Gli enti locali dopo la COP16: intervista ad Emilio D'Alessio (Agenda 21 Italia)
Alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Cancun, gli enti locali sono stati riconosciuti per la prima volta come “osservatori governativi”. Le amministrazioni locali saranno interpellate nel corso dei processi decisionali sul clima anche se non potranno decidere direttamente. Intervista di Eco dalle Città ad Emilio D'Alessio, ex presidente di Agenda 21, rappresentante degli enti locali alla COP16 di Cancun
21 December, 2010
Veronica Ulivieri
Emilio D’Alessio, ex presidente di Agenda 21 Italia, era il rappresentante degli enti locali italiani alla COP16 di Cancun. La Conferenza delle parti ha segnato un’importante vittoria per le amministrazioni locali che per la prima volta sono state riconosciute come “osservatori governativi”, cioè stakeholder, portatori di interessi.
Quali saranno le conseguenze immediate di questo riconoscimento?
In quanto osservatori governativi, gli enti locali saranno interpellati nel corso dei processi decisionali, anche se non potranno decidere direttamente. Questo riconoscimento è anche il punto di partenza per nuove iniziative degli enti locali, e soprattutto per opportunità di finanziamento.
Purtroppo però non tutte le amministrazioni locali sono sensibili ai temi del cambiamento climatico e delle energie rinnovabili. Come si risolverà questa situazione?
Fino ad adesso si sono mossi solo gli enti più sensibili, perché si trattava sempre di iniziative volontarie. Se però si istituzionalizza il ruoli degli enti, stabilendo compiti precisi e condizioni finanziarie più favorevoli, tutti i soggetti amministrativi locali si attiveranno.
Da dove dovrebbero arrivare i finanziamenti?
I finanziamenti dovrebbero essere compresi in un piano nazionale per il clima, che preveda gli obiettivi da raggiungere per tutti i livelli di governo. Si tratta di un progetto importante, anche perché abbiamo visto che non intervenire e sforare il protocollo di Kyoto costa molto più caro. Gran Bretagna e Germania da tempo stanno investendo in politiche per il clima con la partecipazione degli enti locali, coniugando la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico. In Italia, un piano per il clima non esiste, c’è solo un piano per le energie rinnovabili.
Si tratterà di un processo abbastanza veloce?
Non credo proprio, almeno se il governo continua a mandare i segnali che sta mandando adesso. È un sistema che per funzionare ha bisogno di investimenti e capitoli di spesa specifici destinati agli enti locali per la lotta al cambiamento climatico. Servono un processo codificato, una strategia generale. In Italia c’è poi la necessità di svincolare gli investimenti delle amministrazioni locali per il clima dal Patto di stabilità. Purtroppo, il dialogo con il governo è difficile. All’inizio di dicembre abbiamo presentato un documento condiviso da Anci e Upi con richieste specifiche per Cancun, ma non abbiamo mai ricevuto risposta.
In mancanza di adeguati finanziamenti, il lavoro in rete, la partnership con i privati, il Patto dei sindaci rimangono strumenti importanti per sostenere l’azione degli enti locali per il clima?
Indubbiamente. Sono tutti strumenti che le amministrazioni con maggiore sostenibilità ambientale, che decidono di investire volontariamente in questo settore, possono già utilizzare. Le iniziative contro il cambiamento climatico rappresentano, è vero, una tendenza minoritaria, ma in crescita.
Sostenibilitalia - il blog di Emilio D'Alessio