Roma: Malagrotta prorogata fino alla fine del 2013
La discarica di Malagrotta non chiuderà neanche nel 2011. Dopo l'ordinanza del governatore regionale, Renata Polverini, che prolungava per altri sei mesi l’autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti a Malagrotta è arrivato l'annuncio da parte della Regione Lazio che il sito rimarrà attivo almeno fino alla fine del 2013
11 January, 2011
Veronica Ulivieri
La discarica di Malagrotta non chiuderà neanche nel 2011. A sgombrare il campo da ogni dubbio è stato il vice presidente della Regione Lazio, Luciano Ciocchetti: «La prima risposta che Polverini dà in rapporto alla richiesta del Comune di Roma di appello alla Regione per trovare una soluzione, è quella di costruire un sistema che proroghi Malagrotta per tre anni, perché non è possibile diversamente». Il sito rimarrà attivo almeno fino alla fine del 2013, nonostante sia illegale per le leggi europee e per gli standard sanitari.
Le basi della proroga sono state poste da un’ordinanza del governatore regionale, datata 31 dicembre, in cui si prolungava per altri sei mesi l’autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti a Malagrotta, rimandando per l’ennesima volta in due anni la sua chiusura. «Una decisione surreale», la definisce il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati, «che pretende di risolvere il caso Malagrotta mantenendola in vita». Il nuovo Piano regionale rifiuti prevede la messa in efficienza degli impianti di trattamento, adesso attivi solo in parte. L’ordinanza dà infatti disposizione alla società Giovi srl di avviare, entro sei mesi, il sistema integrato per il trattamento totale dei rifiuti di Roma (sistema di trito-vagliatura e di preselezione e riduzione volumetrica dei rifiuti solidi urbani), non solo nella discarica di Malagrotta, ma anche negli impianti di Rocca Cencia e via Salaria. «Il problema è relativo agli impianti di trattamento che funzionano solo al 30% delle loro potenzialità, con la conseguenza che il 70% dei rifiuti viene gettato in discarica in modo “tal quale”», ha sottolineato Ciocchetti.
Secondo quanto riportato dal Messaggero, la Regione starebbe cercando di entrare nella gestione dei nuovi impianti. L’idea sarebbe quella di evitare di costruire una nuova mega discarica, puntando piuttosto a un impianto di gassificazione, dove bruciare il Cdr (combustibile da rifiuti) con una piccola discarica di servizio. Intanto, sembra essersi fermata la ricerca di un sito alternativo per la realizzazione di una nuova discarica. Nelle scorse settimane, il sindaco Gianni Alemanno aveva dichiarato che sul territorio comunale non c’erano aree adatte allo scopo, presenti invece nel resto della Provincia. Immediata era giunta la reazione dei sindaci, da Nettuno a Cerveteri, decisi a non ospitare sul loro territorio un sito per lo smaltimento dei rifiuti capitolini. Dopo ripetuti incontri con Alemanno e nulla di fatto, la Polverini si è alla fine rivolta al presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che ha apprezzato la decisione del governatore: «Concordo con lei: prima di parlare di nuove discariche, si facciano funzionare gli impianti di smistamento che esistono. Il problema poi non è se a Roma o fuori, ma è mai più una discarica come Malagrotta nel 2011». Rimane ancora in piedi, invece, l’ipotesi di un nuovo commissario. Uno era già stato nominato nel 1999; il suo compito era elaborare un piano per far uscire Roma dall’emergenza. Dopo nove anni di attività, il suo progetto è rimasto inapplicato. Questa volta, ha precisato il governatore, «se ci sarà necessità lo chiederemo».
Prima o poi, è prevedibile, l’Unione europea avvierà una procedura di infrazione, per ottenere la chiusura del sito. «Una procedura – racconta il presidente di Legambiente Lazio – era già stata avviata a fine anno contro la Regione. Per questo il 31 dicembre è stata varata in fretta e furia l’ordinanza di proroga». Tra gli abitanti della zona di Malagrotta, l’amarezza è tanta. «Si tratta di un sito al capolinea, che non può più essere tenuto in funzione. Una ricerca dell’Arpa diffusa alcuni mesi fa ha riscontrato nelle falde acquifere un forte inquinamento da metalli pesanti. Basti pensare che l’arsenico è presente in quantità 200 volte superiore al limite ammesso», ha spiegato Sergio Apollonio, presidente del comitato che si batte per la chiusura della discarica. Una parziale soluzione al problema rifiuti, potrebbe essere, suggeriscono in molti, il potenziamento della raccolta differenziata. «Attualmente la capitale differenzia solo il 20% dei rifiuti. È una quota insignificante. E pensare che in alcuni quartieri, con un progetto sperimentale di raccolta porta a porta, si è toccato il 65%», dice Parlati. Uno di questi quartieri virtuosi, ironia della sorte, è quello di Massimina, che si trova proprio a ridosso di Malagrotta.