Legambiente: "Shopper, Autorità Garante Concorrenza e Mercato dà ragione a Legambiente"
"È pubblicità ingannevole presentare i sacchetti in plastica tradizionale con l’additivo ECM come biodegradabili e compostabili". Comunicato stampa Legambiente del 20.01.2011
20 January, 2011
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha dato ragione a Legambiente: gli shopper di plastica tradizionale con l’aggiunta dell’additivo chimico ECM non posso essere pubblicizzati e venduti come biodegradabili e compostabili perché non rispettano le condizioni e i tempi previsti dalla normativa comunitaria e nazionale di settore.
Il 4 febbraio 2010 Legambiente aveva segnalato all’Autorità che sul mercato nazionale si stavano diffondendo dei sacchetti in plastica tradizionale che grazie all’aggiunta di un additivo chimico, l’ECM Masterbatch Pellet, venivano presentati dall’azienda Italcom come biodegradabili e compostabili in modo generico e del tutto ingannevole, inducendo in errore i Comuni italiani, gli esercizi commerciali e le catene della Grande distribuzione organizzata alle prese con l’entrata in vigore del bando degli shopper tradizionali previsto dalla legge finanziaria 2007 e avvenuto il 1 gennaio 2011.
Nei giorni scorsi, l’Autorità ha definito ingannevole la pubblicità di Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik, ne ha vietato l’ulteriore diffusione e ha previsto anche multe di 40mila per la prima azienda e 20mila per le altre due.
“Finalmente è stata fatta chiarezza e siamo molto soddisfatti dell’esito di questo pronunciamento, sicuramente innovativo per il nostro Paese - commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. Continueremo a vigilare per evitare che la nuova stagione di grande innovazione inaugurata con il bando ai sacchetti di plastica tradizionale usa e getta possa permettere ai furbi di fare affari ai danni dell’ambiente, ingannando le amministrazioni e le aziende che vogliono invece adeguarsi alla normativa vigente sugli shopper, per ridurre gli impatti ambientali di questa filiera”.
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24.01.2011 13:01
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Notizie > Europa
Commissione Ue pronta a bocciare la legge che mette al bando i sacchetti di plastica
dal nostro inviato Adriana CerretelliCronologia articolo22 gennaio 2011
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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 09:50.
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BRUXELLES - La totale messa al bando dei sacchetti di plastica non biodegradabili, scattata in Italia il primo gennaio, a quanto pare viola la vigente normativa comunitaria. Esattamente come mesi fa è accaduto con la Reguzzoni-Versace sul made in. O come ora promette di verificarsi anche con la legge appena adottata sull'etichettatura obbligatoria degli alimenti.
A Bruxelles è già in corso l'inchiesta preliminare. Tempo qualche settimana partirà la vera e propria procedura di infrazione. A meno che nel frattempo il Governo non corra ai ripari.
Due le ragioni per cui non è ritenuto conforme alla legislazione europea il provvedimento contro le shopper in plastica tradizionale, quelle che fino a poco tempo fa si trovavano in tutti i supermercati ma che ora, in seguito al divieto totale di utilizzo, possono essere distribuite solo gratuitamente e fino ad esaurimento delle scorte.
La prima è di natura sostanziale: la direttiva 94/62 su imballaggi e rifiuti dei medesimi prevede all'art. 18 che «gli Stati membri non possono ostacolare nel loro territorio l'immissione sul mercato di imballaggi conformi alle disposizioni della presente direttiva». Visto che negli altri paesi dell'Unione i sacchetti in plastica appena banditi in Italia sono normalmente utilizzati, la legislazione italiana viola di fatto il principio del mutuo riconoscimento e della libera circolazione delle merci sul mercato unico europeo.
La seconda ragione (e infrazione) è di natura procedurale ma ha conseguenze potenzialmente ancora più dirompenti. Riguarda la mancata notifica a Bruxelles di una normativa tecnica, obbligatoria ai sensi della direttiva 98/34. Con un aggravante: secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, in questi casi la legge può essere disapplicata. Il che in concreto significa che chiunque sia interessato a farlo può in qualsiasi momento rivolgersi al tribunale per chiederne, appunto, la non applicazione.
Come se tutto questo non bastasse, c'è anche un precedente che rema contro il provvedimento italiano che colpisce una produzione da 220mila tonnellate all'anno (di cui 75mila già riciclate), 4mila addetti e un fatturato da 800 milioni. Il precedente si chiama Francia: nel 2007 Parigi notificò a Bruxelles una decisione analoga, da attuare entro il 2010, ma poi fece rapidamente marcia indietro in seguito alle obiezioni della Commissione Ue. L'Italia si mosse più o meno in contemporanea con lo stesso target temporale, poi prorogato al 2011. Se solo avesse seguito con più attenzione gli sviluppi del caso francese che l'aveva ispirata, avrebbe potuto evitarsi l'imminente procedura Ue e la quasi certa ritirata cui presto sarà costretta.
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Ieri come oggi, infatti, non solo non si può vietare la circolazione di un prodotto che risponde ai requisiti della direttiva Ue sugli imballaggi. Ma la misura adottata appare anche sproporzionata rispetto agli obiettivi di tutela ambientale: in breve, il bando totale appare eccessivo perché le shopper in plastica sono recuperabili, riciclabili e riutilizzabili e poi perché, per incoraggiare l'uso di quelle bio-degradabili, si può ricorrere ad adeguate campagne di informazione e educazione.
Maurizio
21.01.2011 09:01
Perchè non viene evidenziato che sono considerati BIODEGRADABILI e quindi allo stato attuale della legge come tali venduti e solamente NON COMPOSTABILI
per cui evidenziando che vanno conferiti esclusivamente nella raccolta differenziata della plastica!!!
Commerciante
20.01.2011 18:01
E' UN DISASTRO AZIENDE E DIPENDENTI ALLA FAME.... UN DISASTRO!!
pasquale
20.01.2011 16:01
"FINALMENTE" LEI DICE?
e noi produttori allora che facciamo??
vuol dire che da domani chiudiamo la baracca e ci troviamo tutti un altro lavoro, visto ke in italia e' facile trovarne un altro !!!
questo governo ad oggi non ci fa sapere ankora quali sacchetti produrre e quali no ! ma il ministro dell'ambiente cosa sta monitorando ??? qui le aziende sono ferme, lo volete capire ????