Parla Novamont, la parola al sacchetto in MaterBi
Al mondo le aziende che producono biopolimeri sono appena “una decina”, dichiara Alessandro Ferlito, Direttore commerciale di Novamont, ad Eco dalle Città. “Finora abbiamo saputo soddisfare tutte le richieste che ci sono pervenute . Aumenteremo la produzione ma la sostituzione 1 a 1 dalla plastica al bio non ha alcun senso”
21 January, 2011
In un'intervista rilasciata al nostro notiziario, il Direttore di Unionplast ha citato i problemi che stanno incontrando i produttori di sacchetti nel rifornirsi di biopolimeri da sostituire alla plastica, per adeguarsi al bando ministeriale. Ritenete che attualmente la disponibilità di biopolimeri in Italia sia sufficiente a soddisfare le esigenze del mercato?
Noi ci siamo adeguati già da tempo portando la nostra produzione annua ad 80.000 tonnellate, che diventeranno 130.000 a marzo 2011. Finora abbiamo saputo soddisfare tutte le richieste che ci sono pervenute . Dobbiamo però fare due considerazioni: prima di tutto, l'obiettivo della legge è quello di ridurre il consumo di shopper monouso, e crediamo che la sostituzione uno a uno PeBiopolimeri non abbia alcun senso. I dati più consolidati (Unicoop Firenze, la più grande tra le nove principali catene cooperative che ha effettuato lo switch integrale a maggio 2009) evidenziano una riduzione del 58%. In secondo luogo, come tutte le aziende industriali il nostro ciclo produttivo richiede una programmazione, e sino al 27 dicembre la nostra produzione era programmata secondo le stime elaborate in base ad analisi del mercato. Ovviamente l'annuncio del Ministero ha accellerato lo switch e prodotto un picco di domanda che stiamo smaltendo riprogrammando la produzione.
In tutto il mondo quante sono, indicativamente, le aziende che producono biopolimeri?
Una decina, da Biotec a Basf, da NatureWorks ai cinesi.
Uno dei punti oscuri del bando dei sacchetti di plastica entrato in vigore dal 1° gennaio di quest'anno riguarda la definizione di biodegradabile; non risulta chiaro infatti se i sacchetti prodotti con additivi siano ammessi o no...
A nostro parere non c'è alcuna confusione perché la normativa comunitaria non è oscura:un imballaggio può definirsi biodegradabile solo se conforme alla norma EN13432 e quindi se biodegrada almeno del 90% in un ciclo di compostaggio, impiegando al massimo 180 giorni.
Ritenete che le abitudini dei consumatori nell'utilizzo dei sacchetti usa e getta cambieranno dopo l'introduzione del bando, o il biodegradabile sostituirà in tutto e per tutto il sacchetto di plastica?
L’ obiettivo del legislatore non è la sostituzione 1 a 1 dei sacchetti tradizionali, ma sensibilizzare i consumatori ad un cambiamento radicale delle proprie abitudini.
2 commenti
Scrivi un commentoGiordana
24.01.2011 20:01
Il problema è proprio questo: il drastico cambio di mentalità!In Italia ci vorrà molto tempo, credo. E' troppo comodo il sacchetto usa e getta.Siamo tutti Verdi,ma poi vince la comodtà personale. Forse quando la gente si accorgerà che alla fine dell'anno avrà speso una piccola fortuna...I 10cent di certo "aiutano".Questo è quello che dico a tutti...Chissà...
ADRIANO
21.01.2011 17:01
risulta che molte aziende hanno ordinato e pagato anticipatamente e subito tagli notevoli sulle qualtita' ordinate senza sapere i tempi di consegna. Come fa la Novamont a dire che sta soddisfando tutte le richieste?