Pomigliano e la Fiat tra occupazione, sviluppo e inquinamento
Occhi puntati, nella città vesuviana, al futuro dello stabilimento del Lingotto, dove, se saranno sciolti gli ultimi nodi tra azienda e sindacati, potrebbe iniziare presto la produzione della nuova Panda. Alla Fiat è legato da decenni il destino economico e sociale di Pomigliano d'Arco. E, per certi versi, anche quello “ambientale”. Testimonianza da Pomigliano sulla mobilità (poco) sostenibile attorno alla fabbrica
16 June, 2010
Bastano pochi minuti a piedi, dalla centralissima via Terracciano, per raggiungere i cancelli dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Perché qui l'area residenziale e quella industriale (dove sorgono anche gli impianti dell'Alenia e il centro di ricerca Elasis) si sfiorano quasi. Proprio intorno ai primi stabilimenti, a partire dal dopoguerra, si è infatti sviluppato il centro moderno della città, che con gli anni ha finito per fondersi con il nucleo storico, dando origine a un'unica area fortemente urbanizzata, stretta tra le pendici del monte Somma e la via Nazionale delle Puglie. Pochi minuti a piedi, ancora meno in bicicletta (anche se la salita che, lasciandosi alle spalle l'area industriale, riporta a viale Alfa Romeo può scoraggiare i meno allenati). Qualcuno in più, se si è sfortunati, in automobile, soprattutto negli orari di punta, quando il traffico (di Fiat, ma non solo) congestiona il centro cittadino. Nonostante i diversi Put (Piani urbani del traffico) che si sono avvicendati negli ultimi anni, l'introduzione massiccia di semafori e la crisi delle aziende (anche l'Alenia, da qualche mese, ha introdotto la Cassa integrazione ordinaria), le strade pomiglianesi si ingolfano ancora di frequente, tanto che, in certi giorni della settimana, può richiedere più tempo attraversare il centro cittadino che percorrere i 12 chilometri che lo separano da Napoli. Non bastano, evidentemente (oppure non sono sufficientemente utilizzate), le quattro linee di autobus circolari che servono il territorio comunale, gestite dalla Vesuviana Mobilità, che stando agli ultimi orari ufficiali effettuano circa una corsa all'ora, neanche, a una prima analisi, in coincidenza con i turni di lavoro delle fabbriche. E dire che la stazione ferroviaria della Circumvesuviana, che è anche il capolinea di due circolari su quattro, è a poche centinaia di metri dalla zona industriale, e rappresenterebbe lo snodo ideale per i dipendenti delle fabbriche. Va meglio, paradossalmente, a chi deve raggiungere la Fiat dai comuni limitrofi, collegati dalle linee Napoli-Baiano e Napoli-Acerra (quest'ultima linea serve anche le stazioni Alfa Lancia 2 e Alfa Lancia 4, ancora più vicine allo stabilimento) della Circumvesuviana, con una frequenza di tre o quattro corse l'ora. Per i più sportivi, in realtà, ci sarebbe anche la possibilità di utilizzare la pista ciclabile che costeggia i vecchi binari ormai in disuso, ma che in qualche tratto è minacciata dal degrado e dall'abbandono (tra l'altro, nel parcheggio della Fiat esistono delle rastrelliere per le biciclette, anche se i frequenti episodi di furto scoraggiano i dipendenti, che preferiscono usare l'auto, lo scooter o servirsi di compagnie private di pullman).
La colpa del traffico in centro, in ogni caso, non è solo delle fabbriche, e non è certo con le politiche aziendali di mobilità che si cerca di risolvere il problema (lo stabilimento ha attivato una convenzione con le aziende del trasporto pubblico locale, che offrono sconti ai dipendenti, ma non ha un mobility manager, o almeno i lavoratori non ne sono sufficientemente informati). Dopo mesi di polemiche intorno alla possibile introduzione delle strisce blu nelle strade del centro, l'amministrazione comunale fresca di insediamento ha cominciato con lo spegnere alcuni semafori nelle ore serali, e con l'introduzione della sosta a rotazione con obbligo di disco orario sulle strade principali. Non si parla, invece, per il momento, di reintrodurre il monitoraggio della qualità dell'aria, che non viene effettuato da anni (gli ultimi dati disponibili sul sito del Comune risalgono al 2002/2003), nonostante la massiccia industrializzazione e gli intensi flussi di traffico. Al comando di Polizia Municipale di Pomigliano ricordano di passate campagne di monitoraggio condotte con centraline mobili, ma l'iniziativa non è stata più ripetuta («Ora ci prendiamo solo i tumori», è il commento amaro del vigile che risponde al centralino). Il consigliere provinciale Tommaso Sodano, pomiglianese e presidente della Commissione Ambiente del Senato ai tempi dell'ultimo governo Prodi, rivela di aver «presentato due interrogazioni alla passata amministrazione comunale per chiedere misure di contenimento delle emissioni nelle zone più trafficate della città», ma di non aver ricevuto riposta. Eppure l'area, come tutta la provincia nord di Napoli, presenta un'incidenza particolarmente alta di forme tumorali legate anche ad elevati livelli di inquinamento atmosferico (da traffico veicolare, industrie, discariche autorizzate o illegali, etc). Uno studio pubblicato nel 2008 dall'Istituto superiore della sanità rivela ad esempio che il tumore al polmone è più frequente nel giuglianese, nell’acerrano-pomiglianese e nei paesi vesuviani di nord-est che in altre aree della regione, mentre il tumore al fegato è particolarmente diffuso nei comuni del mariglianese-acerrano. Oltre che sui temi dell'occupazione e della criminalità, la partita della nuova Giunta, la prima di centro-destra negli ultimi 15 anni, si giocherà anche sul terreno dell'inquinamento e della salute pubblica.
Per il momento, però, tutti gli occhi sono puntati sullo stabilimento Gian Battista Vico, dove, dopo il referendum tra i lavoratori del prossimo 22 giugno, e se saranno sciolti gli ultimi nodi legati all'accordo tra azienda e sigle sindacali, dovrebbe partire a breve la produzione della nuova Panda, che il Lingotto punta a lanciare sul mercato tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. La macchina, per restare in tema ambientale, si propone come una citycar a bassi consumi e basse emissioni, grazie al nuovo motore bicilindrico di 900cc dotato di tecnologia “Multiair”. Praticamente, sono le valvole di aspirazione a stabilire, aprendosi e chiudendosi, quanta aria serve ai cilindri. Un sistema che, secondo Fiat, comporta un risparmio di carburante compreso tra il 10% e il 20% rispetto a un motore a quattro cilindri aspirato di pari potenza e prestazioni. Prima ancora, il motore sarà montato sulla 500, riducendone le emissioni di CO2 a 200 grammi per chilometro percorso. Se sarà confermata la scelta di spostare la produzione della Panda dal sito industriale di Tychy, in Polonia, da Pomigliano usciranno anche le versioni bifuel del veicolo. Per il momento, in ogni caso, le questioni ambientali sembrano lontanissime dalle pendici del Vesuvio. Prima resta ancora da sciogliere il grosso nodo del futuro dello stabilimento.