Legambiente ribatte a Unionplast: "La bioplastica non è una minaccia, si proceda con lo stop ai sacchetti non biodegradabili"
"300 shopper a testa per ogni italiano sono un danno all'ambiente ma anche per il consumatore": Legambiente ribatte punto per punto alle proteste di Unionplast, che chiede al Governo di fermare la messa al bando dei sacchetti di plastica prevista per il 1° gennaio 2011. Il comunicato stampa di Legambiente
20 October, 2010
Unionplast torna all’attacco e chiede ai parlamentari di modificare la normativa italiana che vorrebbe mettere al bando entro la fine del 2010 il sacchetto in plastica. Ma per Legambiente gli allarmi e i toni degli industriali sono inutili e le argomentazioni in gran parte false. L'associazione fa appello al Parlamento e ribadisce un no fermo alla proroga per l’utilizzo dei sacchetti di plastica in linea con le recenti dichiarazioni dei ministri Prestigiacomo e Romani e con le scelte di altri Paesi europei a favore di soluzioni alternative come la bioplastica.
“La richiesta degli industriali di settore di cambiare la legge per conservare l'assurdo spreco di sacchetti di plastica è quantomeno arrogante – dice Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente - 300 shopper a testa per ogni italiano sono un danno all'ambiente ma anche per il consumatore che paga il sacchetto ogni volta che fa la spesa ma anche il suo parziale riciclo e poi il suo smaltimento con la tassa rifiuti dei comuni. Ormai gran parte dei negozi ha già sostituito i sacchetti di plastica e più di 100 mila persone hanno firmato la nostra petizione. Molti comuni e il Governo sono dalla nostra parte per dire stop ai sacchetti di plastica!”
Il dossier di Unioplast, IPPR e Federazione Gomma Plastica, contiene dati inutilmente allarmistici, in alcuni casi volutamente lacunosi e persino falsi. In primo luogo non è vero che la Francia sia sottoposta a procedura di infrazione per aver emesso divieti: anzi, in Francia, intere Regioni, come la Corsica, e grandi catene distributive, dopo attente analisi ambientali delle diverse soluzioni hanno deciso di mettere al bando il sacchetto di plastica.
Soprattutto non è vero che la produzione di bioplastica sottrarrebbe risorse al mercato alimentare: anzi, la bioplastica può costituire in Italia una potenziale fonte di reddito integrativo per l'agricoltura. E' altrettanto falso che non si troverebbero sacchetti alternativi a sufficienza: tutti i magazzini che hanno già sostituito la plastica a perdere, hanno distribuito molti meno sacchetti di prima. Al contrario, sono state distribuite più sporte della spesa, sacchetti più robusti e più grandi in carta e bioplastica. La pura sostituzione dei materiali non ridurrebbe comunque lo spreco di risorse.
E' falso che i sacchetti di carta e bioplastica non potrebbero essere utilizzati per la raccolta dei rifiuti. Anzi, questi sacchetti sarebbero perfettamente idonei alla raccolta differenziata delle frazioni “organica compostabile”, della carta. Allo stesso modo, potrebbero contenere le altre frazioni riciclabili e non riciclabili. La plastica invece, per gran parte di queste raccolte differenziate sarebbe considerata una impurità dannosa.
Infine, questa legge non è dannosa per l'economia italiana e le nostre esportazioni. Al contrario, anticipando ciò che presto succederà nel mondo, rafforzando l'innovazione delle nostre industrie e le produzioni italiane, ci prepariamo ad esportare nuovi prodotti ma anche brevetti e esperienze. In alternativa saremmo condannati a importare una parte crescente di sacchetti di plastica usa e getta dall'oriente. Magari dalla stessa Cina che, dal 2008, ha già deciso di bandire progressivamente i sacchetti di plastica dai propri negozi!
Finalmente anche l'Italia si affiancherà ad altre nazioni del mondo, abolendo il sacchetto di plastica “usa e getta” come richiesto dal direttore del Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) nell'anno dedicato alla biodiversità. Accadrà il 1° gennaio 2011 se, come confermato dalle recenti dichiarazioni dei Ministri Prestigiacomo e Romani, il governo non intende decretare un'altra inutile proroga.
Oggi quasi tutte le catene della grande distribuzione, compresi gli hard discount, hanno talvolta anticipato la legge e ben 150 comuni hanno già vietato i sacchetti (Torino in testa) o hanno attivato iniziative di incentivo/disincentivo al sacchetto di plastica a perdere. Legambiente e molte altre associazioni ambientaliste hanno raccolto già 100 mila firme, in occasione di Puliamo il Mondo e sul sito www.puliamoilmondo.it, perché non si decreti una nuova scandalosa proroga, impegnandosi a rifiutare sacchetti di plastica quando vengono offerti alla cassa. Una vera e propria rivolta civile! In difesa dei nostri campi, dei nostri fiumi, dei nostri mari, delle bellezze d'Italia.
Il testo completo con la posizione di Unionplast e la risposta di Legambiente a questo link.