330 orti urbani a Torino. L'assessore Tricarico:
Coltivare in città: da pratica “poco civile svolta per lo più dagli immigrati meridionali” al riconoscimento del suo valore sociale. L'assessore all'Ambiente del Comune di Torino, Roberto Tricarico, fotografa la realtà degli orti urbani in città: “A Torino gli orti urbani regolarizzati sono attualmente 330, sarebbe bello averne mille, ma ci vogliono le aree e soprattutto i soldi”
22 July, 2010
“Ora le riconoscono tutti un valore sociale, ma a lungo la coltivazione degli orti è stata considerata una pratica poco civile svolta per lo più dagli immigrati meridionali”. C’era anche l’orgoglio delle proprie origini nelle parole dell’assessore Tricarico, quando stamattina, nel corso della riunione della Commissione Ambiente, ha sottolineato il ribaltamento avvenuto negli ultimi anni nell’immaginario collettivo, di chi coltiva da sé gli ortaggi e la verdura che consumerà a tavola.
Una pratica che col tempo è diventata trasversale alle classi sociali – Swiss Replica Watches “conosco personalmente una gallerista che avrebbe voluto partecipare al bando per avere in concessione uno degli orti urbani della Città, ma non ce ne sono disponibili”, ha svelato l’assessore – contribuendo così a invertire la rappresentazione ormai consolidata del coltivatore per necessità (economica). Chi cura pomodori e melanzane ha modo di tenersi in forma e occupato, vivere all’aria aperta e a contatto con gli altri, con innumerevoli implicazioni positive sulla salute e sull’umore, senza dimenticare che così facendo collabora alla riqualificazione e al presidio del territorio.
Tanto da sollecitare alcune curiosità: qual è lo ‘stato dell’arte’ a Torino in materia di orti urbani? Quali i progetti futuri dell’Amministrazione? “A Torino – ha detto Tricarico – gli orti urbani regolarizzati sono attualmente 330, sarebbe bello averne mille, ma ci vogliono le aree e soprattutto i soldi”. Un refrain – quello legato alle risorse economiche – che però non ha rallentato la ricerca di nuove soluzioni: operazioni basate o sulla partecipazione economica degli assegnatari, oppure sulla realizzazione – come avviene nel settore dell’edilizia residenziale – di una “cooperativa ortolana indivisa” per le quali però è necessario prima uno studio approfondito.
L’assessore ha anche accennato all’interessamento della Compagnia di San Paolo a finanziare questa attività. La realizzazione di un orto urbano infatti costa tra i 1500 e i 2mila euro, al netto delle spese per l’approvvigionamento idrico e – dove necessario – per la bonifica e la pulizia dell’area.
Presto, già finanziati con il denaro proveniente dalle compensazioni ambientali per il termovalorizzatore, ne nasceranno un’ottantina lungo il torrente Sangone. Sempre in quella zona, e con gli stessi proventi, altri orti dovrebbero essere realizzati dalla Provincia, contribuendo così a sanare la situazione attuale, largamente abusiva.
Infatti nel comune di Torino ci sono molte aree tradizionalmente adibite ad orti, prive però di qualunque autorizzazione: la coltivazione spontanea si estende a macchia di leopardo dai laghetti Falchera, (dove c’è un progetto, ma si è in attesa dello sviluppo delle scelte di trasformazione urbanistica di tutto il quartiere); sulle rive del Sangone, al Villaretto, al Castello del Drosso, tanto per citare le zone più conosciute.
“Senza un monitoraggio non se ne può parlare – ha detto Tricarico, che ha anche promesso – riporteremo la questione in aula a settembre –, quando conosceremo meglio la situazione, comprensiva anche degli abusivi e dei privati, e del presunto fabbisogno cittadino.”
Le misure cui si pensa per ora sono analoghe all’operazione ‘Arrivore’ o all’intervento realizzato nel parco del Sangone (lungo strada Castello di Mirafiori, alle spalle del mausoleo della Bela Rosin): smantellare gli orti abusivi, quindi passare alla fase di bonifica del terreno. Poi la regolare ricostruzione, risorse economiche permettendo.
Fonte: Torino Click