La guerra sui filtri anti-smog, in tribunale le marmitte verdi
Le accuse del Codacons sui dispositivi anti-particolato: una truffa - da La Repubblica del 21.02.2010
22 February, 2010
Paolo Berizzi
MILANO - Acchiappaveleni o grasso che cola per chi lo produce? Mentre lo smog imperversa, sul fap - acronimo che sta per filtro antiparticolato - è battaglia. Il Codacons lo ha portato al Tar definendolo una bufala (udienza il 27 aprile) e accusando la Regione Lombardia, "colpevole" di averlo imposto ai mezzi pesanti in transito sul suolo padano. Le aziende che lo producono se le suonano perché se non hai l'omologazione del ministero dei trasporti gli incentivi regionali te li scordi. E intanto, tra denunce, finanziamenti, decreti ministeriali e delibere regionali, sul mercato dei filtri indagano la procura di Milano e l'Antitrust. L'affare è ghiotto: 4 miliardi a essere prudenti. Tanto vale la trappola contro il famigerato Pm10 che alcune Regioni hanno reso obbligatoria per i veicoli diesel (da euro 0 a euro 4) in certe zone, periodi e orari dell'anno. Oggi il 95 per cento del mercato è in mano a Pirelli Eco Technology, una delle aziende - sono solo due, l'altra è la tedesca Hjs - omologate. L'affare Sin qui l'era-fap ha messo sul piatto un centinaio di milioni di euro. Sbriciolati per lo più al Nord che la prossima domenica, non sapendo come uscire dalla morsa dello smog, blocca le sue auto.
45 milioni sono usciti dalla borsa della Regione Lombardia, altri 10 dal Piemonte, il resto tra Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Trentino.
Un fap per tir costa 7-8 mila euro.
Per furgoni 3mila e 500. Per auto 1000 euro. Gli italiani che hanno dovuto o dovranno montarlo sono circa 2,5 milioni. Facciamo due conti. Sulle strade italiane circolano 17 milioni e 309 mila veicoli diesel. Quelli che dovranno "depurarsi" sono più o meno: 9milioni di auto (euro 2, 3 e 4), 2 milioni di veicoli commerciali (furgoni) e 500mila veicoli industriali (camion).
Tradotto, a stare solo ai costi di acquisto, vuol dire: 20,5 miliardi.
Una doppia finanziaria. Ipotizzando che - tra esenzioni e "escamotage" vari - solo il 15-20 per cento del parco veicoli si metterà in regola, il giro d'affari dei filtri ammonta a 4 miliardi. La battaglia Due Ville è un paese in provincia di Vicenza. Parte da qui la guerra dei filtri. La Dukic Day Dream è una delle cinque aziende italiane nel campo dei sistemi filtranti. Sette anni fa brevetta il 3D, un dispositivo capace di abbattere non solo le polveri sottili ma anche il CO2 perché - spiega l'ad Anna Dukic - «agisce alla fonte. Non trattiene le polveri: ne evita proprio l'emissione». Il 3D però è "fermo". La domanda di omologazione giace da due anni al ministero dei trasporti. Che ai legali dell'azienda vicentina ha sempre negato l'accesso agli atti. L'unico fap omologato in Italia è marchiato Pirelli (si è aggiunto da poco il tedesco HJS). Si chiama Feelpure. Promosso con lode da Trasporti e Ambiente. Per incentivarlo la sola Lombardia ha sborsato 45 milioni.
Spacchettati in tre tranche, tante quante sono le delibere in materia.
La prima è datata 11 luglio 2008. Il Pirellone invita chi cammina con mezzi pesanti sul suolo lombardo a dotarsi del filtro. «Quando hanno emesso la delibera - spiega Michele Campostrini, presidente della DukicDayDream - in Italia un filtro omologato non esisteva ancora. Il primo arriva il 13 ottobre, ed è Pirelli». L'azienda di Tronchetti, in effetti, fiuta il business, e le "trappole" inizia a costruirle nel 2005. Ad Arese. Per camion autobus e furgoni. Quelle per le auto le fa uscire dallo stabilimento rumeno di Bumbesti. Aggiunge Campostrini: «I due decreti ministeriali che fissano le modalità per l'omologazione dei dispositivi contro le polveri sottili (il 39 e il 42 del 2008) sembrano fatti su misura per un solo tipo di filtro.
Così come i test per omologarlo».
«Prove indirette», le definiscono Laura Tamiazzo e Davide D'Ippolito, i legali della Dukic. «Sul mercato dei filtri ora va fatta chiarezza». Altre aziende sono pronte ad accodarsi. La replica di Pirelli Ambiente Eco Technology arriva dal presidente Bruno Tronchetti Provera: «Che siamo gli unici omologatiè vero, anche se mi dicono che - purtroppo - sono in arrivo altre due omologhe... Noi cannibali del mercato? Non è colpa nostra se gli altri hanno voluto aspettare che ci fosse un mercato dei fap. Noi ci siamo mossi quando ancora non c'era».
Le indagini Sulla "partita" dei filtri si è attivata la procura di Milano. Che in materia di smog e Pm10 ha già indagato i vertici di Comune, Provincia e Regione. I pm Nicola Cerrato e Giulio Benedetti hanno acquisito molti documenti (a Firenze c'è un'inchiesta analoga). Gli esposti arrivati sul tavolo dei magistrati denunciano una sorta di monopolio nel settore. Tutto inizia con un ricorso al Tar. Fiap (Federazione italiana autotrasportatori) e Codacons denunciato l'inefficacia dei fap resi obbligatori in Lombardia. Nell'esposto si parla anche di «alterazione del regime di concorrenza». Il 27 aprile ci sarà l'udienza, poi la sentenza. Ma intanto la vicenda dei filtri è finita sotto la lente dell'Antitrust.
«Essendoci un solo produttore di fap c'è un monopolio di fatto - ragiona Edoardo Croci, ex assessore milanese all'ambiente nella giunta Moratti, ora anima del laboratorio "Milano respira" - . E' giusto che se uno ha un prodotto efficace cerchi di farselo omologare.
Sta al ministero garantire la concorrenzialità».
L'efficacia Serve davvero la "trappola"? Secondo qualcuno non tanto. Il professor Stefano Montanari insegna all'istituto di nanodiagnostica di Modena. «Il fap - dice - non solo non serve a niente, ma è anche fortemente dannoso per l'ambiente e la salute. Cattura le polveri che escono dalla camera di scoppio ma dopo 300 km il filtro è intasato, la temperatura si alza e il carbonio che c'è dentro viene bruciato. In pratica: le polveri vengono trasformate in anidride carbonica, che si disperde nell'ambiente ed è ben più tossica delle polveri metalliche». Ai fap-scettici Bruno Tronchetti Provera risponde così: «Abbiamo la certificazione dell'Ispra.
Sa cosa dice? Che il filtro blocca il 99 per cento delle particelle sottili.
Credo che a qualcosa serva, o no?».