Inchiesta smog Napoli: confronto con altre città portuali. Il rebus continua
Napoli nel 2009 maglia nera per le polveri sottili, lo conferma anche l'ultima ricerca Istat -con dati Arpac , "Indicatori Ambientali urbani". La città partenopea è però l'unica, tra quelle con caratteristiche climatiche e geografiche simili, ad avere un trend negativo per non dire anomalo, a partire dal 2008. E l'impatto del porto sulla quantità di polveri urbane, pur superiore rispetto alle altre città, non spiega i superamenti record
29 July, 2010
I dati Istat pubblicati ieri hanno evidenziato, nel 2009, un calo della media dei livelli del Pm10 nazionale rispetto all’anno precedente, ma anche un aumento delle quantità di polveri sottili in alcune città tra cui Napoli. Niente di nuovo per chi segue costantemente i dati pubblicati dall’Arpac. Oltre a Napoli le altre città che hanno fanno registrare un trend negativo rispetto al 2008 sono Siracusa, Torino e Ancona.
Eco dalle Città, sempre per l’inchiesta sullo smog a Napoli, si è concentrata su alcune di quelle città che, nonostante ogni area urbana presenti peculiarità che la rendono unica, presentano caratteristiche climatiche e geografiche simili a quelle della città partenopea, ovvero Genova, Palermo, Bari e Ancona, in quanto tutte nella stessa posizione rispetto al mare. In queste città infatti oltre alle emissioni prodotte dalle attività antropiche provenienti da terra si aggiungono quelle provenienti dal trasporto marittimo e dalle attività portuali.
Analizzando i dati più recenti a disposizione tratti dal VI Rapporto Qualità Ambiente Urbano – Ispra, riferiti all’anno 2007, nella tabella relativa alla ripartizione settoriale delle emissioni nei comuni di Pm10 emerge chiaramente che la città di Napoli, rispetto alle sopra citate città con simili caratteristiche, sul totale delle emissioni vede influenza non marginale del porto. Mentre a Napoli rappresentano circa il 40%, gli “altri trasporti” a Genova sono il 18%, a Palermo il 10%, a Bari il 12%, e ad Ancona circa il 16%. Non è un caso quindi che, sempre nel 2007, le emissioni portuali di ossidi di azoto abbiano toccato il livello record del 63%, essendo questo un valore strettamente correlato al Pm10 in quanto suo precursore perché prodotto per reazione chimica esclusivamente sulla base di un’azione antropica.
Secondo lo studio del Dottor Francesco Varriale “Attività del Porto di Napoli e inquinamento da Pm10”, l'attività del porto ha prodotto nel 2007 un incremento, rispetto al 2006, di immissione delle PM10 pari a 5,87% (come conseguenza di un maggiore traffico merci-passeggeri), mentre l'incremento del numero di superamenti delle PM10 è stato zero. Nel 2008 invece, a fronte di un incremento di immissione delle Pm10 stimato pari a 3,02%, rispetto all’anno precedente, l'incremento del superamento delle Pm10 registrato dall'ARPAC nel 2008 nelle centraline di Napoli è stato del 134,3%.
Anche a fronte di un incremento nel traffico portuale tra il 2007 e il 2009 tuttavia, nonostante sia innegabile l’influenza delle emissioni inquinanti provenienti dal porto, a Napoli resta inspiegabile l’aumento dei superamenti dei livelli limite di Pm10.
Tornando quindi al confronto con le altre città portuali emerge, ad occhio, una sostanziale differenza. Mentre nelle altre città il numero dei superamenti del Pm10 annui appare, tra il 2003 e il 2009, tutto sommato omogeneo, lo stesso non si può dire per i dati di Napoli: Genova (2003 – 62 superamenti, 2004 – 32, 2005 – 44, 2006 – 83, 2007 – 29, 2008 – 29, 2009 – 44); Palermo (2003 – 50 superamenti, 2004 – 47, 2005 – 80, 2006 – 210, 2007 – 109, 2008 – 69, 2009 – 56); Ancona (2003 – 101, 2004 – 165, 2005 – 151, 2006 – 161, 2007 – 137, 2008 – 64, 2009 – 134); Bari (2003 – 104 superamenti, 2004 – 146, 2005 – 163, 2006 – 95, 2007 – 72, 2008 – 99, 2009 – 70); Napoli (2003 – 47 superamenti, 2004 – 59, 2005 – 37, 2006 – 38, 2007 – 43, 2008 – 135, 2009 – 170)
Cosa è successo tra il 2007 e il 2008 a Napoli?
Il rebus partenopeo sembra essere irrisolvibile, e sempre a causa delle inadempienze di chi dovrebbe monitorare: mai svolta una speciazione delle fonti di emissioni inquinanti da parte dell’Arpac, la mancanza di una stazione di misurazione nell’area portuale, e nessuno studio recente disponibile che cerchi di indagare sul perché di tali anomalie, al fine di agevolare il compito di coloro che devono attuare i provvedimenti antismog.