I Laboratori di educazione ambientale della provincia di Roma con le ore contate
Scade in queste ore il contratto triennale dei 21 operatori dei Lea operativi nella provincia di Roma, che non hanno ricevuto alcuna informazione sulle prospettive future. I fondi provinciali non bastano a sostenere le attività dei laboratori, ma dalla Regione non sembra esserci la disponibilità per continuare il cofinanziamento che va avanti da anni. Le attività, intento, sono ferme da mesi
10 September, 2010
Sembra definitivamente segnato, il destino dei dipendenti dei Lea (Laboratori di educazione ambientale) del Lazio e, in particolare dei 21 operatori dei centri della provincia di Roma, il cui contratto, in scadenza sabato 11 settembre, a quanto pare non sarà rinnovato. «Mercoledì scorso abbiamo avuto un incontro ufficiale con i vertici della Provincia ed i sindacati – racconta Paola Grandi, operatrice di uno dei laboratori di Roma – ma, al di là delle buone intenzioni, non abbiamo ottenuto alcuna proposta concreta per salvare i nostri posti di lavoro». Da tre anni gli operatori sono sotto contratto con una società in house provinciale (Capitale Lavoro S.p.A.) che sostiene i loro stipendi (e tutti i costi delle attività dei Lea) con fondi per metà provinciali e per metà regionali. «Quest'anno, la Provincia è riuscita a mettere insieme la sua parte di finanziamento – spiega Grandi – mentre dalla Regione è arrivata solo una parte dei fondi». Una situazione difficile, che rischia di portare i 21 operatori dritti verso il licenziamento, che dopo tre anni di lavoro a tempo determinato non possono neanche godere di altre proroghe, ma dovrebbero essere stabilizzati.
«Da lunedì saremo tutti disoccupati – denuncia l'operatrice – e non ci è stata prospettata neanche una soluzione temporanea con il residuo del budget messo a disposizione dalla Provincia per il 2010». Dalla Regione, intanto, nessuna notizia: «L'assessore provinciale alle Politiche dell'Agricoltura, Caccia e Pesca, Aurelio Lo Fazio, da cui dipendiamo, sostiene di aver sollecitato il suo omologo alla Regione, ma di non aver ricevuto alcun riscontro». Gli operatori, nel frattempo, sono in stato di agitazione da marzo e hanno inviato una lettera agli Enti competenti per denunciare la loro situazione.
A rischio non ci sono solo i posti di lavoro, ma anche le attività di educazione ambientale che i Lea hanno portato aventi per 10 anni e che ora sono ferme da mesi. «Ad aprile abbiamo terminato le vecchie attività progettuali, ma nessuno ci ha chiesto di elaborare una nuova progettazione – conclude Paola Grandi – Da marzo, inoltre, siamo in stato di agitazione permanente, per cui di fatto l'attività di educazione ambientale è ferma».