Emergenza rifiuti: la gestione dei flussi lasciata al caso
La città di Napoli sta soffocando nell’immondizia. Troppe cose non vanno nel meccanismo messo su da Bertolaso. Acerra non funziona a pieno regime, gli Stir sono in sofferenza, Chiaiano ha problemi tecnici, le proteste bloccano i conferimenti e la raccolta differenziata cala. La Campania si apre, quindi, all’estero per smaltire i rifiuti e all’ipotesi di utilizzare vecchie cave dismesse
03 November, 2010
La gestione dei flussi di rifiuti napoletani in questo momento dipende solo ed esclusivamente dalle contingenze: da come si spostano le proteste, da quanto durano gli impianti prima che qualche guasto li blocchi, da quanti camion sono a disposizione di Asìa per la raccolta, dall’andamento altalenante della raccolta differenziata.
Il 30 ottobre nella sola città di Napoli erano a terra 1300 tonnellate di immondizia non raccolta, ora le tonnellate sono 2500. Eppure Berlusconi aveva detto che Napoli sarebbe stata ripulita in tre giorni e che in dieci, invece, l’intera questione rifiuti si sarebbe risolta.
E allora cosa è successo? Molto sinteticamente: a Napoli non esiste anello della “catena rifiuti” che non sia difettoso.
Il 30 ottobre Berlusconi ha dichiarato che Cava Vitiello non sarebbe stata aperta e che a Cava Sari sarebbero stati sversati solo i rifiuti dei comuni vesuviani (cosa peraltro partita solo oggi). Sempre stando al piano Berlusconi-Bertolaso, a Chiaiano dovrebbero essere sversate ogni giorno, fino ad esaurimento della discarica, 800 tonnellate di rifiuti. Le restanti 800 andrebbero così ripartite: una parte dovrebbe essere raccolta differenziata, la cui percentuale, durante l’emergenza è calata al 15%, dunque 240 tonnellate e le altre 560 distribuite tra gli Stir di Giugliano e Tufino di gestione Asìa, l’inceneritore di Acerra. A questi la Provincia di Napoli ha aggiunto il sito di stoccaggio a Taverna del Re, riaperto in via provvisoria.
Alle 580 tonnellate, ovviamente si aggiungono le giacenze. Con qualche sforzo comunque, la città si sarebbe dovuta ripulire. Ma non è andata così.
A Chiaiano è ripresa la protesta, a cui si sono aggiunti dei problemi tecnici, per cui attualmente vengono sversate solo 400 tonnellate di rifiuti delle 800 previste. Gli Stir funzionano a rilento e lavorano 100 tonnellate al giorno. Acerra non brucia, o meglio funziona solo la prima linea. Di fatto, però, passando ogni giorno davanti all’impianto mai si vede quel fumo bianco testimonianza dell’effettivo funzionamento dell’inceneritore. Nuove proteste si sono sollevate a Teverna del Re, contro la decisione di riaprire il sito di stoccaggio, dove il tal quale si sta mischiando alle famose eco balle e dove comunque i conferimenti vanno a rilento. La raccolta differenziata cala, considerando che con i rifiuti non raccolti in strada, qualsiasi regola sulla separazione dei rifiuti salta. E così il capoluogo campano continua ad essere invaso dall’immondizia.
Due a questo punto sono le soluzioni da più parti paventate: mandare i rifiuti all’estero o individuare delle cave dismesse in regione in cui sversare i rifiuti. Sulla prima soluzione si sarebbero già aperte delle porte con i Paesi Scandinavi. La seconda ipotesi, invece, dà tutto il senso della ciclicità con cui negli anni si è presentata la questione dei rifiuti in Campania. Un piano sul recupero delle aree dismesse era, infatti , già stato realizzato da Bassolino e dall’Assessore regionale Enzo de Luca nel 2007.
“Tutto cambia affinché nulla cambi”, direbbe Tomasi di Lampedusa.