Perché la Puglia riesce ad ospitare i rifiuti di Napoli?
La ricetta della ospitalità: aprire ai campani spazi di smaltimento privati che sono in genere riservati a eventuali emergenze pugliesi. Nel frattempo, la Puglia, sempre più strategica. Lunedì 6 dicembre 2010 nuovo stop dell’impianto STIR di Tufino e 25 automezzi non possono sversare. L'Ass.re comunale all'Igiene di Napoli, Giacomelli: "Il piano di uscita dall'emergenza potrà funzionare solo quando sarà possibile trasferire la frazione umida in Puglia"
06 December, 2010
Come può la Regione Puglia accogliere rifiuti che arrivano da una regione più popolosa della propria? Come può permettersi questa ospitalità? Cos'ha in più, da un punto di vista tecnico-impiantistico, rispetto ad altre regioni?
Nulla in realtà. O meglio:negli ultimi cinque anni, anzi, è stato avviato il risanamento del gap strutturale e impiantistico con la costruzione di impianti di biostabilizzazione e di compostaggio (ancora molto pochi in verità!). La risposta risiede, piuttosto, nell’autorizzazione, che la Puglia ha riservato ai campani, a utilizzare spazi di smaltimento che erano e sono riservati a eventuali emergenze pugliesi. Si riesce a fronteggiare, cioè, l’emergenza napoletana con l’utilizzo dei tre impianti di discarica per rifiuti speciali ITALCAVE (Statte), ECOLEVANTE (Grottaglie) e VERGINE (Monteparano, Faggiano, Fragagnano, Lizzano e San Marzano). Generalmente usati per ricevere i rifiuti prodotti dalle imprese private e pubbliche, infatti, questi tre impianti hanno ricevuto, in passato, nei casi di emergenza, la frazione organica biostabilizzata proveniente dagli impianti di selezione e stabilizzazione a servizio delle città. Così, ad esempio, durante l’emergenza salentina dell’estate 2009.
L’importanza strategica della Puglia, perciò, è determinata non solo dalla vicinanza geografica e dalla politica di solidarietà messa in atto dal Presidente della Regione Vendola, ma anche da un iter procedurale strutturato dalle società delle tre discariche, consorziate nella sigla CITE. Proprio il Consorzio CITE, infatti, si è aggiudicato il bando di gara, pubblicato il 23 agosto 2010 in Gazzetta Ufficiale, per appaltare il “servizio di smaltimento fuori Regione ed in territorio italiano di 61.000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, codice CER 19.12.12 (frazione umida tritovagliata), prodotti e stoccati negli Stabilimenti di Tritovagliatura e Imballaggio Rifiuti urbani (STIR) della Regione Campania”.
Un affare da 8 milioni di euro, con oltre 200 tir per il trasporto di rifiuti speciali dalla Campania in Puglia, nelle discariche di Taranto e Grottaglie.
Il contratto si è potuto perfezionare, poi, previa stipula di un accordo di programma tra le due Regioni coinvolte, ciò che è avvenuto solo dopo la dichiarazione dell’emergenza da parte del Governo (3 dicembre 2010), sotto l’egida del Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Riguardo all’ennesimo stop degli STIR campani (oggi Tufino, qualche settimana fa Giugliano), l'Ass.re comunale all'Igiene di Napoli, Paolo Giacomelli sottolinea proprio la posizione strategica della Puglia nella riuscita del piano di emergenza: "Il piano di uscita dall'emergenza potrà funzionare solo quando sarà possibile trasferire la frazione umida in Puglia". E' grazie alla Puglia, infatti, che Napoli potrà uscire dallo stallo in cui si trova. Bisogna però, prima di ogni valutazione, chiarire l’effetto domino che lega questi tre fattori: la penuria di discariche, gli Stabilimenti di Tritovagliatura e Imballaggio Rifiuti urbani (STIR campani) e i sacchetti della spazzatura che giacciono sui marciapiedi.
La mancanza di discariche nella provincia di Napoli (dunque il blocco della discarica di Terzigno e il veto dell’Unione Europea a costruirne di nuove nel parco del Vesuvio), nonché la saturazione degli STIR dovuta all’impossibilità di smaltire nelle discariche la frazione umida trito-vagliata, ha creato il collasso del sistema di gestione dei rifiuti. A pesare sulla filiera dell'indifferenziato, poi, anche la mancanza di una raccolta differenziata spinta ,con una percentuale ferma al 18,40% (compresi gli ingombranti e le apparecchiature elettriche), dati Asia, aprile 2010.
Lo stoccaggio di rifiuti speciali e dell’umido trito-vagliato campano (esempio in foto), in genere destinato alle discariche di rifiuti urbani ma ora alle discariche pugliesi per rifiuti speciali, creerà presso gli STIR lo spazio necessario da destinare ai sacchetti di spazzatura che invadono Napoli. E’ certo, però, che, in mancanza di altre politiche, l'indisponibilità di nuove discariche nel napoletano è dietro l'angolo, a creare la base per le future emergenze.