peso di circa un terzo rispetto al totale. Dunque un interesse crescente delle nostre amministrazioni verso nuovi approcci di governance locale, interesse però fortemente incentivato negli ultimi due anni dalla prospettiva di finanziamenti del Ministero dell'Ambiente. Basta ricordare il boom del 2001, nel periodo di pubblicazione del primo bando di cofinanziamento, con un passaggio da 105 a 402 adesioni alla Carta di Aalborg. Tutto ciò rende preziosa questa indagine che ha cercato di approfondire la qualità dei processi di Agenda 21 Locale in Italia tentando di costruire una panoramica basata sui sette passi fondamentali del percorso di Agenda 21 Locale: attivazione, organizzazione, partecipazione, analisi dei problemi, definizione del piano d'azione, attuazione dello stesso e monitoraggio. Gli intervistati pari a quasi l'80% dell'universo rappresentativo hanno messo in luce già un primo dato significativo che determina la volontà politica di attivare una Agenda 21 Locale: poco più di un ente su due (55%) fra quelli che hanno sottoscritto la Carta di Aalborg ha avviato il processo. Di questi il 56% si e' collocato nelle prime fasi (ovvero attivazione e organizzazione) mentre solo 14 enti (pari al 5,81%) ha raggiunto l'obiettivo di redazione del Piano d'Azione. Buono e' il dato sugli enti che hanno incominciato la fase di Forum (45 pari al 18,6%), considerato il passaggio caratterizzante del processo e forse piu' temuto da parte delle amministrazioni. Tutto questo dimostra il graduale passaggio del movimento italiano da una categoria di principianti ad una di livello medio, seguendo le esperienze delle amministrazioni pioniere che hanno definito già un Piano d'Azione e sono già nelle fasi di attuazione e monitoraggio. Le regioni maggiormente coinvolte all'interno di questo movimento secondo l'indagine sono Lombardia, Emilia Romagna e Puglia (che vanta un vasto numero di enti ma tutti nelle fasi iniziali) mentre le punte di eccellenza ormai riconosciute anche a livello europeo sono in Piemonte, Emilia, Toscana e Liguria. Dalla ricerca si deduce il buon consolidamento del processo in Italia che, non dimentichiamolo, rispetto a contesti anglosassoni e nord europei rimane in forte ritardo, la forte domanda di risorse finanziarie esterne (Ministero) e il bisogno di maggiore supporto formativo per enti che vogliono avviare un processo di Agenda 21 Locale. Problemi solo in parte comuni a chi invece si trova in fasi avanzate del processo: per loro un aspetto chiave e' la corresponsabilizzazione dei partecipanti sugli obiettivi del Piano d'Azione e la collaborazione tra gli Assessorati. Rimane la validità della scelta iniziale di avviare un processo di Agenda 21 Locale. Chi ha realizzato tutte le fasi del processo sottolinea i vantaggi in termini soprattutto di maggiore capacità progettuale e di miglioramento del dialogo con la collettività e con i vari settori dell'amministrazione. [a="http://www.ecodallecitta.it/old/giu2002/agenda21/RapportoIndA21ita1.pdf"]L'indagine del centro Focus Lab per il Coordinamento Nazionale Agende 21 Locale, presentata il 14 giugno a Napoli[/a]