Veicoli a fine vita: l'obiettivo è riciclare l'85% del loro peso entro il 2015
Importante convegno ad Ecomondo su un rifiuto costituito da 1,5 milioni di autoveicoli dismessi ogni anno in Italia. Nell’expo, anche uno spazio che rappresenta il ciclo della filiera di recupero e riusi dei materiali che costituiscono gli autoveicoli
04 November, 2010
Nel corso di Ecomondo, a Rimini Fiera fino a sabato 6 novembre col patrocinio del Ministero dell’Ambiente, per la prima volta la filiera industriale per il trattamento ed il riciclaggio dei veicoli fuori uso sta organizzando l’evento speciale END of LIFE VEHICLE. Al padiglione A5 un’area è dedicata ad un percorso-mostra sul trattamento dei veicoli fuori uso, con evidenziati gli sforzi effettuati, in particolare da Fiat Group Automobiles, nella fase di progettazione per incrementare la sostenibilità ambientale delle vetture, icon un occhio di riguardo a quel che riguarda riciclabilità e recuperabilità. Inoltre, le associazioni della filiera svolgono attività formative specifiche indirizzate agli operatori.
A tutto ciò si è aggiunto il “Convegno sulla gestione dei Veicoli Fuori Uso - End of Life Vehicle Management”, organizzato questa mattina dalle case automobilistiche italiane ed estere e dalla catena industriale coinvolta nel trattamento dei veicoli giunti alla fine della loro vita utile.
Il convegno ha aggiornato sull’andamento dell’Accordo di Programma Quadro sulla Gestione dei Veicoli Fuori Uso firmato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalle Associazioni rappresentanti della filiera industriale interessata. L’Accordo rappresenta un valido ausilio al raggiungimento dei target ambientali di riciclaggio e recupero imposti dalla normativa europea e nazionale.
I numeri del "Fine Vita" dell'Autoveicolo
Ogni anno in Europa vengono rottamati circa 12 milioni di veicoli (solo in Italia ogni anno la cifra supera 1,5 milioni). Da questi 1,5 milioni di veicoli si stima vengano separate oltre 1 milioni di tonnellate di materiale metallico per il successivo riciclaggio, mentre il residuo della frantumazione, chiamato fluff, ammonta a 300mila tonnellate.
In questo contesto opera sul territorio nazionale un comparto industriale estremamente attivo e robusto che comprende la grande Industria automobilistica italiana ed estera (in quanto importatrice), 1.600 imprese di demolizione spesso a livello familiare, oltre 350 aziende di commercio di rottame, più di 50 aziende di frantumazione di medio/grande dimensione ed una numerosa e diffusa comunità di società coinvolte nel riciclo dei materiali comunque derivanti dal fine vita veicolo.
L’obiettivo degli operatori della filiera è quello di raggiungere nel 2015 una quota di recupero degli autoveicoli a fine vita pari al 95% in peso e una quota di reimpiego e riciclaggio pari all’85% in peso.
La presenza attiva sul territorio italiano delle aziende di trattamento dei veicoli fuori uso deriva dalla possibilità di valorizzazione della ricambistica usata e dal fatto che i veicoli in circolazione sono costituiti in media dal 75% di metalli ferrosi e non ferrosi, che hanno un mercato di sbocco consolidato e una ottima valenza ambientale, poiché la rifusione dei metalli è energeticamente, e quindi anche a livello ambientale, molto meno dispendiosa che ottenere metallo partendo dal minerale che si trova nelle viscere della Terra. Meno consolidati anche dal punto di vista tecnologico sono riciclaggio e recupero dei materiali non metallici (plastiche, gomme e vetro) che fino a qualche tempo fa avevano come unica destinazione la discarica sotto forma di “car fluff”, ossia il residuo di frantumazione dei veicoli.
La normativa
Nel 2000 è stata promulgata una Direttiva Europea (2000/53/CE) che si occupa di disciplinare la gestione dei veicoli fuori uso e di massimizzare i benefici ambientali, imponendo una serie di vincoli sia sulla fase di progettazione dei veicoli (bando dei metalli pesanti, marcatura dei componenti, impiego di materiale riciclato sui nuovi veicoli) sia sulla fase di gestione del fine vita: target di riciclaggio e recupero energetico, tempi di raggiungimento, responsabilità, impegni verso i cittadini proprietari del bene veicolo ormai giunto alla fine del suo utilizzo. La direttiva è stata recepita in tutti i Paesi EU e in Italia con il D.Lgs. 209/2003 e SMI.
Raccogliendo lo spirito di questa Direttiva, tradotto nella legge italiana, i grandi Gruppi industriali produttori di veicoli e le Associazioni dei rivenditori hanno stretto una collaborazione con il resto della filiera operativa del Fine Vita Vetture. In questo modo, ognuno nelle proprie competenze specifiche, ciascun membro si riconosce come parte integrante di una filiera capace di trasformare un prodotto giunto alla fine della sua vita utile, da rifiuto in “miniera” di nuova materia prima. Dunque, un processo che ha una forte valenza ambientale e assicura una capacità di business tale da farne un elemento positivo per l’intera economia nazionale. Da qui nasce l’”Accordo di Programma Quadro sulla gestione dei veicoli fuori uso”, una proposta completa e complessa effettuata alle Istituzioni responsabili in questo settore, approfondita e trasformata in un forte impegno a cambiare il modo di lavorare del comparto per puntare al ruolo di leadership in Europa.
“Siamo soddisfatti dell’incontro svoltosi nel contesto di Ecomondo – ha commentato Salvatore Di Carlo di Fiat Group Automobiles e coordinatore della filiera – perché in rappresentanza della pubblica amministrazione l’Ingegner Vincenzo Zezza (Ministero sviluppo Economico) e il Senatore Andrea Fluttero (Commissione Ambiente Senato) hanno recepito le nostri istanze mostrando disponibilità piena a continuare nel dialogo costruttivo, così da consentire alla filiera di raggiungere gli ambiziosi traguardi a vantaggio dell’ambiente e della cultura ecosostenibile che si prefigge”.