Bidonville, quando il rifiuto diventa un’opportunità
L’emergenza rifiuti continua, ma anche nel caos di questi giorni, ci sono realtà in cui esempi di buone pratiche vanno avanti da anni. Una di queste è l’associazione napoletana Bidonville, che anche quest’anno propone la “Fiera del Baratto e dell’Usato”, che si terrà alla Mostra D'Oltramare dal 27 al 28 novembre. Ne abbiamo parlato con Augusto la Cala, che ha una sua idea della questione rifiuti
11 November, 2010
Innanzitutto, cosa dovranno aspettarsi i cittadini che avranno voglia quest’anno di partecipare alla Fiera del Barato e dell’Usato?
Ormai siamo alla 29° edizione. Quest’anno ci saranno 600 stand e 1500 espositori, di cui il 65 – 79% privati, cittadini che svuotano il ripostiglio o le cantine. Ormai sono la seconda generazione, prima ci venivano i genitori. Poi c’è un 25 – 30% di artigiani, collezionisti. Sono 15 anni che esiste la Fiera del Baratto e dell’Usato, ed è il momento più importante per i cittadini napoletani, che si riappropriano di spazi comunali, in questo caso la Mostra D’Oltremare.
Durante la Fiera la gente baratta. C’è uno scambio tra gli stessi proprietari degli stand. E poi c’è il pubblico che viene dall’esterno, che viene e cerca di soddisfare le proprie esigenze. E così. alcuni in maniera consapevole, altri meno, recuperano, riclicano, reimmettono cose sul mercato.
Alla fine della manifestazione si tiene quella che è la più grande raccolta differenziata della città. La merce viene divisa e Asia arriva per la raccolta. L’anno scorso c’erano 360 compattatori solo per la carta.
Quest’anno ci saranno anche i maestri presepiali e poi ci sono i laboratori di riuso creativo per i bambini, di cui uno dedicato al Natale.
Come vivete voi l’emergenza, e soprattutto come spiegate quello che sta succedendo in questo momento a Napoli?
Innanzitutto, bisogna chiedersi il perché dell’emergenza, che a mio parere è subentrata nel momento in cui il sistema dell’indifferenziato si è bloccato, ossia il sistema delle discariche. Non solo adesso, ma già con la chiusura delle discariche durante il primo governo Bassolino, quando alcune di esse furono poste sotto sequestro ed altre arrivarono all’esaurimento.
Bloccare il sistema dei rifiuti è molto semplice. E’ sempre una questione di volontà politica. Per noi di Bidonville invece il rifiuto non è uno scarto, ma ricchezza.
Voi siete portatori di iniziative virtuose. Siete l’esempio che fare bene si può. Allora perché non si sceglie questa strada? Cosa non è stato fatto sul fronte della raccolta differenziata e della riduzione?
Negli anni ’90 sono stato tra i co-fondatori del “coordinamento riciclaggio napoletano”, 12-13 associazioni si misero assieme per promuovere la raccolta differenziata: in un anno furono organizzate 42 domeniche per incentivare la raccolta differenziata. I bidoni per la raccolta erano messi a disposizione dei cittadini che potevano conferire le diverse frazioni. Andavamo anche a casa delle persone anziane, che avevano dei problemi a trasportare i rifiuti. In pochi mesi raggiungemmo il 20% di raccolta differenziata su tutto il territorio cittadino. Le persone risposero bene. Poi c’è stata quella che io chiamo distrazione dell’apparato per la raccolta differenziata verso l’emergenza dell’indifferenziato. Noi facevamo la raccolta, sensibilizzavamo, ma i compattatori mischiavano tutto. Ci sono anche dei filmati che lo testimoniano. Questo ha creato sfiducia. Il napoletano si impegna, ma non vuol essere preso in giro.
Esiste, quindi, una volontà politica che cerca a tutti i costi di promuovere l’incenerimento?
Si, c’è una spinta verso l’incenerimento. I fatti lo dimostrano. Dove si fa la raccolta differenziata non è necessario avere gli inceneritori, si corre solo il rischio di far investimenti inutili. La soluzione è una: recuperare tutto. Prima o poi le risorse finiranno. Il problema è che stiamo guardando al futuro vivendo il passato.