Negozi milanesi: perché quelle porte spalancate? Legambiente dice basta
A neanche 20 giorni dall’inizio del 2011 in città è già emergenza smog. Legambiente lancia un appello a tutti i commercianti con la campagna “Chiudete quella porta!”: basta riscaldamenti al massimo e sprechi di energia, che poi si riflettono sui prezzi della merce oltre ai danni alla salute che provocano.
18 January, 2011
Gennaio, tempo di saldi e temperature rigide. I negozi milanesi cercano di “mietere” clientela. Corso Buenos Aires, via Montenapoleone, Corso Vittorio Emanuele, Via Torino: in tutte le grandi “arterie” del commercio milanese, il via vai di gente è continuo. Così, nei negozi delle grandi firme, come nelle librerie e nelle grandi catene, è facile trovare le porte aperte per favorire l’entrata e l’uscita del popolo dello shopping. Questa pratica però, comporta riscaldamenti a manetta all’interno dei negozi e sprechi di energia notevoli.
“Chiudete quella porta!” è la nuova campagna lanciata da Legambiente e per “stoppare” i negozianti spreconi. “I negozi spreconi rovinano il portafoglio oltre che i polmoni – spiega Andrea Poggio, vice direttore di Legambiente – in quanto i costi ingenti dei riscaldamenti tenuti a livelli elevati vengono fatti pagare ai clienti con i ricarichi sul costo della merce. Chiudendo la porta Gli esercizi possono dare un contributo significativo alla riduzione del loro impatto ambientale, riducendo al contempo i costi energetici”.
Una ricerca della Cambridge University sui negozi inglesi ha dimostrato che la chiusura di una porta del negozio quando il riscaldamento è utilizzato riduce il consumo energetico fino al 50% e contribuisce a tagliare le emissioni annue fino a 10 tonnellate di CO2, equivalenti a 3 i voli di andata e ritorno a Londra a Hong Kong.
Le foto dei negozi spreconi