Il cantiere del grattacielo lascia a secco il giardino coltivato dai bambini della scuola Alfieri
Un'area dei giardini davanti al tribunale di Torino è coltivata dai bambini della scuola elementare Vittorio Alfieri. Il community garden, così si chiama l'area verde, è finanziato da Comune e Compagnia di San Paolo. Lo scorso marzo la scuola ha scoperto che i lavori per la costruzione del grattacielo San Paolo avevano tranciato i tubi dell'impianto d'irrigazione. La Vittorio Alfieri pretende delle spiegazioni e delle scuse dalla San Paolo; e intanto continua di tasca propria a curare il giardino
02 October, 2010
Davanti al tribunale Bruno Caccia di Torino c'è un'area dei giardini Grosa coltivata dai bambini, dai genitori e dalle maestre della scuola elementare Vittorio Alfieri. Non si tratta di un giardino come tutti gli altri: è infatti un "community garden", uno spazio verde pubblico creato e curato dai cittadini. La scuola Alfieri ha iniziato a coltivare nei giardini Grosa circa due anni fa, partecipando a Più Spazio Più Tempo, il progetto della Città di Torino e della Compagnia di San Paolo volto alla promozione di un uso consapevole degli spazi pubblici nei quartieri San Paolo e Cenisia. "I contributi sono stati ingenti" racconta Patrizia Venesia, insegnante alla Vittorio Alfieri e responsabile dei progetti di educazione ambientale: "Sono stati pagati un architetto vivaista del Laboratorio Città Sostenibile, un impianto d'irrigazione dal costo di 700 euro e gli attrezzi da giardinaggio".
Nel mese di marzo 2010, quando Patrizia Venesia, come l'anno precedente, è andata a riaprire l'acqua per irrigare il giardino dopo la pausa invernale, dai rubinetti non è uscito nulla. "Dopo aver analizzato la situazione, l'architetto ci ha comunicato che i tubi erano stati tranciati. Increduli, ci siamo rivolti agli uffici comunali del Verde pubblico. Lì abbiamo scoperto che l'impianto d'irrigazione del nostro giardino era stato danneggiato dai lavori nel cantiere per la costruzione del grattacielo della San Paolo". Oltre al danno, la beffa. "Sì, perché proprio la San Paolo ha sostenuto finanziariamente il community garden!". Nonostante la delusione e l'arrabbiatura, per permettere ugualmente ai bambini di piantare i semi dei quali per tutto l'inverno erano stati incubatori, si è trovata una soluzione: "Stiamo utilizzando contenitori particolari rialzati dal suolo che contengono una miscela di terra capace di trattenere l'acqua e rilasciarla lentamente". Ora che il finanziamento è finito, però, questo metodo grava tutto sulle tasche della scuola. "Se la San Paolo non si deciderà a rimborsarci il danno, saremo costretti a fare autofinanziamento vendendo i fiori coltivati dai bambini". L'insegnante Patrizia Venesia è combattiva: "Il significato di questo giardino è troppo importante per farci arrendere. La San Paolo ci deve delle spiegazioni e delle scuse ma, anche se queste non dovessero arrivare, non è certo nostra intenzione far morire il giardino!".
Il grattacielo lascia a secco il giardinetto dei bambini - da La Stampa del 13.10.2010