Nagoya: gli enti locali entrano nei giochi della biodiversità
Alla Conferenza ONU sulla biodiversità di Nagoya, passa la proposta per un Piano di azione per le città e gli enti locali sulla biodiversità è passata. Il cambiamento è notevole anche se non comporterà obblighi vincolanti per i Governi
29 October, 2010
Elisabetta Mutto Accordi
“Si tratta di un mutamento epocale, più che altro nell’approccio all’interno delle Nazioni Unite – spiega David Cadman, presidente di ICLE – Local Governments for Sustainability – Da questo momento in poi infatti gli Stati saranno obbligati a inserire nei loro report alla Convenzione sulla biodiversità anche una parte dedicata agli enti locali. Ciò non significa che saranno vincolati ad agire secondo le direttive del Piano ma l’eventuale mancanza di iniziativa risulterà nero su bianco.” È stato il Brasile il primo Paese a dare il proprio supporto al Piano d’azione, raccogliendo successivamente l’appoggio del Sud Africa, di Singapore e del Messico.
“I processi all’interno del mondo Onu – prosegue Cadman – sono molto complessi e richiedono piccole progressioni successive. Grazie a questa nuova impostazione però gli enti locali saranno messi veramente nella condizione di poter implementare il loro intervento”. Basti pensare che nei testi e nei documenti ufficiali della COP sul cambiamento climatico, ad esempio, non c’è alcun riconoscimento alle città o ai territori.
“Se gli stati hanno fatto passare il Piano d’azione – sottolinea Cadman – significa che hanno preso un impegno. Non siamo così ingenui da pensare che da domani le cose cambieranno radicalmente, ma abbiamo fatto un primo importantissimo passo avanti.”
Tra gli obiettivi indicati nel documento uno dei più importanti e dei quali si è parlato molto a Nagoya, riguarda la necessità di migliorare il coordinamento tra le azioni portate avanti a livello locale e nazionale.
“Così come non si può pensare ad un intervento solo in ambito nazionale – conclude Cadman – non si può più concepire nemmeno un’azione non coordinata fra territori contigui”. Il testo del Piano riunisce anche una lista di azioni, non vincolanti, che gli stati “potrebbero considerare” per la loro strategia.
Tra queste: coinvolgere gli enti locali nell’implementazione del report nazionale, incoraggiarli a seguire un approccio che consideri gli ecosistemi come elemento base delle loro azioni, impegnare le città e i territori nello sviluppo delle aree protette e integrare la biodiversità nelle politiche per la realizzazione di infrastrutture, della gestione dei rifiuti e dell’acqua.
Da un punto di vista politico, fra le novità, sono di particolare rilievo i punti in cui si incoraggiano i Governi a supportare gli enti locali a partecipare agli eventi ufficiali della Convenzione sulla biodiversità con vere e proprie delegazioni e ad organizzare in modo sistematico consultazioni per effettuare una verifica sul perseguimento degli obiettivi stabiliti a livello nazionale.